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Gli arbitri europei o gli arbitraggi in Italia? Il vero problema dietro le lamentele in coppa

Il mancato rigore su Ronaldo in Porto-Juventus, l’espulsione di Freuler in Atalanta-Real Madrid, l’intervento di Boateng su Milinkovic in Lazio-Bayern, le proteste di Gattuso sulle perdite di tempo del Granada. Il nostro calcio si aggrappa alla polemica, ma in Europa dimostra solo di essere abituato ad arbitraggi “all’italiana”
A cura di Alessio Pediglieri
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Le partite di Champions League ed Europa League hanno lasciato un retrogusto amaro per il calcio italiano che ne è uscito con le ossa rotte e tra le polemiche. Da un punto di vista meramente sportivo, una delusione: tre sconfitte, due vittorie (di cui una inutile con l'eliminazione del Napoli) e un pareggio. Dal punto di vista arbitrale, non sono mancate le critiche e le lamentele per possibili sudditanze psicologiche, scelte sbagliate e decisioni non prese per tempo. Il tutto ha creato una sorta di alibi a quanto di poco si è riusciti a fare in campo internazionale, ma la colpa, forse, è proprio nostra.

Per cercare di capire i troppi strascichi lamentosi post gara bisogna rifarsi al teorema di Fabio Capello espresso a caldo nel dopo clamoroso poker del Bayern all'Olimpico contro la Lazio. Dove non sono mancate le critiche all'arbitro, reo di non aver punito con un rigore l'intervento di Boateng su Milinkovic Savic. "E' fallo, quello" ha ammesso Capello dagli studi di Sky. Poi, però, ha aggiunto "il problema però sta nell'approccio delle italiane in Europa. Siamo abituati male con i nostri arbitraggi, in Italia si spezzetta troppa la gara, in campo internazionale si lascia correre".

Una interpretazione che abbraccia un discorso più ampio e che trova supporto in un atteggiamento sbagliato con cui le nostre squadre scendono in campo in Coppa. Pronte a lamentarsi di tutto, così come ha fatto Gennaro Gattuso che puntato il dito sulle perdite di tempo del Granada non punite dall'arbitro, chiedendo maggior considerazione e rispetto. Così come era avvenuto in Champions League per la Juventus prima e per l'Atalanta poi.

Da Oporto a Napoli, la lunga scia di polemiche

Insomma, la ‘sindrome di Calimero‘ del nostro calcio è manifesta. In una faticosissima trasferta portoghese, la Juventus si aggrappa al mancato rigore non fischiato su Ronaldo. A Bergamo, l'Atalanta rifiuta il ‘rosso' a Freuler parlando di sudditanza e soggezione arbitrale. A Roma si sorvola sugli errori della Lazio di Inzaghi e si contestano i pochi interventi del direttore di gara. A Napoli si piange oltremodo per i minuti fatti trascorrere dagli avversari più che analizzare 180 minuti insufficienti per meritarsi la qualificazione.

Il problema di fondo, dunque, resta: le nostre squadre sono abituate a un arbitraggio che concede (troppo) spesso il fallo, l'interruzione di gioco. Ci si abitua a partite spezzettate, frammentate da singoli episodi. Poi, quando in campo internazionale ‘si lascia giocare‘, ci si ritrova senza l'abitudine alla continuità di rendimento, venendo sopraffatti dalla manovra avversaria. Finendo per rintanarsi nella polemica che, giusta o sbagliata che sia, non è di certo la soluzione ai mali del nostro calcio.

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