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Il racconto di Pogba, ha sofferto di depressione: “Tutto è iniziato a Manchester con Mourinho”

Paul Pogba si è raccontato nel corso di un’intervista rilasciata a Le Figaro. Il centrocampista francese ha rivelato di aver sofferto di depressione a Manchester quando c’era Mourinho come allenatore.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Paul Pogba è uno dei giocatori più forti nel panorama calcistico europeo. L'esplosione alla Juventus nel 2012 dopo l'arrivo dal Manchester United a parametro zero, ha consacrato quel giovane centrocampista che il mondo intero ha subito invidiato ai bianconeri. Un colpo sensazionale dell'ormai vecchia dirigenza della Vecchia Signora che con Marotta e Paratici gestiva il mercato della Juve. Gol, assist e giocate da sogno, hanno colpito coloro i quali forse non si erano accorti in tempo del talento cristallino del francese classe 1993.

Ecco perché dopo quattro anni fu proprio il Manchester United a volersi riprendere Pogba cresciuto proprio nel vivaio degli inglesi per la cifra record di 105 milioni di euro. Il ritorno ai Red Devils però non è stato come immaginava il francese. In campo le sue prestazioni, rispetto a quanto visto negli anni precedenti alla Juve, avevano deluse le aspettative e le prime difficoltà le ebbe subito con José Mourinho in panchina. Una condizione che influì molto sull'umore del giocatore che in un'intervista a Le Figarò ha rivelato di aver sofferto di depressione.

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La depressione e i primi segnali avvertiti: "A volte non sai di esserlo, vuoi solo isolarti"

"Ci giudicano ogni tre giorni, dobbiamo stare sempre bene anche quando abbiamo preoccupazioni come tutti, sia con i nostri compagni di squadra, che con il nostro allenatore che nella vita di tutti i giorni – ha dichiarato Pogba – Potresti non sentirti bene per un mese, anche un anno. Ma non devi dirlo, almeno pubblicamente. È tutto nella testa, nella mente che controlla tutto e tutti ma pochi ne parlano", aggiunge il centrocampista. Pogba poi entra nel merito della discussione: “A volte non sai di essere depresso, vuoi solo isolarti, stare da solo e questi sono segni inequivocabili – ha aggiunto prima di fare la rivelazione inaspettata – Personalmente, è iniziato quando ero con José Mourinho a Manchester".

Paul Pogba ha parlato dunque di questo momento complicato della sua vita e delle sue soluzioni per uscirne: "Mi concentro sulla mia famiglia, sui miei amici – ha rivelato – Quando non ce la faccio da solo, parlo molto con ‘Tonton Pat' (Patrice Evra ndr), ex giocatori che hanno passato tutto questo, perché ti capiranno subito". Il racconto di Pogba è profondo e davvero sorprendente per certi versi: "Parlare, essere ascoltati, tirare fuori tutta quella rabbia e depressione che ti divora è per me obbligatorio – aggiunge – Nel calcio non siamo supereroi, solo umani esseri”.

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I tormenti al Manchester United: un'esperienza da dimenticare

Le parole di Pogba sono forti, cariche di una sofferenza palesata pubblicamente dal giocatore che non si aspettava di poter trovare così tante difficoltà con il Manchester United. Pogba rivela di non sentirsi al centro del progetto, quasi come fosse un pesce fuor d'acqua nella squadra ora allenata da Rangnick. Un oggetto misterioso, diversamente da quanto invece accade con la Francia di Deschamps: "In Nazionale va tutto bene e quando gioco lo faccio nel mio ruolo e soprattutto sento la fiducia del ct e dei compagni – ha detto ancora il giocatore nel corso dell'intervista – A Manchester è dura avere la stessa regolarità sia di ruolo che di compagni di squadra o di sistemi di gioco – aggiunge – A Manchester invece mi chiedo quale sia il mio ruolo. Mi faccio la domanda e non ho la risposta".

Proprio a Manchester ha poi vissuto uno dei momenti più brutti della sua seconda esperienza ai Red Devils con la rapina in casa subita dopo la gara di Champions con l'Atletico Madrid: "Scoprì che tre persone erano entrate in casa – dice – C'erano gioielli di mia madre, la mia medaglia di campione del mondo". Ma lo spavento è stato tanto soprattutto per via della presenza in casa dei suoi figli: "La cosa che mi ha spaventato di più è stata che i miei due figli erano a casa con la tata durante questo incidente – aggiunge ancora – Ha sentito tutto, ha chiamato mia moglie e la sicurezza, poi si è chiusa con i bambini in una stanza. Per diversi giorni è rimasta sotto shock. La cosa principale è che i miei figli stanno bene".

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