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Vincenzo De Lucia: “Il mio STEP contro Barbara D’Urso? Speriamo di vincere entrambi”

L’imitatore si racconta a Fanpage.it, da “Stasera tutto è possibile” al suo show teatrale, tra onere e onore di far ridere in tempo di guerra.
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Vincenzo De Lucia è il grande mattatore di Stasera tutto è possibile. Questa sera ci sarà una puntata dedicata agli anni '90 e l'imitatore rivelazione delle ultime stagioni televisive si ritroverà ad affrontare proprio una delle sue "signore della tv": Barbara D'Urso e il rinnovato "La Pupa e Il Secchione Show". A Fanpage.it rivela di essere sicuro di una cosa: "Spero vadano bene entrambi, lo dico molto egoisticamente, così c'è materiale per il mio personaggio". È reduce da uno spettacolo teatrale che ha scritto e diretto, "La signora della tv" al Teatro Sannazaro di Napoli, e che presto porterà in giro per l'Italia: "C'è una curiosità nei miei confronti ed era giusto soddisfare questa esigenza del pubblico". Quando lo incontriamo, ci mostra una musicassetta amatoriale che ha registrato da piccolo insieme a suo cugino Domenico De Maio, oggi direttore strategico dei Giochi Olimpici e Paralimpici MilanoCortina 2026.

Vincenzo, cos'è questa musicassetta?

Siamo sempre stati folli. Ci chiamavano i Torquato, come Torquato Tasso. Abitavamo in via Tasso e da qui, quindi, i Torquato. Facevamo cover, le registravamo alla buona e poi vendevamo le cassette a mille lire, tra amici e parenti.

Vincenzo De Lucia (a sinistra), Domenico De Maio (a destra) da bambini
Vincenzo De Lucia (a sinistra), Domenico De Maio (a destra) da bambini

Alla fine, bella carriera che avete fatto entrambi. 

Mimì (Domenico, ndr) ha avuto sempre una grande capacità manageriale, cosa per esempio che a me non riuscirà mai, ma a ciascuno il suo.

A ciascuno il suo, giusto: questa sera c’è un’altra puntata di “Stasera tutto è possibile”. 

Amo tanto la trasmissione. È il mio habitat, mi diverto, sento di essere propositivo.

Cosa c'è di diverso rispetto alle altre trasmissioni? Qual è il segreto? 

Il clima sereno. Stefano è un grande maître, un capocomico vero. Persona elegante, amica, sincera. Questa verità, questa sincerità ti porta ad avere spinta, a lasciarti andare e sentirti tranquillo e protetto. Poi Stefano ha una napoletanità bella, sana.

In che senso? 

Alle prove di Step, si presenta sempre con qualcosa da mangiare, le pizzette della rosticceria, i cornetti della pasticceria, quelle attenzioni tipiche che fanno famiglia, fanno casa. Lo stesso discorso vale anche per Biagio Izzo e Francesco Paolantoni. Siamo una bella compagnia di giro.

A proposito di compagnie, che spettacolo sei riuscito a costruire al Teatro Sannazaro. Tutto il tuo repertorio con uno scatto in avanti, nuove imitazioni – penso a Lilli Gruber. La vedremo presto in tv? 

Lilli Gruber è stata una novità assoluta. Non ero mai riuscito a collocarla nei programmi che ho fatto fino ad oggi, che hanno un’esigenza differente rispetto a un pubblico come quello di La7. Era un mio desiderio. Mi piace e mi diverte. È un’infarinatura, però. L’idea di Lilli Gruber che voglio portare è diversa da quella del teatro, voglio portare il personaggio all’esasperazione e spero di avere occasione di presentarla presto in tv.

Lo spettacolo teatrale è stato un biglietto da visita per quanti non ti conoscono ancora?

Questo è un momento nefasto, ma c’è una curiosità nei miei confronti ed era giusto soddisfare questa esigenza del pubblico. Ho portato in questo spettacolo tutto quello che mi rappresenta, le varie sfaccettature del mio percorso in una cifra festosa, colorata e carnale. C’è stata grande energia, anche se nessuno poteva immaginarsi che ci sarebbe stata una guerra in corso. Pensavo che uscendo dalla pandemia, si poteva trovare uno spirito molto più rilassato e sereno.

Vincenzo De Lucia in una scena del suo spettacolo "La signora della tv"
Vincenzo De Lucia in una scena del suo spettacolo "La signora della tv"

Ecco, sulla responsabilità di saper far ridere in tempi di pandemia come in tempi di guerra. Cosa ne pensi?

Parto da lontano, se permetti.

Prego.

Un certo tipo di comunicazione ha un effetto devastante e l’ho visto sulla mia pelle. Nell’ultima ondata di coronavirus, ho vissuto nel terrore, barricato in casa, senza uscire e incontrare nessuno. Uscivo solo per fare i tamponi e le registrazioni, perché terrorizzato anche dal contagiare mia madre che aveva avuto un problema di salute. Questo momento si sta ripetendo anche per quanto concerne la guerra, sembra di vivere in una costante bolla di pesantezza e di angoscia. Penso sempre: se non sono il primo ad avere il sorriso, come faccio a trascinare gli altri? Allora ho fatto due cose.

Cosa? 

Ho spento la tv e il cellulare. Ora, questa non è una soluzione. È una minaccia globale, ci mancherebbe, ma a volte si finisce per entrare nella pornografia del dolore. La guerra fa schifo e lo sappiamo. Mostrare con accanimento certe immagini, fa male. Bisogna tenere conto che dietro gli smartphone, non ci sono solo persone tranquille, ma anche persone che hanno crisi di panico, manie, istinti d’ogni tipo. Ecco, allora, servirebbe serenità. E, allora, non c’è e non deve esserci oscurantismo verso la risata. È un onore, un onere e un diritto, quello di sorridere soprattutto in questi momenti.  

A proposito di onore e oneri, una delle tue “signore”, Mara Venier, si è trovata a essere conduttrice di Domenica In nel mezzo di due emergenze globali

Mara ci rappresenta. Sposo in toto la sua linea editoriale. Bisogna approfondire – e lei è una nonna, una zia e una mamma e penso che le faccia sinceramente male questa situazione – però anche lei ha capito che fintanto che siamo davanti alla tv, abbiamo anche la responsabilità di andare avanti. Va bene l’approfondimento, ma è anche importante riuscire nel corso di quelle tre ore che lei porta avanti, alleggerire con la musica, con l’intervista al personaggio e con tanto altro.

Da Mara Venier passiamo a un’altra delle tue signore: Maria De Filippi. È stata un’edizione di “C’è posta per te”, quella che si è conclusa sabato, meno convincente sul piano degli ascolti tv. Come la vedi? 

Maria è stata sempre una persona molto intelligente. Il programma lo ha sempre adeguato ai momenti storici del nostro paese: c’era l’emergenza lavoro e le storie erano sempre orientate verso questo dramma; c’è stata la pandemia e allora si parlava spesso di persone venute a mancare durante e per il coronavirus. L’attenzione a quello che accade intorno, è sempre molto alta. Non ti so dire il perché di questo calo di ascolti. Ne faccio un’analisi strettamente personale. Forse questo è un momento talmente delicato, come dicevamo prima, che ascoltare le disgrazie degli altri è un po’ come acuire un dolore.

Maria, Barbara e Mara: le signore della tv di Vincenzo De Lucia
Maria, Barbara e Mara: le signore della tv di Vincenzo De Lucia

Chiudiamo con un'altra grande signora della tv: Barbara D’Urso. Proprio questa sera c’è l’esordio de La Pupa e Il Secchione Show. Cosa ti aspetti?

Parlo egoisticamente. Siamo i suoi diretti competitor con Stasera tutto è possibile, quindi da un lato spero vinciamo noi, dall’altro però spero che vada bene perché così avrò nuovi spunti. Barbara ha inventato uno stile televisivo che è solo suo. La sua peculiarità è quello di essere assoluta regina di un genere televisivo. Solo lei ha la facoltà di tenere un’ora e mezza su argomenti solo apparentemente futili, riuscendo a rapirti e trasformare tutto in una pagina esagerata e coloratissima. Ha inventato le sfere, ha inventato la busta shock gold, ha inventato il caffeuccio. Tutti tormentoni importanti per chi come me poi la rappresenta in palcoscenico.

Lasciamoci con un aggiornamento su una cosa che ti avevo già chiesto, ma nel frattempo son passati un paio d’anni e magari qualcosa è cambiato: non si è mai arrabbiato nessuna per le tue imitazioni?

Che io sappia no. Ma la considerazione che io ho del mondo femminile è altissima. Da parte mia, non c’è mai stata alcuna volontà di distruggere queste donne che stimo profondamente. Anzi, per me, l’elemento dissacrante è già quello di un uomo che le imita. Cerco solo di esaltare sfaccettature e caratteristiche, nella speranza di divertire il pubblico.

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