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Tramite amicizia, Alessandro Siani: “Basta favole, in Italia lo stipendio dura meno di un’influenza”

Dal 14 febbraio al cinema c’è Tramite amicizia, il nuovo film di Alessandro Siani. Ospite nella redazione di Fanpage.it, ha spiegato come ha stravolto la sua solita comicità: “Ho voluto abbandonare i miei soliti clichè perché non è il momento storico per atmosfere favolistiche”.
A cura di Eleonora D'Amore
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Un'intervista che diventa un mini show live nella redazione di Fanpage.it. È incontenibile Alessandro Siani, ospite in occasione del lancio del suo nuovo film, Tramite amicizia, al cinema dal 14 febbraio. Primo in classifica al boxoffice nei primi giorni di distribuzione, sta riconfermando l'attaccamento del pubblico al noto comico napoletano, come ha dimostrato anche il picco di ascolto a Sanremo 2023 durante il suo monologo, nonostante sia andato in onda a tarda notte.

"Ho voluto cambiare registro, abbandonare i miei soliti clichè", ha dichiarato Alessandro Siani, "perché non è il momento storico per atmosfere favolistiche. Oggi conta il Paese reale, quello che deve fronteggiare pandemie e guerre, che si è abituato a vedere durare più l'influenza di uno stipendio".

Partiamo proprio da questo picco di share a Sanremo, arrivato quasi alle due di notte con un monologo sull'utilizzo del cellulare. Uno sguardo nostalgico sulla comunicazione del passato, che è una cosa che torna anche in questo film. Ti senti un boomer dei sentimenti?

Sì, io sono il boomer dei sentimenti. Farei proprio un partito, il partito dei boomer. Grande nostalgia sotto alcuni punti di vista, soprattutto poi ci sono delle cose che mi sorprendono. Ci sono ragazzi che si sentono soli e vanno su Google e scrivono: “Perché non ho amici?”. Mi ha sconvolto.

Nel film c'è questa frase: “L’ombra, che segue i passi dell'amicizia è il bene profondo”. Com'è nata questa frase all'interno della sceneggiatura?

È nata perché si utilizzano sempre degli aforismi quando si parla dell'amicizia, della felicità, dell'amore. Stavolta volevo creare io una frase e quindi quello che mi è venuto in mente è proprio questo, cioè l'amicizia e il bene profondo vanno insieme, come succede anche spesso nelle storie che vengono raccontate in film come Harry ti presento Sally. In una battuta che ho portato a Sanremo, mi chiedevo "ma dura di più l'amicizia o l'amore?". Continuo a rispondere, il mutuo.

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Mazzette, reddito di cittadinanza e un imprenditore depresso al centro della storia. Come hai dosato il tuo umore politico?

Lo dico in maniera obiettiva, sono dovuto innanzitutto uscire dai miei soliti cliché sul mondo dei bambini o sull’astuzia di noi napoletani. Ho messo un po’ tutto da parte per accogliere l'urgenza di un momento del Paese che non ha spazio per cose favolistiche, perché uno stipendio dura di meno di un raffreddore. In due settimane lo stipendio può finire, se non prima, e potremmo invece avere l'australiana anche per 40 giorni. Viviamo un periodo in cui c'è stato il Covid, la guerra e si parla degli UFO. Cioè, sta accadendo di tutto, quindi la verità, la fetta di vita importante, passa attraverso il parlare del lavoro e dei lavoratori.

Rispetto al personaggio di Max Tortora che è l'imprenditore depresso, hai dichiarato che ti sei ispirato totalmente alla realtà della Whirlpool.

Sì, oggi ci sono difficoltà per tutti i lavoratori, anche per quelli del settore cinema, ma quello che mi ha colpito della Whirpool che poi ho riportato nel film è stato che gli operai non si abbattevano, combattevano e addirittura da una loro idea nasce la possibilità di risolvere un problema.

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Hai detto che noti una similitudine tra lo spirito del tuo film e il Napoli di quest’anno, perché?

C'è una cosa che mi fa impazzire. Li ho incontrati spesso i calciatori del Napoli e c'è questo gruppo che fa squadra, è veramente un gruppo di amici. Si confrontano, si parlano, stanno tutti allo stesso livello, nessuno che vuole primeggiare, e questo lo trovo fantastico. È, secondo me, la vera vittoria di Spalletti.

Napoli primo in classifica con 15 punti di distacco: pragmatismo o scaramanzia?

Eh, silenzio [risate] Sai quando metti il silenzioso? Al massimo la vibrazione. Aspettiamo questa eventualità, è una città che lo merita, lo merita la squadra. E poi dopo Maradona sono passati 32 anni circa e adesso è il momento giusto, perché una botta di vita, una possibilità anche di ripristinare entusiasmo dopo tutto quello che sta accadendo mi sembra proprio la chiave migliore.

Passaggio obbligato alla colonna sonora. La canzone portante del film, “Un amico in più” di Riccardo Cocciante, accompagna benissimo le immagini e le completa. Perché hai scelto proprio questa tra le tante canzoni dedicate all’amicizia?

Ce n'erano tante, però a un certo punto, quando sulle immagini ho provato questa canzone, ti dico la verità si è fatto proprio ‘o pelo a spazzolino, ‘o fridd’ nguoll’ (la pelle d'oca, il freddo addosso, ndr). Non mi sono potuto più frenare. L'ho inserito in una scena un po’ particolare, che sottolinea l'importanza dell'amicizia e della solidarietà.

Scelte difficili quando rifinisci un film?

Fare film in generale è una cosa complicata perché passare dal capolavoro al dopo lavoro è un attimo.

Nel film, a proposito di sguardo nostalgico sul passato, i bigliettini scritti a mano sono protagonisti. Quale bigliettino a mano scriveresti tu oggi e per chi?

Mi viene in mente una frase di Luciano De Crescenzo: “La felicità è il minimo della sofferenza, non è il massimo della gioia”. Mi è rimasta impressa, secondo me significa che ci dobbiamo godere, non voglio essere retorico, le piccole cose, soprattutto le cose che ci sono intorno e delle volte non ci accorgiamo che ci avvolgono più di quello che possiamo credere.

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A proposito dell'importanza del cinema, centrale nei nostri discorsi, com'è stato il tuo ritorno in sala?

È la prima volta che esco al cinema con circa 327 sale, che sono veramente poche, quindi ottenere dei risultati importanti è complicato. Non c'è ansia da prestazione perché il mercato è questo. Però, in fondo, vedo una luce in fondo al tunnel ed è quella di un proiettore, su questo sono molto speranzoso.

Tre motivi per andare a vedere questo film in sala?

Salvare il cinema, condividere qualcosa e il terzo… sempre quel fatto del mutuo che ci dicevamo all'inizio [ride, ndr].

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