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Cristiano Ronaldo mollato dai compagni di squadra: nello spogliatoio reazione mortificante

Situazione mortificante per Cristiano Ronaldo al Manchester United. Dopo l’esclusione nel prossimo match con il Chelsea, il quadro che emerge del rapporto tra CR7 e il gruppo è emblematico.
A cura di Marco Beltrami
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Questa volta Cristiano Ronaldo non l'ha passata liscia. Il rifiuto di entrare in campo nel finale di Manchester United-Tottenham, l'uscita di scena anticipata dall'Old Trafford senza aspettare la fine del match è costata al portoghese l'esclusione nel prossimo big match contro il Chelsea. D'altronde il manager ten Hag gliel'aveva promesso ad inizio stagione, dopo i primi mal di pancia successivi al mancato addio ai Red Devils. E da allora poi la posizione di Ronaldo è cambiata e non poco, in peggio sia in campo che nello spogliatoio.

Da "salvatore della patria" a suon di gol nella scorsa stagione, a corpo estraneo. Il declino di Cristiano Ronaldo in pochi mesi è stato rapido e inesorabile. Il giocatore ex di Real Madrid e Juventus in realtà nella scorsa estate aveva già intuito che con l'arrivo del manager olandese le cose potessero cambiare. Necessario per il club mettere un punto con il passato senza guardare in faccia nessuno, con ten Hag pronto a mettere le basi per l'apertura di un nuovo ciclo, con la valorizzazione del gruppo e dei giovani. Per provare a riportare lo United ai fasti del passato, dopo annate difficili e di grande confusione.

In tutto questo ci sarebbe stato posto anche per CR7, ma alle condizioni del manager olandese. E qui si è creato il corto circuito, con il bomber poco incline a ricoprire un ruolo marginale, o ad entrare in campo per pochi minuti soprattutto nelle sfide più prestigiose come quelle con il Tottenham. Da qui ecco le bizze, e il conseguente provvedimento da parte del club che in questo momento si è schierato totalmente dalla parte dell'allenatore, anche in virtù dei risultati che gli stanno dando ragione.

Proprio per questo infatti paradossalmente con il suo gesto Cristiano Ronaldo ha fatto male prima di tutto a se stesso. Ormai infatti oltre al pubblico, anche i compagni sembrano averlo "scaricato", intenzionati a seguire la rotta indicatagli dal mister. Se i 73.677 sostenitori presenti all'Old Trafford hanno preferito concentrarsi sulla prestazione eccezionale dei propri idoli (che non vedevano da tempo), anche  i giocatori entusiasti per quanto fatto contro la squadra di Conte, non si sono quasi accorti di quanto accaduto.

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Al ritorno negli spogliatoi è stata festa grande per un risultato prezioso, e per una prova di squadra di altissimo livello in cui tutti sono sembrati a proprio agio con buona pace dell'assenza dei "mal di pancia" di Cristiano. Solo quando la "sbornia" per la serata da incorniciare è stata smaltita, è emerso un po' di fastidio per un Ronaldo che avrebbe potuto destabilizzare il gruppo. In sintesi ora il Manchester United ha imparato a fare a meno di lui e un addio a gennaio non sarebbe un problema praticamente per nessuno.

In questo scenario il peso specifico di Cristiano Ronaldo è crollato con buona pace del suo iconico passato. D'altronde anche in campo, a livello tecnico, le sue caratteristiche non sembrano congeniali con le idee del manager che ha conquistato sempre più "punti" e autorità. Di certo CR7 ha nelle corde, nonostante l'età non più giovanissima, cose che Rashford non conosce, ma alla fine il secondo è quello che a detta del tecnico per velocità, dinamismo, energia ed etica del lavoro fa il caso dei Red Devils.

E alla fine le scelte di ten Hag stanno premiando lo United, con i giocatori che, galvanizzati dai risultati, sono sempre più compatti. Quanto accaduto mercoledì sera ha contribuito dunque solo a sottolineare ulteriormente la distanza tra Cristiano Ronaldo e il resto della squadra. Nonostante le scuse, la sensazione è che anche quelli che erano gli "ultimi alleati" del portoghese abbiano preso le distanze da un atteggiamento che può risultare nocivo, ora che finalmente si è trovata la quadra. Proprio per questo la sua assenza (così come la prospettiva di un possibile addio a gennaio) è stata vista quasi come una liberazione. Una situazione mortificante a cui Cristiano Ronaldo non è certo abituato. Anche lui però non è immune al fatto che "nessuno è al di sopra del club".

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