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Nicola Savino: “Back to School un successo eclatante, spero sia il futuro di Italia 1”

Intervista a Nicola Savino, che racconta i segreti di Back To School e guarda al suo futuro: “Sanremo? Resta il sogno di ogni conduttore, ma per farlo ci vuole quel ‘fisico bestiale’ che nessuno è certo di avere”.
A cura di Andrea Parrella
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"Una volta esistevano i conduttori per i programmi televisivi, ora li fa tutti Savino". La citazione di Boris è doverosa, nonché ironica, conseguenza del fatto che Nicola Savino sia senza ombra di dubbio uno dei volti più presenti ed apprezzati del panorama televisivo contemporaneo. Tantissimi programmi all'attivo, grande versatilità e una capacità di far interagire le generazioni che rende Savino una certezza del nostro piccolo schermo. Oltre alla radio ogni mattina, a Le Iene e al recente esperimento del Giovane Old su RaiPlay, da alcuni giorni è partito su Italia 1 Back to School, accolto da un grande risultato di ascolti e dalla sensazione di aver smosso qualcosa.

Nicola, Back to School parte con un successo, te lo aspettavi?

È un risultato eclatante. Per noi è stato quasi come vincere una Champions, la vita è fatta anche di queste piccole gioie, ma stiamo pur sempre parlando di un programma televisivo, i problemi sono altri.

La Tv che parla di scuola funziona, come se entrasse in sintonia con il dibattito pubblico.

Totalmente. Il ritorno a scuola cui il programma allude non è affatto cosa scontata e, per la prima volta, non irrita lo studente. Ho un'adolescente in casa che non riesce a vedere la dad se non come una condanna a una mancanza di rapporti umani. Torna a casa felice.

Lo spettatore adulto guarda Back to School misurandosi con ciò che non ha imparato. 

Quasi sempre il meccanismo psicologico è di superiorità. Si noterà che le risposte alle domande arrivano due secondi dopo, mentre il vip che fa l'esame resta nell'incertezza per tutto il tempo. Così lo spettatore ha immediatamente un senso di superiorità, perché viene fuori la scritta, sorride e dice "beh sì, certo, la sapevo".

Italia 1 pare in crisi di identità da tempo, Back to School può essere un punto di ripartenza?

Queste sono domande da fare all'azienda, è come chiedere a un cantante della propria casa discografica. Da quello che leggo e sento, mi pare di capire che su Italia 1 ci sia la stessa intenzione di investire mezzi, impegno e risorse come è stato fatto qualche anno fa per Rete4 nella sua conversione informativa. Di fatto sta già accadendo, tra questo programma e titoli come La Pupa e il Secchione, che se ho ben capito dovrebbe condurre Barbara d'Urso, si percepisce già l'inizio di una nuova fase.

Oscilli tra Mediaset e Rai con grande disinvoltura. Qual è il trucco?

È sempre capitato. Qualche anno fa presentavo Quelli che il calcio e mi arrivò la proposta di Mediaset per Le Iene, un programma che avevo contribuito a fondare, e raccolsi al volo la proposta con entusiasmo. Non è un oscillare calcolato, è una cosa che nel nostro lavoro accade sempre. Mi trovo anche piuttosto imbarazzato a rispondere per una modestia che tende a sopraffarmi, questa cosa che mi dici è una specie di esame di realtà. Se posso dire una costante c'è e non è leggibile da casa: Milano.

Savino alla conduzione di Quelli che il calcio nel 2015
Savino alla conduzione di Quelli che il calcio nel 2015

Non riusciresti ad immaginarti altrove?

Non riesco ad allontanarmi da qui, ci ho provato poche volte e ho sempre pianto. Lontano da Milano mi sento in qualche maniera perso.

Verso Sanremo però ti sei spostato. Ci torneresti?

Io un giorno dovrò capire questa ossessione per questa domanda su Sanremo che tormenta tutti i giornalisti (ride, ndr). Mi tocca dare una risposta un po' prestampata: chiunque faccia questo lavoro e dice di non essere interessato a Sanremo, dice una bugia. Persino un bravo calciatore della terza in classifica, alla domanda se voglia vincere la Champions League, non può che rispondere di sì.

Riformulo la domanda. Pensi che Sanremo sarebbe adatto a te, oppure non diresti mai di no pur non sentendolo nelle tue corde?

Chiunque abbia più di 50 prime serate in televisione pensa di essere tecnicamente in grado di poter condurre una serata del Festival di Sanremo. Il problema è che questo evento credo sia 30% conduzione sul palco e un 70% di quello che succede nel resto della giornata. Ci vuole un fisico bestiale. Ricordo sempre cosa che mi disse Panariello in relazione al suo Sanremo: "Mi sono sentito come un bambino picchiato da un gruppo di adulti". Lo capisco perché quando sei lì pensi che tutta la vita sia quello, che tutto stia in quella settimana. Reggere quella pressione è dura.

Ci vogliono spalle larghe.

E forse non bastano nemmeno quelle. Per questo devo dire che due grandi maestri sono Carlo Conti e Amadeus. Io li ho visti prima di una diretta di Sanremo e posso dirti che io e te, che stiamo parlando adesso al telefono, siamo molto più tesi di loro.

Savino sul palco di Sanremo con Amadeus, 2020
Savino sul palco di Sanremo con Amadeus, 2020

Oltre all'assenza di frontiere aziendali, nella tua carriera hai toccato qualsiasi tipo di genere. 

Direi di sì, nel campo dell'intrattenimento forse manca solo il quiz, ma non so se sia ancora nelle mie corde. Forse accadrà in futuro ma chi lo sa. In futuro, nel mio caso, vuol dire verso le parti della terza età, in televisione io sono quasi considerato giovane, adesso se ne stanno quasi accorgendo e mi toccherà fare la tinta.

La televisione è ostile alle nuove generazioni?

Chissà che non siano le nuove generazioni ad essere ostili alla Tv. Se chiedi a un minorenne della Tv, a parte le reti istituzionali, fa fatica a dirti su che canale sia una rete. Quando c'è qualcosa di eclatante lo capiscono perché ci sono clip su Tik Tok, non messe in giro da noi, bensì dalla rete o in modo casuale. Mia figlia sa chi è Cristiano Malgioglio perché è un meme vivente, gli under 25 non la considerano la generalista. Forse questo poco amore non è ricambiato e la generalista tende a non considerare gli under 25. Ma ci sono delle eccezioni…

Per esempio?

Ad esempio un 32enne perbene ed educato come Stefano De Martino, che tra l'altro sa cantare e ballare. Quando vedi uno come lui pensi che ci sia vita su Marte. Passo la patata bollente e dico: lui sì che è adatto per Sanremo! (ride, ndr).

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L'esperienza televisiva sembra in deterioramento, come destinata prima o poi ad esaurirsi. Percepisci questa sensazione?

Io penso che ogni novità abbia portato con sé questa specie di segnale di allarme. Però, stringi stringi e alla fine l'evento dal vivo, che accade in quel momento, se è eclatante e fa rumore, raduna sempre più persone rispetto alle piattaforme digitali. La Tv del pomeriggio e del preserale, quella dei volti popolari e amati che entrano in casa tua, per me resta imbattibile. Nessuno, a mio parere, cucina con una serie Tv di Netflix.

A proposito di piattaforma, su RaiPlay c'è Il Giovane Old. Sei contento del risultato?

Pienamente soddisfatto, una specie di trionfo. Chiaramente è un programma corsaro, con poco budget, messo in piedi in un tempo breve. Perché ha senso lì e non sulla generalista? Perché per me è un gusto così deciso che è il telespettatore a cercare quella cosa, non la generalista a irretirlo. Andiamo a prendere il telespettatore con un gusto deciso e per me questa è una piccola rivoluzione.

Il Giovane Old è figlio del tuo dopofestival?

Sì, ma più complesso perché è chiaro che quando ti arrivano tutti i cantanti di Sanremo è un'altra roba. Io ho avuto Bugo dieci minuti dopo il caos con Morgan. Quando ho visto Achille Lauro con quella tutina ho avuto il tempo di andare in un sexy shop della peccaminosa Sanremo e l'ho indossata per il programma. Questo ti dice che basta un po' di creatività.

La famosa tutina di Achille Lauro...
La famosa tutina di Achille Lauro…

La piattaforma può essere il futuro dell'intrattenimento in Tv?

Lo spero, un grande vantaggio è non avere l'assillo degli ascolti, che in questi ultimi anni hanno portato alla chiusura di tanti programmi di intrattenimento che non lo meritavano. Ho sempre il lutto al braccio quando chiude un programma di intrattenimento, prima di tutto perché  in questi programmi non può mai essere tutto da buttare, e poi perché nella maggior parte dei casi al suo posto nasce un talk show politico.

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