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Cosa successe nell’albergo di Firenze tra i giocatori del Napoli durante Inter-Juve 2018

Nel 2018 la sconfitta del Napoli a Firenze cucì lo scudetto sulla maglia della Juventus. La tripletta di Simeone fu devastante, spazzò via ogni cosa lasciando sul campo rimpianti, sentimenti contrastanti, sedie rotte e imprecazioni davanti alla TV, notte insonne e nervi a pezzi. Accadde di tutto. E il ricordo è doloroso.
A cura di Maurizio De Santis
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Mancarono il carattere e la mentalità della grande squadra. Subì un'ingiustizia per quanto accaduto in InterJuventus del giorno prima. La storia dello scudetto perso in albergo si presta a interpretazioni differenti. La narrazione di quel "sogno morto nel cuore" dei calciatori e dei tifosi del Napoli è un trauma che resta dentro ai protagonisti di allora. Furono emozioni fortissime: il gol del pareggio di Gonzalo Higuain (l'ex mai perdonato per il modo in cui andò a ingrossare le fila dei bianconeri) gelò il sangue nelle vene e quando Koulibaly – il giocatore che a Torino aveva segnato il gol vittoria e riaperto il campionato – fu espulso dopo pochi minuti la diga (emotiva) crollò e la squadra di Sarri venne travolta.

Se potessi rigiocare qualche partita della mia carriera, sicuramente sarebbe Fiorentina-Napoli del 2018 – le parole del portiere, Pepe Reina -. Quella squadra meritava di più, è andata oltre le sue possibilità.

La tripletta di Simeone fu devastante, spazzò via ogni cosa lasciando sul campo rimpianti, sentimenti contrastanti, sedie rotte e imprecazioni davanti alla TV, notte insonne e nervi a pezzi. Accadde di tutto. E il ricordo di quel pomeriggio del 2018 è doloroso.

Certe cose non le dimentichi mai. Io ci sto ancora male – disse Raul Albiol al momento del congedo da Napoli -. Perché con novantuno punti in genere si vince sempre. Non so se è stato peggio aver perso lo scudetto o lasciare il club. La verità è che mi sono sentito amato fin da quando sono arrivato.

La rabbia per i "condizionamenti esterni" (menzionati dal presidente, Aurelio De Laurentiis, che rivendicò la conquista morale del titolo), per la mancata ammonizione/espulsione di Pjanic (episodio che l'arbitro, Orsato, a distanza di tempo ha definito "un errore") e per la gestione del direttore di gara, Mazzoleni, si accompagnò al senso di colpa per aver fallito a un passo dal traguardo.

Ci eravamo arrivati con un gioco meraviglioso e unanimemente riconosciuto – affermò il massimo dirigente dei partenopei -. Però so anche che nel calcio esistono fattori esterni… e quando verranno sconfitti e si potrà parlare di credibilità, allora certe cose non accadranno più.

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La consapevolezza di non essere stati all'altezza, di aver perso il controllo dei nervi è come la vocina che ti ronza in testa. Fastidiosa, toglie il sonno. Puoi stordirla oppure provare a urlare più forte, non riuscirai a liberartene. Gli azzurri erano lì, a un metro dalla riga bianca e implosero al momento dell'ultimo strappo. A mentre fredda la riflessione dell'ex capitano, Marek Hamsik, è la più opinabile sotto il profilo sportivo. Nascondersi dietro alibi è da perdenti, Marekiaro non ne ha mai cercati.

Inter-Juventus in tv ci ha lasciato dentro qualcosa che non siamo riusciti a contrastare. Il campionato, più che vincerlo la Juventus lo abbiamo perso noi. Si sono miscelate due situazioni che hanno contribuito a demoralizzarci. È vero che abbiamo avvertito il mondo caderci addosso. Ci è mancato il carattere per regger a quella situazione psicologicamente estrema. Ma è stata una lezione, si cresce anche così.

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Gioia e depressione. Il Napoli passò da zero a 100 km/h in pochi secondi ma si schiantò alla prima curva. La presa di Torino, scandita dai cori di giubilo, dai fuochi d'artificio, dalla ressa in aeroporto dei tifosi che attesero fino a notte fonda il rientro della squadra portarono gli azzurri a un passo dal cielo. La caduta fu rovinosa.

Dopo quel sabato sera passammo da un’euforia incredibile alla depressione – rivelò l'ex medico sociale, De Nicola – Si sentiva urlare nei corridoi dell’albergo di Firenze. La domenica non riuscimmo a dare il massimo in campo e forse nemmeno noi che eravamo al seguito dei giocatori. Dopo 5 minuti venne espulso un giocatore fondamentale come Koulibaly. E quella cosa mi lasciò perplesso.

Il rosso a Koulibaly non fu l'unica ‘perplessità' – per usare la parola scelta dal dottor De Nicola – di quella strana coincidenza di fatti ed eventi. Maurizio Sarri, fautore di quel Napoli apprezzato per l'armonia e la bellezza del suo gioco calibrato ricamando talento e caratteristiche tecniche sull'abito tattico della squadra, aggiunse un altro elemento alla discussione. Come spargere sale sulle ferite.

Abbiamo giocato contro la Fiorentina con la morte nel cuore, il contraccolpo c’è stato. Se alla 35simama giornata fai giocare le squadre allo stesso orario magari cambia qualcosa… tra l'88' di Inter-Juve e l'inizio della nostra partita siamo passati dal possibile sorpasso al campionato finito.

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