
Agli uomini vengono allora consigliati libri, podcast, content creator da seguire per capire le basi del femminismo. Eppure, basterebbe portare il maschio smarrito e dubitatore sul divano il giovedì sera, ordinare una pizza – magari pagarla noi per abituarlo all’idea che la donna possa essere autosufficiente – e sintonizzarsi su Canale 5 per guardare insieme Temptation Island.
In questi anni è capitato che firme eminenti – politici, scrittori, giornalisti, cosiddetti intellettuali e pensatori di professione – domandassero alle donne di spiegare loro il femminismo. Non capiscono, dicono, a dove arrivi tanta diffidenza nei confronti degli uomini. Vogliono essere capiti nelle loro insicurezze, vogliono essere accuditi nella riscoperta di un nuovo sé, guidati verso nuove consapevolezze in un mondo che non comprendono e in cui le donne scelgono addirittura di tenersi i peli sulle gambe. Il maschio è smarrito chiedere chiarimenti alla donna che in quelle occasioni si chiede se sia così difficile aprire la pagina di Wikipedia alla voce “patriarcato”.
Lo so, il maschio pensante inorridisce solo all’idea. “Meglio un buon libro” ha scritto ieri qualcuno alla conduttrice Andrea Delogu; lui che in quel momento si trovava su X per caso, forse tra una pagina e l’altra di un libro di Proust. Basterebbe chiedere al maschio lo sforzo supremo di guardare i suoi simili nel villaggio dei fidanzati e chiedersi se tutto quello che vede gli è poi così estraneo.
Nella puntata di giovedì 17 luglio gli autori e le autrici hanno fatto una scelta insolita per il programma. Lo show è diviso in blocchi, in ogni blocco viene raccontato il “viaggio nei sentimenti” di una delle coppie; il conduttore Filippo Bisciglia fa un piccolo riassunto della loro storia, si vede uno dei due o entrambi guardare un video del proprio partner o della propria partner a cui di solito segue un falò. Forse per uscire dalla liturgia del programma, in questa puntata si è deciso di mostrare di seguito le reazioni di quattro fidanzati chiamati nel capanno per guardare alcuni video delle rispettive partner. La dinamica mostrata è stata uguale per tutti: le loro fidanzate si stanno avvicinando ad alcuni tentatori. E fin qui, nulla di strano. Quello che è davvero apparentemente singolare sono state le loro reazioni perché il copione si è ripetuto uguale per tutti e quattro.
Ha iniziato Rosario, fidanzato di Lucia, refrattario all’idea di andare a vivere con lei. Poi è toccato a Valerio, entrato in coppia con Sarah; poi è stata la volta di Marco, che ha visto la fidanzata Denise avvicinarsi al single Flavio; infine abbiamo assistito all’ennesima scenata di Antonio, già protagonista di alcuni momenti di rabbia incontrollata.
In un’escalation di mascolinità tossica i quattro hanno reagito tutti allo stesso modo. Il branco viene chiamato nel capanno, sullo schermo scorrono le immagini, nell’uomo inizia a montare una rabbia sorda; man mano che il video va avanti, la rabbia si palesa: il concorrente comincia ad andare avanti e indietro, gli altri lo seguono con lo sguardo sussurrando qualche esternazione a mezza bocca. Quando il video è terminato, l’uomo esce dal capanno e inizia a vagare inquieto per il villaggio ripetendo ossessivamente una o al massimo due frasi senza riuscire ad articolare un concetto, un pensiero. A quel punto, non riuscendo a dare sfogo con le parole alla propria frustrazione, inizia a lanciare oggetti e suppellettili. Di solito le prime a farne le spese sono le bottiglie d’acqua dello sponsor – chissà se saranno contenti – poi è il turno di piante, sedie e addirittura tavoli. In questa puntata Rosario ha rotto la porta del bagno, due puntate fa era toccato ad Antonio. Ed è proprio lui a essere puntualmente protagonista di alcune delle scene più inquietanti. Oltre al solito lancio di oggetti, Antonio diventa paonazzo, sgrana gli occhi, urla, si butta per terra e infine, sopraffatto dal dolore, piange.
È impossibile sapere quanto ci sia di costruito e quanto ci sia di vero nelle storie raccontate in Temptation Island. Ed è altrettanto difficile stabilire quanto siano autentiche le reazioni dei concorrenti. Sta di fatto che quando vengono mostrate le reazioni dei fidanzati assistiamo a un copione sempre uguale di quella che potremmo definire gelosia performativa. L’uomo deve dimostrare agli altri suoi simili di essere arrabbiato per quello che a visto a prescindere dalla gravità delle immagini: anche un timido avvicinamento, una frase infelice, un sorriso di troppo a un corteggiatore è un affronto al proprio onore e va esternato. Cosa penserebbero di lui gli altri maschi se non reagisse in quel modo? Che è un debole, che si fa mettere in piedi in testa, peggio ancora che sotto sotto sia gay (banalizzando i tratti caratteristici di genere). Non essendo abituati a verbalizzare le proprie emozioni, l’unico strumento che hanno gli uomini per sfogare la propria rabbia è usare la forza. E allora via al lancio della sedia, al calcio alla bottiglietta, ai pugni alla porta; attorno a lui gli altri suoi simili, anche loro incapaci di usare le parole per intavolare un discorso, guardano e basta. Le donne sono più abituate a esprimersi attraverso il confronto con le altre, si raccontano di più, è socialmente accettato che piangano. Difficile vedere una donna che sfoga la propria rabbia con la violenza fisica, mentre per gli uomini spesso è l’unico modo per farlo, a volte con conseguenze drammatiche.
Uno dei motivi del successo di Temptation Island è che molte persone riconoscono sé stesse nelle storie che vengono raccontate. Inutile girarci intorno: per quanto sia difficile ammetterlo, è l’immedesimazione ad attrarci. È più facile riconoscersi nelle storie di bugie e tradimenti perché in questo caso è facile rivedere qualcosa che si è subito; meno semplice è invece riconoscersi in alcune dinamiche disfunzionali come la gelosia o l’attaccamento verso qualcuno che ha smesso di amarci. Ancora più difficile è rivedersi in atteggiamenti come quelle degli uomini del programma, incapaci di gestire la propria rabbia e di verbalizzare i propri sentimenti in maniera sana. È vero, non tutti gli uomini sono violenti ma a quasi la totalità di loro non sono stati dati gli strumenti per gestire le proprie emozioni. Forse sarebbe il caso di guardarsi allo specchio con onestà e ripartire da lì.
