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Paolo Virzì contro il Cinema Ambrosio: “Non guardate il mio film qui, è un posto sciatto e scadente”

Il regista sbotta contro il Cinema Ambrosio e scrive sulla locandina all’ingresso: “Un tempo, questo era un cinema bellissimo e adesso chissà cosa è capitato. Ora fatevi restituire tutti quanti il costo del biglietto”. L’esercente: “Io ti querelo”.
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Paolo Virzì ha sbottato contro un cinema a Torino, considerato "sciatto e scadente". Il regista di Un altro ferragosto ha invitato tutti a vedere il suo film "in un altro cinema". L'avviso scritto di suo pugno sulla locandina del suo film, affisso alla porta d'entrata del Cinecafè Ambrosio di Torino. È successo tutto nella serata di martedì 12 marzo, dove il regista era presente per un incontro con il pubblico. Purtroppo, però, a fine proiezione non c'è stato l'incontro perché il regista ha sbottato per la qualità dei proiettori: "È incredibile come a Torino si possa assistere a uno spettacolo così. Un tempo, questo era un cinema bellissimo e adesso chissà cosa è capitato. Ora fatevi restituire tutti quanti il costo del biglietto. Io tornerò a Torino per parlare del mio film: non lo farò qui, ma in un altro cinema".

La vicenda grottesca

Paolo Virzì ha scritto poi sulla locandina del suo film, mentre qualcuno tra i presenti ha registrato il video: "Trovo incredibile che a Torino si possa proiettare in un modo così sciatto e scadente. Evitate di vedere qui all’Ambrosio Un altro Ferragosto". C'è chi però ha fatto notare al regista che la proiezione non fosse poi così scadente, ma ormai il regista era partito per le sue.

La replica dell'esercente: "Io ti querelo". 

Sergio Troiano, proprietario del cinema, ha dichiarato al Corriere di Torino: "Da esercente che ha sempre creduto nel cinema italiano sono dispiaciuto. Negli ultimi mesi ho ospitato autori come Bellocchio, Cortellesi, Ramazzotti, Garrone e molti altri, e ognuno di loro potrà raccontarvi l’esperienza piacevole che ha vissuto con noi. Non è stato piacevole viverla, lo ammetto, ma da questo punto in poi, del merito potranno parlare solo i miei avvocati, perché ho intenzione di querelare il regista per diffamazione". Alla fine, Troiano ha smontato il film su richiesta espressa del regista che, sempre secondo il parere dell'esercente, sembrava in "stato alterato".

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