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La lezione di Diego Godin: “Non giocavo e ho lavorato. In silenzio, perché in campo c’è un compagno”

Diego Godin è tornato ad essere un punto fermo dell’Inter dopo una fase delicata del suo primo anno in Italia. Dopo aver perso il posto da titolare, a favore di Bastoni, il difensore uruguaiano ha lavorato a testa bassa e ha riconquistato la fiducia di Conte. Senza fare polemica: “Conta che vinca l’Inter, sempre”.
A cura di Redazione Sport
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A 34 anni il ruolo di un calciatore, specialmente se di alto profilo, è duplice: garantire prestazioni di livello e dare l'esempio. Diego Godin, in questo periodo, assolve alla grande entrambe le funzioni. Il difensore uruguaiano ha giocato da titolare cinque delle ultime sei partite dell'Inter tra campionato e coppa. Il filo conduttore: prestazioni da leader difensivo, sempre di altissimo livello. Altra storia rispetto ai suoi primi mesi in nerazzurro. Complicati, senza girarci troppo intorno. Al punto da perdere, di fatto, il posto da titolare a favore del giovane Bastoni. A chi lo etichettava come ‘finito', o acquisto sbagliato, Godin ha risposto come fa un grande campione.

Lo ha raccontato lui stesso al termine di Inter-Bayer Leverkusen, la gara che è valsa la qualificazione alla semifinale di Europa League. L'ex Atletico Madrid, ai microfoni di Sky, si è aperto e ha raccontato le sue difficoltà: "Ho avuto bisogno di tempo per capire il gioco del mister perché molto diverso da quello che ho fatto per 20 anni, sia all'Atletico Madrid che nell'Uruguay. Si fa più fatica, si copre molto più campo. Ma ora sto bene fisicamente e posso mettere in campo tutta la mia esperienza. Stare bene è fondamentale per il gioco del mister, che è molto dispendioso".

Al rientro dal lockdown, Godin è arrivato a restare in panchina per quattro partite su cinque. Evidentemente declassato nelle gerarchie difensive dell'Inter. Eppure, da parte sua, neanche un accenno di malumore o polemica. Testa bassa e lavoro. E così si è riconquistato i suoi spazi e la fiducia di Conte: "Non giocavo e ho lavorato in silenzio. Ho lavorato ancora di più e sono tornato ancora più in forma. Ma sono rimasto in silenzio per rispetto del compagno e delle scelte del mister, perché se non gioco io c'è comunque un compagno in campo. E conta che vinca l'Inter, sempre". Umiltà, professionalità e spirito di squadra. Così si comporta un campione.

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