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Le tre scimmie e il maldestro imbarazzo del calcio italiano sul tema del razzismo

Tre scimmie contro il razzismo: l’opera commissionata dalla Lega Serie A ed esposta nella propria sede, discussa in tutto il mondo e contestata esplicitamente da Roma e Milan, rende l’idea di quanto il calcio italiano sia ancora in difficoltà nella gestione efficace della lotta alle discriminazioni.
A cura di Sergio Chesi
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C'è un metodo infallibile per inquadrare l'impaccio con cui il calcio italiano maneggia il tema del razzismo. E' la distanza di visione con l'estero, inteso come protagonisti, istituzioni e media. Nella giornata di ieri la Lega Serie A ha ospitato nella sua sede un'opera realizzata dall'artista Simone Fugazzotto in occasione dell'ultima finale di Coppa Italia, pensata come emblema della lotta alla discriminazione razziale: un trittico di scimmie. Nulla da eccepire sul contenuto artistico, peraltro in linea con lo stile dell'artista, che sul scimmie ha incentrato tutta la propria produzione. Il punto è un altro, ed è una questione di opportunità.

Non vedo, non sento, non parlo

La Lega ha commissionato un'opera senza riflettere sul potenziale visivo dell'opera stessa. Tre scimmie esposte nel quartier generale della Serie A, il campionato di prima fascia più in difficoltà nella gestione dei temi legati al razzismo, che in tanti hanno inevitabilmente associato al motto illustrato delle tre scimmie sagge: ‘Non vedo, non sento, non parlo‘ (a poche settimane dall'audio rubato nel quale l'amministratore delegato De Siervo suggeriva di spegnere i microfoni sotto le curve per non far percepire i cori discriminatori dalla tv). L'immagine è diventata prima virale, poi notizia. Ed è qui che torna utile l'estero, perché è fuori dai nostri confini che l'idea è stata immediatamente classificata per quello che è: una scelta surreale.

L'autogol della Lega

La Lega Serie A recentemente non aveva brillato per la capacità di gestire casi di discriminazione, ma è riuscita a fare persino peggio creando un caso dal nulla. Un clamoroso autogol, per restare in ambito calcistico, da parte di un'istituzione – ancora senza presidente, dopo la fumata grigia nelle elezioni di ieri – che sul tema non sembra aver elaborato una strategia chiara. De Siervo ha spiegato le prossime iniziative in programma per contrastare il razzismo sul piano culturale: un fascia da capitano disegnata ad hoc, turni di campionato e Coppa Italia dedicati, una carta dei principi firmata da tutti i club del campionato. Mosse che senza un progetto più vasto e concreto rischiano di rimanere fini a se stesse, puramente di facciata. Avvolte nell'ipocrisia, come ha giustamente sottolineato Mauro Camoranesi in esclusiva a Fanpage.it.

Una questione di credibilità

In questi mesi la battaglia che la Lega Serie A ha scelto di combattere con maggior enfasi è stata quella contro la pirateria, con claim studiato, spot personalizzati e massiccia campagna mediatica. Ciò che sfugge ai dirigenti del nostro calcio è che la partita più importante per la sostenibilità del sistema, quella sui diritti tv del trienni0 2021-2024, si gioca ogni giorno anche e soprattutto su temi sociali. La questione non è direttamente il contrasto alla pirateria o la lotta al razzismo, ma è un discorso più ampio. E' un tema di credibilità ed integrità. E' fare la cosa giusta, una volta tanto.

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