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Festa a casa di McKennie, gli ex Juve durissimi con Dybala & Co: “Una figuraccia mondiale”

Imbarazzo, sanzioni e critiche provenienti da ogni parte per McKennie, Dybala e Arthur, resisi protagonisti di una festa proibita in violazione dei divieti anti-Covid. Oltre alla pesante multa che li attende e all’esclusione dal derby col Torino, su di loro piovono anche le parole pesantissime di un paio di ex bianconeri.
A cura di Paolo Fiorenza
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Weston McKennie, Paulo Dybala e Arthur non sono stati convocati da Andrea Pirlo per il derby in programma domani contro il Torino: "Decisione mia, dobbiamo essere degli esempi". Ma non è in queste poche parole che si esauriscono in casa Juventus gli strascichi di una vicenda di cui alla Continassa, in un momento della stagione così deludente, avrebbero fatto volentieri a meno.

Troppo grave non solo l'infrazione alle disposizioni anti-Covid ma anche l'esposizione mediatica generata, per un club che da sempre parla di "stile Juve". La partecipazione alla festa proibita nella villa in collina di McKennie da parte di Dybala e Arthur ha sollevato la rabbia di parecchi tifosi bianconeri, oltre alla legittima indignazione di chi le regole le rispetta da mesi.

Arthur peraltro era reduce da un blitz a Dubai nello scorso weekend che già aveva fatto storcere la bocca a qualcuno, mentre Dybala è fermo per un problema al ginocchio che si trascina da tempo e forse da lui la Juve si sarebbe aspettata che avesse dato il suo contributo in campo piuttosto che alimentare polemiche con comportamenti mai ammessi nella Real Casa.

Se si aggiunge che nelle stesse ore la Juventus ha dovuto incassare le positività di Demiral e Bonucci, ed è in apprensione anche per Szczesny, si intuisce che l'umore del club bianconero, da Agnelli in giù, non deve essere quello dei giorni migliori. Né si sarà risollevato ascoltando le bastonate assestate oggi da un paio di ex bianconeri, che hanno sparato a zero sui protagonisti della vicenda.

Giuseppe ‘Nanu‘ Galderisi la maglia della Juve l'ha vestita a inizio anni '80 e le sue parole a ‘Tutti Convocati' danno il senso di un calcio d'antan profondamente diverso: "Non sono un santo né un moralista, ma se mi permettevo di fare una roba del genere ai miei tempi, non potevo più nemmeno rientrare nello spogliatoio".

Non meno tranchant le parole di Amauri, che in bianconero ci ha giocato in tempi più recenti. La sostanza non cambia, condanna senza appello: "Ho sperato fosse un pesce d'aprile, ma invece non lo era – ha detto a ‘TuttoJuve' – È stata una mancanza di rispetto non solo nei confronti di società e tifosi, ma anche per tutte quelle persone che rispettano le regole. Viviamo ancora in tempo di pandemia, dove le persone muoiono ogni giorno. Anche ai miei tempi sono successe queste cose, ma qui il contesto è totalmente differente. Sono stati degli irresponsabili, non ci sono scuse perché questa è una figuraccia mondiale".

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