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Contratto, stipendio, un “ringhio” per ripartire: qual è l’accordo tra il Napoli e Gattuso

Il contratto di Gennaro Gattuso è pronto, l’accordo con il Napoli e il presidente Aurelio De Laurentiis c’è già. Un altro ex milanista, dopo Carlo Ancelotti, è pronto per accomodarsi sulla panchina. Intesa fino al 2020 con opzione per l’anno successivo. Non un ruolo di semplice traghettatore – al quale ha detto no fin da subito – ma l’opportunità di guadagnarsi fiducia e diritto di costruire una squadra con la quale iniziare una nuova sfida della carriera.
A cura di Maurizio De Santis
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Un anno e mezzo di contratto (fino al 2020, con opzione per quella successiva). Stipendio da circa 2 milioni fino a giugno, altri 2.5/3 per la prossima stagione. L'intesa con Gennaro Gattuso è sancita, l'accordo con il Napoli e il presidente Aurelio De Laurentiis c'è già. Per stringersi la mano hanno pattuito anche che il rinnovo sarà automatico in caso di qualificazione alla prossima Champions League con le parti che si riservano di interrompere il rapporto anticipatamente (non oltre una data prestabilita).

Quando entrerà in carica Gattuso? Entro questa settimana, considerato l'esonero di Ancelotti avvenuto subito dopo la gara col Genk. Un altro ex milanista è pronto ad accomodarsi sulla panchina. Non una figura di semplice traghettatore – ruolo al quale ha detto no fin da subito – ma l'opportunità di guadagnarsi fiducia e diritto di costruire una squadra con la quale iniziare una nuova sfida della carriera. Porterà con sé uno staff di sette collaboratori di cui farà parte anche l'attuale allenatore dei portieri, Nista, che ha conservato il suo incarico da Sarri a oggi. È "ringhio", non certo uno qualunque: da Milano andò via non prima di essersi assicurato che sarebbero stati versati gli stipendi ai suoi collaboratori. Rinunciò ai suoi ma non poteva accettare che altri pagassero per lui. Atteggiamento da uomo, prima ancora che professionista.

"Ringhio" e Carletto con la valigia pronta

Gattuso ha la valigia pronta come il suo ‘mentore' che in un anno e mezzo non è riuscito a plasmare con la forza dei nervi tranquilli, con la saggezza del ‘leader calmo', la squadra reduce da un periodo di splendore tattico. Una squadra che non vinceva e perdeva (nel senso di trofei mancati) tra i consensi del pubblico al quale aveva regalato una visione, una magia, una grande (e bellissima) illusione collettiva per tenersi stretti e andare avanti anche quando ‘fischia il vento e infuria la bufera'. Carletto non ci è riuscito, con lui la fiaba non ha avuto alcun lieto fine. E che sia ai titoli di coda lo ha ammesso nella conferenza stampa prima della partita di Champions col Genk, (se) lascerà lo farà bel momento più adatto: ovvero, con la qualificazione agli ottavi di finale in tasca e magari con un'ottima prestazione della squadra. "Ma che non giochino per me, non vorrei mai una cosa del genere", dice Ancelotti. E ha ragione, perché frasi/situazioni del genere interpretano bene il momento di debolezza di un allenatore.

Esonero con gli ottavi di Champions in tasca

Come si è arrivati a tutto questo? Riavvolgere il nastro fa solo male. La realtà è che, in particolare nell'ultimo mese, tecnico e squadra si sono allontanati poco alla volta. A torto e a ragione. Per errori commessi da entrambe le parti. Per colpa anche della società. Perché nel calcio va così: "Non sono abituato a ragionare coi se o i ma", ribadisce ai giornalisti. Sorride e alza il sopracciglio. Quel rapporto di profonda collaborazione con De Laurentiis s'è incrinato, non è più solo un problema di risultati che non arrivano. Come si diranno addio il Napoli e Ancelotti? La formula è quella dell'esonero e non del divorzio consensuale: il presidente dovrà sborsare una quindicina di milioni lordi considerato il contratto fino al 2021; il tecnico andrà via con il ‘merito' di aver centrato almeno l'obiettivo della qualificazione agli ottavi di finale di Champions.

In conferenza stampa i titoli di coda

Tutto converge verso quella direzione con la postilla del "se non ci sono determinate condizioni per andare avanti allora è meglio chiudere da ambo le parti" che lasciava aperto uno spiraglio. Perché in fondo era lo stesso patron che avrebbe preferito arrivare fino al termine del campionato e poi lasciare andare l'allenatore pagando la penale di 500 mila euro usufruendo della cosiddetta ‘clausola di maggio'. Una fiammella accesa, che si sarebbe (ri)spenta al primo sbuffo di spogliatoio. Addio imminente e titoli di coda.

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