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Agazzi, addio Cremonese: “Il Covid-19 spaventa, ho paura dei contagi. Il calcio non conta”

Michael Agazzi, 35enne portiere della Cremonese, ha spiegato in un lungo post su Instagram la decisione “sofferta e ponderata” di lasciare il club lombardo per dedicarsi agli affetti più cari e a se stesso. “Credo che le società di calcio, pur facendo il massimo sforzo per consentire ai propri calciatori di lavorare in sicurezza, non riescano a garantire al 100 per cento la tutela della loro salute. E questo mi spaventa”.
A cura di Maurizio De Santis
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Michael Agazzi ha risolto il contratto con la Cremonese e ha postato su Instagram un lungo messaggio nel quale ha spiegato quali sono le ragioni alla base della decisione. Sofferta e ponderata, così ha definito la scelta fatta di testa e mettendo da parte il cuore perché alle domande che s'è posto in queste settimane ha trovato sempre la stessa risposta: non ha senso andare avanti così. A 35 anni ha messo sul piatto della bilancia la tutela della propria salute, la cura della famiglia e quant'altro faccia parte della sfera strettamente personale: null'altro vale di più.

Ecco perché ha detto basta, nonostante il calcio italiano ragioni su come ripartire e cerchi di adeguarsi alla nuova situazione maturata con e dopo la pandemia da Covid-19. L'arcobaleno che ha scelto a corredo del messaggio è come una strada disegnata nel cielo che lo condurrà altrove.

La mia è una decisione sofferta ma ponderata – si legge nel post pubblicato su Instagram a margine della foto -. Mi sono reso conto che nella situazione causata dal contagio da Covid-19 il mio amato calcio è passato in secondo piano. Credo che le società di calcio, pur facendo il massimo sforzo per consentire ai propri calciatori di lavorare in sicurezza, non riescano a garantire al 100 per cento la tutela della loro salute. E questo mi spaventa! Vedo inoltre che all’orizzonte starebbe per profilarsi un lungo periodo di ritiro, al quale risponderei: “No”.

Nessun addio polemico alla formazione lombarda. Agazzi ha preso la decisione anche nel rispetto di quanto hanno creduto in lui: se senti che non puoi dare il massimo per chi ti ha "onorato come persona e come atleta" allora è meglio dirsi addio con una stretta di mano, un pacca sulle spalle e un sincero augurio.

Negli ultimi anni, pensando al futuro, ho cercato di mettere in cima alle mie priorità la mia famiglia! Di conseguenza le mie scelte sono state e sono funzionali ad essa. Congruo con me stesso e i miei principi ecco la volontà di interrompere il rapporto di lavoro in ragione del fatto che nutro profondo rispetto nei confronti di chi mi ha onorato come persona e atleta.

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