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Eterno Buffon, la parata al 91° su Dzeko spiega la differenza tra un portiere e un campione

San Siro fischia il “nemico” juventino ma l’estremo difensore del Parma mostra che a 45 anni conserva intatti lucidità, forza e reattività tra i pali. L’intervento nel finale sul bosniaco ne è la riprova.
A cura di Maurizio De Santis
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La grinta di Buffon che a 45 anni a San Siro fa valere tutta la sua classe.
La grinta di Buffon che a 45 anni a San Siro fa valere tutta la sua classe.

Com'era quella pubblicità della staccionata? A 45 anni (li festeggia tra un paio di settimane) Gigi Buffon la salta, come tra i pali, con l'agilità di un giovanotto. E non chiamatelo vecchio… vi risponderà con un sorriso e vi cucirà la bocca gestendo la difesa e parando quel poco che l'Inter è capace di creare. È lui che in mischia esce con perfetta scelta di tempo su Dzeko. È lui che al 91° dice no al colpo del ko vibrato proprio dal bosniaco. È lui che si prende il proscenio negli ottavi di Coppa Italia in uno stadio nel quale è stato protagonista di sfide durissime.

Il guizzo è quello di sempre, lo spirito anche tant'è che tiene in piedi le speranze del Parma nei supplementari proprio con quell'intervento che solo un campione del mondo, integro fisicamente e forte nella testa, può ancora fare.

Il tempismo in uscita dell'ex numero uno della Juventus e della Nazionale.
Il tempismo in uscita dell'ex numero uno della Juventus e della Nazionale.

San Siro lo fischia. Fischia il "nemico" juventino. Ma è abituato ad avere molti nemici, quanto alla questione d'onore, la regola alla sua maniera: facendo da allenatore in campo, guidando la squadra da là dietro, coordinando i movimenti dei compagni. Se la diga regge è anche per merito suo. Cade solo per una sfortunata deviazione di faccia di Osorio (il migliore dei suoi per come aveva interpretato i compiti nel pacchetto arretrato) ma dà una lezione a tutti. Alla sua età se la cava abbastanza che quando pensi a lui (e lo vedi giocare) credi che abbia un elisir di lunga vita che lo rende eterno tra i pali.

La conclusione di Dzeko a botta sicura fa quasi esplodere San Siro.
La conclusione di Dzeko a botta sicura fa quasi esplodere San Siro.

Un quarto di secolo. Tra la prima presenza in Coppa Italia (Venezia-Parma, 3 settembre 1997) e quella contro l'Inter sono trascorsi 25 anni e 129 giorni: in quel lasso di tempo c'è tutta la vita, umana e sportiva, di un calciatore che ha segnato un'epoca del calcio italiano, in campionato come con la maglia Azzurra dell'Italia. Solo quattro dei giocatori del Parma schierati al Meazza da Pecchia (Osorio, Vasquez, Bernabe Garcia ed Estevez) erano nati quando esordì in Serie A.

L'intervento in tuffo di Buffon che dice no all'attaccante bosniaco nel finale.
L'intervento in tuffo di Buffon che dice no all'attaccante bosniaco nel finale.

Colpo di reni. Basta dare un'occhiata all'azione che allo scadere fa quasi esplodere San Siro: Dzeko raccoglie una palla che gli arriva con un traversone dalla sua sinistra. Colpisce di piatto a botta sicura, sceglie di piazzare la palla nell'angolino, crede (spera) che Buffon non ci arriva. E si sbaglia… perché l'estremo difensore degli emiliani di distende in tuffo sulla destra e gli dice no. Eterno, fenomenale. Anche se a passare è l'Inter.

Abbiamo lottato per inseguire un sogno – ha scritto in un tweet -. Abbiamo dato davvero tutto quello che avevamo ma purtroppo non è bastato. Perdere dispiace sempre ma serate come queste non possono che farci capire il nostro reale valore. Grazie a tutti coloro che ci hanno spinto fino al 120esimo!

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