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Conte è un fiume in piena su Zoom, demolisce il Tottenham in due risposte: “Non bado ai soldi”

Una frase di Antonio Conte nella conferenza post Burnley (quarta sconfitta subita del Tottenham su cinque partite) tiene la porta aperta per ogni scenario e allunghe ombre sul futuro dell’allenatore. Vuol parlare con il club ma per far cosa?
A cura di Maurizio De Santis
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Lo sfogo di Antonio Conte ha fatto molto rumore. Cosa vuol fare il tecnico italiano: resta al Tottenham o si dimette?
Lo sfogo di Antonio Conte ha fatto molto rumore. Cosa vuol fare il tecnico italiano: resta al Tottenham o si dimette?

Il Tottenham è lontano sette punti dalla zona Champions League, ha perso quattro delle ultime cinque partite. Per Antonio Conte deve essere come ricevere coltellate all'ego di allenatore che – parole sue quando era ancora alla Juventus – vive malissimo la sconfitta: "Come una morte apparente… per due giorni sono in coma e faccio stare nella stessa situazione anche chi mi è vicino". A giudicare dal profilo di tecnico ambizioso ed esigente che ha sempre ribadito (dà molto, vuole altrettanto dal club e dalla squadra), la sconfitta contro il Burnley terzultimo in Premier League deve essere stata umiliante ai limiti dell'inverosimile.

A situazioni del genere è sempre sfuggito: le annusava e prima che il vento gli soffiasse contro, prima che fosse costretto a mangiare pane e tempesta, cambiava rotta. Fu così in bianconero, quando andò via in estate perché insoddisfatto dal piano di rinforzi nonostante la ‘vecchia signora' puntasse su di lui che in Italia ne aveva avviato il ciclo vincente decennale, continuato con Allegri e finito con Sarri. Ha avuto lo stesso atteggiamento anche all'Inter, lasciata dopo aver conquistato uno scudetto perché stavano per vendere Lukaku e Hakimi e non accettava il piano di dimensionamento messo in atto dalla società per questioni di bilancio. Adesso nel caos è dentro fino al collo e la piega che ha preso la stagione è un colpo al cuore.

Nella conferenza stampa effettuata su Zoom l'ha definita "inaccettabile" tanto da ipotizzare un colloquio chiarificatore con la società perché – ci tiene a precisarlo – non gli va di accontentarsi di "good salary", dello stipendio buono che guadagna, e vivacchiare fino al termine della stagione. Potrebbe farlo, scaricando le responsabilità sulla squadra ma si spinge oltre e vuol sapere – tornando alla citazione precedente – di che morte deve morire. "Forse la verità è che non sono abbastanza bravo – è lo sfogo nel post partita -. Sono stato chiamato per cambiare le cose, ma non ci sto riuscendo. E ci vuole poco in un campionato come la Premier a trovarsi al 12°, 13° posto… dov'era il Tottenham quando sono arrivato. Penso che la società debba fare delle valutazioni anche sul mio futuro".

La delusione di Antonio Conte dopo la sconfitta in campionato (la quarta su cinque partite) contro il Burnley.
La delusione di Antonio Conte dopo la sconfitta in campionato (la quarta su cinque partite) contro il Burnley.

L'ultima frase tiene la porta aperta per ogni scenario e solleva domande. Cosa farà Conte adesso con gli Spurs? E, soprattutto, quale sarà la sua reazione quando la dirigenza – verso la quale ha già espresso malcontento per la campagna acquisti di gennaio che non gli ha portato calciatori pronti per vincere subito – gli ribadirà che nulla è cambiato rispetto a quando è stato ingaggiato, che l'allenatore è lui e a lui tocca sbrogliare la matassa trovando soluzioni? Resta allenatore mettendoci la faccia, e poi scende dalla barca a fine campionato, oppure rassegna le dimissioni? Non c'è lettura differente della situazione attuale. Staccare o meno la spina dipende anzitutto da lui, come ha sempre fatto ma questa volta è diverso. Non è felice e non sa come uscirne. E, soprattutto, in caso di addio lascerebbe da perdente.

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