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Elnaz Rekabi arrestata e ricattata in Iran: nuove ombre sulla sorte della scalatrice

Nuove indiscrezioni preoccupanti sulle reali condizioni della scalatrice iraniana che aveva gareggiato senza indossare il velo. Costretta agli arresti domiciliari, avrebbe subito minacce e il sequestro sia dei documenti sia del cellulare.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il ‘caso' attorno all'atleta iraniana Elnaz Rekabi continua a essere monitorato con attenzione e tenuto sotto continua osservazione. Sia da parte del mondo occidentale sia dal Comitato Olimpico internazionale che segue passo dopo passo le evoluzioni legate alla sorte della campionessa di arrampicata che lo scorso 16 ottobre aveva partecipato ad una gara dei campionati asiatici a Seul, senza indossare l'hijab, il tradizionale velo obbligatorio per le donne iraniane da vestire anche fuori dai confini del Paese.

Dopo le notizie di un suo possibile arresto, dell'arrivo all'aeroporto di Teheran lo scorso 19 ottobre e delle relative scuse "ufficiali", poco convincenti, adesso giungono nuove indiscrezioni: Rekani sarebbe trattenuta agli "arresti domiciali" anche se il Governo iraniano smentisce la notizia.

Ad alzare ancora una volta l'attenzione su ciò che starebbe accadendo alla 33enne atleta iraniana sono stati i media stranieri  che avrebbero confermato come Elnaz Rekabi sarebbe stata obbligata a restare nella sua abitazione a Teheran, aggiungendo che le dichiarazioni rilasciate al mondo in cui spiegava il reale motivo di non aver indossato il velo durante la gara, sarebbero state estorte con il ricatto, rivolto alla sua famiglia, della confisca della proprietà immobiliare del valore circa di 350 mila dollari. Anche altre fonti avrebbero confermato lo status attuale della campionessa di arrampicata, riaprendo il dibattito su cosa sia realmente accaduto e cosa stia succedendo.

Dopo le immagini che avevano fatto il giro del mondo e che la ritraevano senza il velo, per Elnaz Rekabi si è scatenata la feroce condanna del governo iraniano che ha subito condannato la condotta della 33enne, considerata un vero e proprio affronto alla religione islamica compiendo un atto visto come chiaro supporto alle manifestazioni anti-governative durante le ultime settimane di proteste, contro l'hijab obbligatorio della Repubblica islamica. A tal punto che nelle ore successive alla notizia, l'atleta era diventata irrintracciabile con conseguente timore per la sua incolumità. Alcune indiscrezioni la volevano in arresto e portata in carcere a Teheran.

Poi, è arrivata la conferma del suo rientro in aereo con il resto della squadra in Iran dove è stata accolta come una autentica eroina dalla gente. Per poi, però, dare una versione "ufficiale" sull'accaduto che non ha convinto del tutto: un gesto involontario, di cui si è scusata "per avere creato preoccupazione" e spiegando il tutto con una "chiamata" alla parete che l'ha colta all'improvviso, dimenticando di indossare l'hijab.

La manifestazione di sostegno a Elnak Rekabi al suo arrivo all'aeroporto di Teheran
La manifestazione di sostegno a Elnak Rekabi al suo arrivo all'aeroporto di Teheran

Una dichiarazione che è stata ritenuta da più parti sospetta, quasi fosse pilotata seguendo un copione direttamente imposto dal governo iraniano. Un ‘caso' in apparenza chiuso con il presidente del Comitato Olimpico iraniano più che rassicurante sul fatto che la climber non verrà punita o sospesa per quanto accaduto, visto che tutto si è risolto con una spiegazione che avrebbe soddisfatto tutti, riducendosi in un semplice gesto "non intenzionale".

Adesso, però, le nuove e ultime allarmanti indiscrezioni, di arresti domiciliari imposti sotto coercizione che seguono ad altre che disegnerebbero uno scenario allarmante. Secondo fonti provenienti da siti gestiti da dissidenti iraniani, nelle ore precedenti il governo avrebbe provveduto attraverso le Guardie Rivoluzionarie ad arrestare il fratello di Elnaz, per poter ricattare la campionessa che, al momento, sarebbe anche senza passaporto e cellulare, sequestrati. Tutte notizie che, se confermate, cozzerebbero con i tentativi del governo di considerare marginale e conclusa la questione.

"Il mondo continuerà ad osservare attentamente cosa accadrà a Elnaz" ha riferito in queste ore Vedant Patel, del dipartimento di Stato americano, "perché l'Iran ha una lunga storia di abusi e di violazione della libertà delle donne, anche attraverso intimidazioni e violenze. Le minacce a Elnaz Rekabi sembrano essere l'ultimo imperdonabile esempio".

Il Ministro dello Sport e della Gioventù Hamid Sajjadi, al centro, posa con Elnaz Rekabi appena rientrata in Iran
Il Ministro dello Sport e della Gioventù Hamid Sajjadi, al centro, posa con Elnaz Rekabi appena rientrata in Iran
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