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Napoli Champions League 2019-2020

Carlo Ancelotti esonerato dal Napoli: “Restano stima e amicizia”

Carlo Ancelotti non è più l’allenatore del Napoli. Il tecnico azzurro è stato esonerato dopo la vittoria in Champions League contro il Genk. Si chiude così, con poca gloria e tanto rammarico, un’avventura che ha riservato più dolori che gioie, più ombre (quella di Sarri e del suo gioco non l’hanno mai abbandonato) che luci, e attimi isolati di felicità (i successi in Europa a margine di ottime prestazioni contro Liverpool e Psg).
A cura di Maurizio De Santis
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Carlo Ancelotti non è più l'allenatore del Napoli. Il tecnico azzurro è stato esonerato dopo la vittoria in Champions League contro il Genk, come comunicato dal club con un tweet pubblicato sull'account ufficiale alle 23.38. Non ci sarà dunque l'incontro tra l'allenatore e il presidente, Aurelio De Laurentiis, che ha scelto di sacrificarlo per ricucire anche così lo strappo con la squadra. Non ci sarà bisogno di alcuna riunione per decidere il futuro. Il futuro è già deciso nonostante un successo (4-0 contro i belgi) che ha spezzato la crisi di risultati incamerati in questo periodo negativo e, soprattutto, ha consegnato la certezza della qualificazione agli ottavi di finale. Quale sarà l'avversario dei partenopei? Lunedì prossimo il sorteggio di Nyon lo consegnerà in sorte alla squadra che non sarà più guidata dal tecnico di Reggiolo ma da uno dei suoi discepoli, Rino Gattuso.

La Societa Sportiva Calcio Napoli ha deciso di revocare l’incarico di responsabile tecnico della prima squadra al signor Carlo Ancelotti – si legge nella nota della società partenopea -. Rimangono intatti i rapporti di amicizia, stima e rispetto reciproco tra la società, il suo presidente Aurelio De Laurentiis e Carlo Ancelotti

Dopo la conferenza stampa della vigilia, durante la quale aveva anticipato e in parte suffragato le voci sulla partenza ("se non ci sono le condizioni è giusto cambiare"), è giunta anche la conferma ufficiale a distanza di un'ora circa dal termine della partita di Coppa. Si chiude così, con poca gloria e tanto rammarico, un'avventura che ha riservato più dolori che gioie, più ombre (quella di Sarri e del suo gioco non l'hanno mai abbandonato) che luci, e attimi isolati di felicità (i successi in Europa a margine di ottime prestazioni contro Liverpool e Psg). "Non mi dimetto", sono state le ultime parole prima di lasciare lo stadio.

Un secondo posto alle spalle della Juventus (ma con un distacco siderale) ottenuto nella scorsa stagione più per demeriti delle concorrenti che per prodezze proprie (la seconda parte del campionato fu durissima) poi il nulla fino a precipitare nella crisi più lunga della storia recente del club. Napoli fuori (e lontano) dalle prime quattro posizioni e lontano anni luce dalla zona scudetto: nemmeno Ancelotti aveva immaginato che potesse accadere una cosa del genere. "Non sono qui a pettinare le bambole, questa squadra può competere per il titolo", disse alla fine del ritiro pre-campionato a Dimaro. Da allora sono trascorsi circa 3 mesi e sembrano un'eternità. Il cerino adesso passa in mano a Gattuso.

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