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Il dolore senza fine per il naufragio di Cutro: morta la capitana della nazionale pakistana di hockey

Shahida Raza, 27 anni, è una delle 67 vittime della tragedia avvenuta nello Ionio, nello specchio di mare davanti alla costa crotonese. Un’imbarcazione di migranti ha fatto naufragio, polemiche sulla tempistica dei soccorsi.
A cura di Maurizio De Santis
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Shahida Raza, capitana della nazionale femminile di hockey sul prato del Pakistan e calciatrice. È morta nel naufragio di Cutro.
Shahida Raza, capitana della nazionale femminile di hockey sul prato del Pakistan e calciatrice. È morta nel naufragio di Cutro.

Shahida Raza è una delle 67 vittime del naufragio dei migranti a Cutro. Lo specchio di Mare Ionio che è davanti alla costa crotonese ha risucchiato i loro corpi, li ha inghiottiti e trascinati via. Erano in 150 (e forse anche di più) le persone accalcate su quell'imbarcazione che avrebbe dovuto portarli in salvo: dalla Turchia fino all'Italia, hanno solcato le correnti, le hanno sfidate con la possibilità di ritagliarsi ancora una speranza di vita diversa.

Tra di loro c'era anche la giovane capitana della nazionale femminile di hockey su prato del Pakistan. Non era l'unica disciplina che praticava, in campo scendeva anche con addosso la divisa da calcio del Balochistan United e lo faceva per pochi spiccioli considerato il rapporto di cambio tra Rupia pakistana ed Euro: un premio per una vittoria poteva valere fino a un massimo di 100 euro.

La federazione pakistana di Hockey ha confermato il decesso della donna.
La federazione pakistana di Hockey ha confermato il decesso della donna.

Chintoo (era il suo alias) aveva 27 anni, era di origine hazara sciita e il club nel quale militava non era stata una scelta casuale: vi giocava da otto anni perché lì, nella rosa della città di Quetta, c'era chi credeva fermamente che in una squadra di calcio, nel mondo dello sport, l'integrazione delle varie etnie fosse una cosa possibile.

La notizia della sua morte è stata confermata anche dalla Pakistan Hockey Federation. Era madre di una bimba ma non è chiaro se la piccola fosse con lei sul natante spazzato via dalla furia del mare e restituito in pezzi sulla spiaggia dalle onde.

Le polemiche per il ritardo dei soccorsi si fanno largo adesso accanto all'immagine, potente e drammatica, delle bare dei migranti deceduti per annegamento. E quelle bianche dei più piccoli (14 tra bambini e adolescenti) aumentano lo strazio. C'è anche un'indagine in corso per capire cosa non ha funzionato (o funzionato male) e per colpa di chi nella catena di comando e di responsabilità affinché i soccorsi uscissero in mare per aiutare quell'imbarcazione in balia del mare forza 4.

Orari, avvisi, una comunicazione disperata, la triangolazione d'informazioni tra Frontex (l'agenzia che presidia i confini dell'Unione europea), Guardia di Finanza e Guarda Costiera: tutto adesso è sotto la lente degli inquirenti. Tardi, troppo tardi per tutto.

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