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Opinioni

Sette uomini a parlare d’aborto a Porta a Porta, l’incomprensibile formula per parlare della vita delle donne

Nella puntata di giovedì 18 aprile di Porta a Porta sono stati affrontati diversi temi, tra cui quello sull’emendamento al disegno di legge sul PNRR che prevederebbe la presenza di associazioni antiabortiste nei consultori regionali. A parlarne tutti uomini, nemmeno una donna.
A cura di Ilaria Costabile
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C'erano sette uomini, seduti in uno studio televisivo, a parlare d'aborto. Può sembrare un paradosso, l'inizio di un racconto surreale, ma in realtà è quello che è accaduto durante il consueto appuntamento con Porta a Porta, il talk show condotto da Bruno Vespa in seconda serata su Rai1 e che, come ogni sera, affronta le tematiche di più stretta attualità. Tra i temi affrontati in una puntata che, come al solito, si propone di toccare più argomenti, anche le discussioni nate attorno ad un emendamento al disegno di legge sul PNRR, presentato da Fratelli d'Italia.

Il partito di maggioranza del Governo ha proposto un emendamento da includere nel disegno di legge per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), in cui viene legittimata la presenza di associazioni antiabortiste nei consultori. La proposta ha generato una risposta compatta e anche piuttosto forte, da parte delle donne, ma non solo, perché sebbene non sia specificato e si parli di "soggetti terzi che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità" è chiaro che, vista la presenza di esponenti contrari all'aborto in Fratelli d'Italia, il riferimento sia ad associazioni che promuovano la maternità e non supportino, invece, scelte di altro genere. Eppure con la proposta di Lorenzo Malagola, come fatto notare da alcune associazioni femministe, la legge 194 che consente alle donne di praticare l'interruzione volontaria di gravidanza, non sarebbe realmente intaccata, poiché in alcune regioni già sono presenti organizzazioni pro vita che, solitamente, tentano di dissuadere le donne con dei colloqui che avvengono dopo il ritiro del certificato che serve loro per recarsi in ospedale.

Chi più di una donna, quindi, potrebbe commentare e parlare con cognizione di causa di un emendamento che va a ledere, di fatto, la sua libertà di scelta? Nessuno e certamente non uomo, sarebbe la risposta più ovvia. Non dovrebbe essere un uomo a legiferare e pontificare, ma nello studio di Porta a Porta non c'era alcuna traccia di una donna che potesse portare la sua testimonianza, potesse esprimere un parere nel parlare di una legge che, in fondo, non tocca chi è seduto lì a disquisire con il conduttore. D'altra parte una scena del genere è stata riprodotta in una delle più note serie televisive degli ultimi anni BoJack Horseman, dove si parlava, per l'appunto del "concetto della libertà di scelta per le donne" chiedendosi se non fosse andato oltre, proprio in merito all'aborto. Peccato che quella sia una serie, in cui il presentatore dello show è un capodoglio e il fatto che i suoi interlocutori siano solo uomini, non è altro che una provocazione, un modo sarcastico per mettere in evidenza l'assurdità di questi dibattiti.

È lo stesso principio urlato, con voce spezzata, alla Camera, dalla deputata del Movimento 5 Stelle, Gilda Sportiello, diventato in poco tempo virale anche sui social, in cui si sottolinea come l'emendamento in questione sia stato proposto e difeso da un uomo. Ancora una volta non sono le donne a poter decidere per sé stesse:

Lo avete fatto decidere ad un uomo questo emendamento, lo avete fatto presentare ad un uomo che deve decidere cosa dobbiamo fare noi donne sui nostri corpi, ma ci rendiamo conto? Avete fatto difendere questa scelta ad un uomo alla Camera, che ha dichiarato: "Noi diamo alle donne l'opportunità della vita". Siamo noi donne che scegliamo cosa fare nella nostra vita, se essere madri o se non essere madri, nessuno concede o ci dà l'opportunità. Sono madre, ho scelto di essere madre. 14 anni ho scelto di abortire e sa perché lo dico qui, nel luogo più alto della rappresentanza democratica di questo Paese in cui qualcuno ancora oggi fa fatica a dire la parola aborto, lo dico qui perché nessuna donna che decidesse di abortire, si sentisse attaccata da questo Stato. 

Non si tratta di quote rosa, come nel caso del nuovo consiglio di Amministrazione dell'Aifa, in cui non compare nemmeno una ricercatrice, una farmacista, ma una sfilza di uomini ben posizionati in foto; non si tratta nemmeno di femminismo, si tratta di buon senso. Se non è l'uomo a dover portare avanti la gravidanza, non è l'uomo a dover partorire, perché mai dovrebbe poter parlare di un qualcosa di cui non sa abbastanza? "Normalmente quando si è ignoranti sul tema, bisogna avere la buona creanza di non dare lezioni" ha detto Giorgia Meloni, in risposta alla ministra spagnola che ha contestato la proposta. La stessa frase non andrebbe rivolta a tutti gli uomini che, senza sapere, pensano di poter parlare di un qualcosa che non li riguarda come, per l'appunto, l'aborto?

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Nata nel 1992, giornalista dal 2016. Ho sempre scritto di cultura e spettacolo spaziando dal teatro al cinema, alla televisione. Lavoro nell’area Spettacolo di Fanpage.it dal 2019.
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