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Lazio, caso tamponi: stop alla differenza di valutazione rispetto alle altre squadre

In casa Lazio continua a tenere banco il caso dei tamponi. Le ultime indiscrezioni raccontano di una mancata comunicazione formale alla Asl sui “debolmente positivi”, fermati poi dall’Uefa alla vigilia della sfida contro lo Zenit. Una disparità di trattamento finita sotto la lente d’ingrandimento del massimo organismo continentale.
A cura di Marco Beltrami
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Alla vigilia del big match contro la Juventus, in casa Lazio tiene banco quello che ormai è stato ribattezzato il "caso tamponi". Alla vigilia della sfida di Champions contro lo Zenit, l'Uefa ha bloccato alcuni giocatori come Ciro Immobile, Lucas Leiva e Strakosha evidenziando di fatto un "corto circuito": i giocatori che si erano regolarmente allenati, in quanto considerati arruolabili (il bomber era anche sceso in campo a Torino), per il campionato, sono stati fermati dal massimo organo continentale e non hanno preso parte alla trasferta in Russia. Una situazione che ha spinto la Figc ad aprire un'inchiesta. Dalla mancata comunicazione formale della Lazio alla Asl sui casi di positività, alle valutazioni sull'esito dei tamponi: ecco tutto quello che sappiamo ora della vicenda.

Lazio, mancata comunicazione alla Asl sui debolmente positivi

Secondo quanto riportato da La Gazzetta dello Sport, la Asl Roma 1, ovvero l'autorità sanitaria competente per i giocatori della Lazio avrebbe avuto con il club del presidente Lotito solo interlocuzioni telefoniche e nessuna comunicazione formale relativa ai casi di positività. Una situazione che ha impedito alla Asl di effettuare una mappatura dei contatti dei positivi come riportato dal protocollo Figc, e che andrebbe contro l'obbligo di comunicare qualsiasi caso di Covid alle autorità sanitarie locali. Su questo sta indagando la Procura federale dopo il caso dei giocatori bloccati alla vigilia dell'ultimo match di Champions per un caso che potrebbe inguaiare la Lazio.

Il caso dei debolmente positivi fermati dall'Uefa

Perché c'è stata questa disparità di trattamento? La Lazio non ha fermato dei giocatori "debolmente positivi"? Se negli esami effettuati sui tesserati, viene riscontrato solo il gene N, proprio della famiglia coronavirus, ma non del Covid-19, il medico della Lazio dà il via libera alla normale attività dei calciatori. Una scelta diversa rispetto a quelle dell'Uefa e di praticamente tutti i club di Serie A che procedono a mettere in isolamento tutti i calciatori, quando arriva la comunicazione di un contagiato, a prescindere di geni. A tal proposito si è richiesta una centralizzazione degli esami, che oggi potrebbe essere richiesta dal Consiglio di Lega.

Nel frattempo si è scatenata una vera e propria "guerra dei tamponi" sull'asse Uefa-Lazio con i medici della Lazio che hanno sottolineato alcuni errori nei rilievi effettuati pre-Champions, che hanno portato la Synlab (ovvero il laboratorio a cui si affida l'Uefa per gli esami anti-Covid) a specificare: "Abbiamo concordato con la Uefa una procedura chiara che include protocolli e linee guida di indiscusso livello – riporta il Corriere della Sera – Manteniamo un controllo attento sull’intero processo e siamo certi che i risultati dei test siano corretti.

Nel frattempo bisognerà capire cosa accadrà in vista di Lazio-Juventus. Luis Alberto nella giornata di ieri ha annunciato di essersi negativizzato, e ora si aspetta di conoscere la situazione di Immobile (quest'ultimo risultato negativo prima di Torino, ma poi debolmente positivo), Leiva e Strakosha. Conto alla rovescia dunque per i prossimi tamponi in attesa di capire come andrà a finire anche l'inchiesta che riguarda la società di Lotito.

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