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“Dov’è il ragazzo con le stampelle?”, Mattarella cercava Spinazzola: “Lì ho capito tutto”

Leonardo Spinazzola racconta il momento terribile dell’infortunio al tendine d’Achille: “Sento un colpo forte al tallone, con la coda dell’occhio cerco il belga che mi ha colpito ma non vedo nessuno, dietro di me quell’avversario non c’è. Arriva Cristante, crollo a terra e capisco. ‘Perché adesso, perché a me?’. Questo ho pensato”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il destino ha tolto a Leonardo Spinazzola la soddisfazione di concludere in campo gli Europei che ha contribuito in maniera decisiva a vincere con l'Italia, ma non la gioia di poter festeggiare il trionfo assieme ai suoi compagni, prima sul prato di Wembley e poi per le strade di Roma nella parata di martedì. La rottura del tendine d'Achille nel match contro il Belgio, l'urlo e le lacrime, l'operazione in Finlandia, davanti a sé una lunga riabilitazione che dovrebbe rivederlo scattare sulla fascia sinistra della Roma all'inizio del prossimo anno.

"Serviranno mesi, e forse nemmeno, ma adesso è come avere un paio d'ali – racconta Spinazzola a Repubblica – Sapeste quanto è bello sapere di avere trasportato con noi l'Italia intera. Vi abbiamo preso per mano e portato con noi, abbiamo davvero unito un po' l'Italia. Pazzesco ma anche normale: io lo sapevo che saremmo arrivati in fondo, per questo ho pianto dopo l'infortunio. Non era dolore ma rabbia".

Già l'infortunio. Nel ricordo vivido del 28enne di Foligno quasi si può sentire il rumore del tendine che si rompe di netto: "Sento un colpo forte al tallone, con la coda dell'occhio cerco il belga che mi ha colpito ma non vedo nessuno, dietro di me quell'avversario non c'è. Arriva Cristante, crollo a terra e capisco. ‘Perché adesso, perché a me?'. Questo ho pensato. E poi ho pianto per quello che stavo perdendo. Quelle lacrime erano la ferita di chi si sentiva invincibile e lo era. Perché noi tutti sapevamo che in finale si arrivava. Vincere, poi, è un altro conto e dipende da molte cose, ma questa specie di invincibilità era presente, reale".

Il viaggio per Londra per unirsi ai suoi compagni gli ha permesso di realizzare esattamente cosa stava succedendo, momenti storici: "Quando il presidente della Repubblica ha chiesto ‘dov’è il ragazzo con le stampelle?' ho capito su quale incredibile giostra emotiva ero salito, mi sa che non scendo più. Sapete chi siamo, noi azzurri? Una classe delle medie in gita. Facciamo scherzi scemi, ci prendiamo in giro, ci diamo le botte e mai un battibecco vero in 45 giorni. La Nazionale è la prova di quello che può combinare un gruppo di persone solari, di amici veri che chiedono solo di divertirsi e volersi bene".

Spinazzola è già passato attraverso un altro infortunio molto brutto, la rottura del crociato tre anni fa: "Il crociato è molto, molto peggio. Ti ferma la vita, invece il tendine d'Achille devi solo aspettare che si calcifichi, è come uno strappo. Poi ci lavori sopra, non è un problema meccanico ma di fibre. Tra una settimana tolgo i punti e comincio con un obiettivo al giorno, e se tra 6 mesi non riprendo a giocare vado in campo per forza, da solo, e voglio vedere chi mi acchiappa". Con motivazioni così forti non sarà difficile risalire la china per uno dei migliori giocatori di Euro 2020, anzi il migliore nel ruolo di terzino sinistro: l'inserimento nella Top 11 ufficiale del torneo sta lì a testimoniarlo.

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