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La Major League torna in campo, in ginocchio e col pugno alzato in memoria di George Floyd

Alcuni erano in ginocchio altri no ma tutti avevano il pugno alzato verso il cielo. È così che i calciatori della Major League americana sono tornati ufficialmente in campo e prima del fischio d’inizio della stagione hanno voluto dedicare un omaggio alla memoria di George Floyd, ucciso da un poliziotto durante un’operazione.
A cura di Maurizio De Santis
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Alcuni erano in ginocchio altri no ma tutti, arbitri compresi, avevano il pugno alzato verso il cielo. È così che i calciatori della Major League americana sono tornati ufficialmente in campo e prima del fischio d'inizio della stagione hanno voluto dedicare un omaggio alla memoria di George Floyd, ucciso da un poliziotto durante un'operazione. Black Lives Matter, Uniti contro la violenza delle forze dell'ordine e contro il razzismo: è il messaggio ribadito con forza anche durante il "Mls is Back Tournament", ovvero il ritorno in campo ufficiale di tutte le formazioni dopo il periodo di stop imposto a causa della pandemia da coronavirus esplosa anche negli Stati Uniti, che hanno fatto registrare il picco assoluto di contagi nel mondo.

Otto minuti e una manciata di secondi, tanto è durato quel gesto simbolico ripetuto dai giocatori. Perché proprio quel lasso di tempo? Anche dietro questa scelta c'è un forte richiamo simbolico a quanto accaduto il 25 maggio scorso: "così non respiro, così non respiro" mormorava Floyd all'agente che lo soffocò tenendogli il ginocchio sul collo e la testa schiacciata sull'asfalto. Otto minuti e 46 secondi dopo l'uomo morì a Minneapolis.

"Black and Proud" (nero e orgoglioso), "Silence is Violence" (il silenzio è violenza), "Making History" (facciamo la storia) erano le scritte sulle t-shirt indossate dagli atleti in quel momento molto emozionante. Tra i calciatori che hanno aderito alla manifestazione c'è anche una "vecchia" conoscenza del calcio europeo, è il portoghese Nani che gioca nell'Orlando City. "Vogliamo un mondo migliore, in cui le persone si guardano senza discriminazioni di colore o nazionalità. E penso che tutti dovremmo fermarci a riflettere sui nostri atteggiamenti".

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