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Il rapporto speciale tra Gattuso e Ibrahimovic: “Se vado in guerra lo porto con me”

Ibrahimovic e Gattuso, l’uno accanto all’altro. Lo svedese sapeva che a coprirgli le spalle dalla trincea ci sarebbe stato ‘ringhio’ e poteva andare all’assalto a occhi chiusi. Fiducia, stima e rispetto reciproco sono stati alla base del loro rapporto. “Rino non mollava mai, ti stava addosso. Non è Messi, ma ti dava una carica mostruosa”, è il ricordo di Zlatan. “Dà sempre tutto in campo e in allenamento, è uno dei più professionali”, le parole di Rino.
A cura di Maurizio De Santis
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Se avevi in squadra due calciatori del calibro di Zlatan Ibrahimovic e Gennaro Gattuso potevi tutto, anche immaginare di scendere in battaglia. Eri sicuro che l'avresti vinta. Loro l'avrebbero conquistata anche combattendo a mani nude. Uno scudetto e una Supercoppa italiana furono gli ultimi fuochi del periodo d'oro. Lo svedese che non deve chiedere mai e il giovane venuto dal Sud che s'è costruito una carriera rimboccandosi le maniche, colmando col duro lavoro quelle pecche tecniche che un giorno, trovandosi Pirlo dinanzi, gli spinsero a dire: "Ma io posso fare le stesse cose che fa lui? Mi sa che devo cambiare mestiere".

Ibra e ‘ringhio' due caratteri molto forti, due giocatori che si sono fatti da soli. Il loro rapporto non è sempre stato idilliaco – certi accenti non fanno parte della loro natura – ma se c'è stata qualche incomprensione è solo a causa degli aspetti più spigolosi e suscettibili della loro personalità. Di fondo a unirli c'è sempre stato un grande rispetto. Basta leggere cosa pensano e cosa hanno detto l'uno dell'altro.

Il rapporto tra Ibrahimovic e Gattuso

"Se vado in guerra lo prendo con me, pochi sono come lui". Basta questa frase di Zlatan Ibrahimovic, mai tenero nei confronti degli avversari come dei compagni di squadra, per capire quale fosse il rapporto che li legava ai tempi del Milan. "Rino non mollava mai, ti stava addosso. Non è Messi, ma ti dava una carica mostruosa". Non hanno mai mollato, è stato il filo rosso(nero) che li ha tenuti assieme all'interno dello spogliatoio anche quando era facile due personalità spiccate si trovassero faccia a faccia. Non hanno mai mollato, è la sensazione che trasmessa reciprocamente, il mastice che li ha tenuti incollati negli anni in cui il ‘diavolo' faceva ancora paura. Non hanno mai mollato, rappresentando entrambi un esempio per tutti: da una parte l'attaccante capace di inventare magie in acrobazia, dall'altra il centrocampista di lotta e di governo che ti strappa anche l'anima.

Qualità che ne scandiscono anche l'esperienza da allenatore. Gattuso ha sempre studiato da grande, lo sta facendo anche adesso dopo le differenti esperienze che lo hanno portato alla guida del ‘suo' Milan e poi del Napoli. E per lui Ibra è pronto a mettere la mano sul fuoco. "Conosco Rino come compagno di squadra. Non devi spiegargli come si vince, sa come farlo. Lui ti motiva, fuori e dentro il campo".

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Fiducia e stima erano ricambiate a vicenda. "Ibra è molto esigente quando gioca, è la sua forza, dà sempre tutto in campo e in allenamento, è uno dei più professionali". Esigente anzitutto con se stesso, forza, professionalità: sono i tre aspetti che Gattuso utilizza quando gli chiedono di descrivere cosa è stato (e cosa è anche ora) Zlatan. Lo svedese sapeva che a coprirgli le spalle dalla trincea ci sarebbe stato ‘ringhio' e poteva andare all'assalto a occhi chiusi. Non lo avrebbe lasciato da solo a combattere. Gattuso traeva forza dall'ego debordante del compagno di squadra: era così, ne apprezzava pregi e difetti dentro e fuori dal campo. Anzi, quando erano insieme in partita, con la maglia del Milan addosso, contava solo una cosa: uscire con quella casacca sudata e sporca, vincere.

Qual è il segreto della forza di Ibra? Se riesce difficile comprenderlo, Gattuso spiega il concetto in maniera più chiara. "Lui è così sempre a mille all’ora. Se ti punta, non la scampi… Ti prende la targa e ti porta la multa a casa". Una marcia in più, con lui tutti i compagni di squadra l'avevano. E ‘ringhio' cita un esempio emblematico. "Nocerino ha fatto 11 gol con lui, io nemmeno con le mani… Ibra ha meriti, ma Antonio ha fatto molto bene".

Pugni in faccia per fare da paciere

"Quella volta presi certe sberle". Ad alzare le mani fu Ibra ma non su Gattuso. L'oggetto della sua rabbia era un altro compagno di squadra. Si trattava di Oguchi Onyewu, il difensore americano che al Milan fu una meteora e nel breve periodo in rossonero fu protagonista di una zuffa con lo svedese. Quella rissa fa parte della storia nell'ambiente milanista, ne parlò Oddo. "Sono venuti alle mani, ma nulla di eccessivo… Rino provò a dividerli e beccà un pugno fortissimo sulla faccia".

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Cosa poteva accadere se uno dei due, Ibra o Gattuso, avevano la luna storta? Lo raccontò Emanuelson. "Una volta eravamo nello spogliatoio, si scherzava ma Gattuso, che aveva la lingua lunga, esagerò… disse una parola di troppo e Ibra lo mise nella spazzatura".

Il duello a colpi di arti marziali

Immaginate di trovarvi in campo, a fine allenamento. Vi voltate e vedete due dei vostri compagni di squadra che si mettono l'uno di fronte all'altro, si guardano in cagnesco e sono pronti a darsele di santa ragione. Se credete stiano litigando, vi sbagliate. È il loro modo di fraternizzare… ma senza farsi del male. È solo un affetto di tipo ‘muscolare'. Ne parlò Robinho ricordando uno degli aneddoti più curiosi del loro rapporto. "Una volta ha sfidato in allenamento Gattuso a un combattimento di ju-jitsu. È stato interessante e divertente vedere quel calciatore così arcigno praticare arti marziali contro Ibra che è cintura nera… Chi ha vinto? Che domande… è ovvio, Zlatan non perde mai".

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