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Scalatrice iraniana gareggia senza velo, è scomparsa nel nulla: “Nessuno sa cosa le è successo”

La storia di Elnaz Rekabi è raccapricciante: l’atleta asiatica, che aveva destato scalpore per non aver indossato l’hijab, è scomparsa nel nulla. Tornata in patria per non abbandonare la famiglia, la ‘polizia della morale’ l’avrebbe condotta nel carcere di Evin, la stessa prigione dove sono reclusi l’italiana Alessia Piperno e i detenuti politici del regime degli ayatollah.
A cura di Maurizio De Santis
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La scalatrice iraniana, Elnaz Rekabi. L'atleta, che ha gareggiato senza l'hijab, è scomparsa nel nulla dopo essere tornata in patria.
La scalatrice iraniana, Elnaz Rekabi. L'atleta, che ha gareggiato senza l'hijab, è scomparsa nel nulla dopo essere tornata in patria.

Elnaz Rekabi è scomparsa nel nulla. Inghiottita in un buco nero da quando è tornata in Iran. Nessuno ha più notizie di lei, le ultime raccolte dalla BBC citavano la sua presenza a bordo del volo che l'avrebbe riportata nel Paese asiatico con un giorno di anticipo rispetto al programma. Un viaggio verso casa, verso quella terra nella quale la ‘polizia della morale' sguinzagliata dagli ayatollah l'avrebbe presa in consegna e tradotta dietro le sbarre.

Nient'altro si sa sulla scalatrice che ai campionati di arrampicata sportiva in Corea del Sud s'è presentata a volto completamente scoperto, senza l'hijab obbligatorio a fasciarle il capo e con la chioma raccolta in un coda di cavallo ben visibile. A Mosca nel 2021 aveva conquistato la medaglia di bronzo, nell'ultima gara ha solo sfiorato il podio ma non è per le imprese sportive che ha fatto scalpore.

Un gesto interpretato come un atto di sfida al governo islamico e, al tempo stesso, di solidarietà per il movimento di protesta contro la rigida politica sull'abbigliamento imposto alle donne. Tutto è iniziato con la morte di Mahsa Amini a metà settembre, deceduta a causa delle percosse ricevute in commissariato: da allora le donne hanno iniziato a bruciare il velo e a tagliare ciocche di capelli ma la repressione da parte delle autorità per sedare l'ondata di ribellione è stata violenta e spietata.

Mistero e paura fanno parte del corredo accessorio di orrore che scandisce la vicenda. Cosa sia successo all'atleta 33enne si accompagna ai timori per la sua incolumità. E alla drammatica consapevolezza di quel che le potrebbe essere accaduto a giudicare dalla reazione del regime: qualsiasi forma di rivolta, qualsiasi segnale fuori dai ranghi della tradizione religiosa deve essere sedato sul nascere. Costi quel che costi, anche nella maniera più efferata.

Le news che arrivano dall'Iran raccontano che le sono stati ritirati il passaporto e il suo telefono cellulare, che non ha chiesto asilo politico all'estero perché in Iran c'erano suo marito e la sua famiglia e non li avrebbe mai abbandonati, che le guardie rivoluzionarie islamiche avrebbero arrestato e preso in ostaggio il fratello (Davud Rekabi). Che, una volta preso contatto con l'ambasciata iraniana in Corea, le sarebbe stato organizzato un viaggio di rientro sicuro a Teheran e adesso sarebbe detenuta nel carcere di Evin. In quelle celle sono reclusi i prigionieri politici del regime. In quelle celle c'è anche l'italiana Alessia Piperno, finita sotto custodia nei giorni scorsi.

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