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Luciano Spalletti, giustizia è fatta: finalmente non sarà più solo il cattivo del calcio

Luciano Spalletti dimostra finalmente di essere uno dei migliori tecnici in circolazione: il giusto premio ad un percorso lungo, importante e tortuoso.
A cura di Jvan Sica
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Questo scudetto vinto, e vinto in questo modo, da Luciano Spalletti è una sorta di atto di giustizia sovra umana. Luciano Spalletti, senza che lui volesse e senza che lui obbiettasse, è diventato un cattivo, una sorta di Heel del wrestling per la vulgata popolare. È stato nei fatti co-protagonista di libri, film, serie televisive, programmi radiofonici, televisivi e così via in quanto avversario di Francesco Totti, l’uomo che aveva deciso, senza un motivo apparente per chi ne parlava e scriveva, che Francesco Totti dovesse smettere con il calcio.

Nonostante per anni sia stato fatto oggetto di contumelie e descritto solo in questo modo, Luciano Spalletti è riuscito a rimanere dove stava, ovvero, come ha detto lui dopo la vittoria contro la Juventus, sul campo con gli scarpini, che da bambino sognava, ai piedi. E non è rimasto lì a dispetto dei santi, o almeno della tromba mediatica che si è scatenata contro di lui, ma perché rendeva, le sue squadre facevano risultati, magari non arrivavano al traguardo più alto, ma tutti si rendevano conto che giocavano ed erano di alto livello sempre, sviluppando i calciatori in rosa.

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Questo lo ha fatto non perché di calcio “ne sa, chi ne capisce”, ingarbugliandosi in questa tautologia alla Allegri che non ha più nessun senso. Lo ha fatto facendosi umile, quando ancora oggi tanti parlano di supponenza, guardando chi era meglio di lui, tanto è vero che oggi quando parla di Guardiola si alza in piedi, studiando a fondo il calcio che si evolve in maniera rapidissima, come tutte le altre cose di questa epoca.

Lo Spalletti che per tanti era ed è ancora oggi superbo, supponente, altezzoso e antipatico, non solo è arrivato dove è arrivato attraverso la gavetta vera, ma nonostante fosse già Spalletti ha deciso di continuare a studiare e migliorare, fino a creare questo Napoli che tutto il mondo (2 articoli del New York Times in pochi mesi) ammira.

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Da giocatore praticamente senza storia, senza padri, suoceri, cugini o zii (e in Italia è un dramma), Luciano Spalletti si è creato la sua carriera attraverso un suo modello di calcio, ibrido e mutevole nel corso dei tanti anni in cui si è seduto su una panchina eppure con delle tracce che resistono, e al massimo gli si può concedere di essersi creato una corazza a volte quasi incomprensibile (come quando parla di tattica lui al tifoso accalorato nel dopo partita) e per questo può apparire scostante. Questa vittoria è la vittoria di Spalletti e per fortuna lo ha fatto in una piazza che può dimenticare tutto, ma non chi gli ha donato un attimo di felicità.

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