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Demo Morselli ricorda Maurizio Costanzo: “Ci sentivamo solo per gli auguri, devo tutto a lui”

Demo Morselli ha ricordato Maurizio Costanzo, morto oggi, ai microfoni di Fanpage.it.
A cura di Francesco Raiola
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Demo Morselli con Maurizio Costanzo (LaPresse)
Demo Morselli con Maurizio Costanzo (LaPresse)

I baffetti, gli stacchi, la sua presenza fissa sul palco del Maurizio Costanzo Show. Per molti quel programma è stata anche la musica e il volto del Maestro Demo Morselli, che ha accompagnato Costanzo, scomparso nelle scorse ore, per tanti anni e trasmissioni. Si sono conosciuti durante il matrimonio di Giorgio Gori e Cristina Parodi dove il musicista era lì con la sua band, il sodalizio è andato avanti per anni. Fanpage ha raggiunto il Maestro Morselli per chiedergli cosa abbia imparato in quegli anni e quali siano stati i momenti più importanti che hanno vissuto assieme.

Morselli, inutile chiederle come sta.

È stata una notizia devastante, anche perché non era trapelato nulla delle sue condizioni, negli ultimi giorni.

Come l'ha saputo?

Ero al computer quando mia moglie mi ha detto che aveva letto online che era morto Costanzo. Sono rimasto senza parole, considerando che è stato il mio padre televisivo, mi ha insegnato a stare al mio posto. Il segreto della sua longevità televisiva, secondo me, è stato proprio quello di non esagerare, stare nei limiti, capire le persone che intervistava fino a dove potevano essere chiamate in causa sia a livello personale che professionale. Guardando come si muoveva ho imparato a stare al mio posto, un passo dietro di lui. Si conteranno sulle dita di una mano le parole che ho detto al Costanzo Show: mi ha insegnato tanto, se sono diventato anche io un personaggio pubblico è grazie a lui. Gli devo tutto televisivamente, anche perché è stato lui a scoprirmi.

Quando è successo?

Lo incontrai per la prima volta al matrimonio di Giorgio Gori e Cristina Parodi, feci un pezzo di Glenn Miller con la Big Band, perché ero stato invitato come musicista, e lui venne da me, mi diede la mano e mi disse: "Morselli, io e lei faremo tanta strada insieme". Poi facemmo Un disco per l'estate, Buona domenica e tanti anni di Costanzo Show.

Vi sentivate ancora?

Ci sentivamo per gli auguri, spesso, e in più ultimamente abbiamo fatto una puntata di reunion di Buona domenica, nella nuova serie del Costanzo Show, ci siamo visti lì e mi ha fatto un sacco piacere, è sempre stato il più bravo. C'erano Claudio Lippi, Paola Barale, insomma un po' di persone con cui ho trascorso un pezzo di vita insieme, poi da quella volta non ci siamo più sentiti. Ci siamo mandati gli auguri per Natale via messaggio, ma purtroppo non l'ho più visto.

Da sx Luca Laurenti, Claudio Lippi, Maurizio Costanzo, Laura Freddi e Demo Morselli (LaPresse)
Da sx Luca Laurenti, Claudio Lippi, Maurizio Costanzo, Laura Freddi e Demo Morselli (LaPresse)

Qual era la sua dote umana che l'ha colpita? Quella per cui lo ricorderà?

La sua dote migliore era quella di essere un uomo consapevole dei suoi limiti professionali. Lui non voleva mai mollare, voleva sempre stare sul pezzo e mi disse una cosa molto importante: "Ricorda Morselli che il giorno che in cui non saremo più in televisione, non ci sarà nessuno che verrà a protestare né sotto Mediaset né da altre parti per dire che ci vorranno di nuovo". Lui sapeva che se avesse mollato non ci sarebbe stato altro: purtroppo quello della tv è un mondo che non fa prigionieri, in cui le luci si possono accedere facilmente, ma si possono anche spegnere molto facilmente. Questa cosa me la ricordo perché poi nel corso della mia carriera è successo tante volte. Poi per fortuna la ruota gira e ci sono state altre occasioni. Era era una persona preparatissima, con una proprietà di linguaggio eccezionale, una lucidità nell'intervistare tutte le persone, dalle più importanti a quelle incontrate per caso al Costanzo Show, aveva sempre questa capacità di tirare fuori da tutti anche cose segretissime.

Qual è il momento che ricorda con affetto tra voi due?

Lui per me aveva un debole, capiva perfettamente quali erano le mie angosce e i miei limiti. Ad esempio, io nasco come trombettista e la mia carriera come Maestro è nata per caso, con lui che sapeva benissimo che io ero proiettato in un ambiente quasi sconosciuto, quello della televisione. In più, facendo Buona domenica con 4-5 ore di diretta e ospiti importantissimi, da Ricky Martin a Phil Collins, a volte potevo titubare, così lui mi prese da parte e mi disse: "Non ti preoccupare, tu fai quello che riesci a fare. Se tu sei qua è perché io voglio che tu sia qua, so quali sono le tue capacità. Arriva dove riesci ad arrivare e vedrai che col tempo riuscirai a crescere e a fare quello che tutti speriamo che tu possa fare". E infatti è stato così, poi ovviamente uno studia, si prepara, capisce un po' il meccanismo. È stato colui che non mi ha mai chiesto di fare delle cose che non ero capace di fare oppure che non avessi voglia di fare, mi ha sempre dato carta bianca.

Tipo?

Ricordo che quando morì Papa Wojtyla dovevamo andare in onda con Buona Domenica e fare con la mia orchestra della musica poteva risultare un po' stridente, allora mi chiese: "Vogliamo fare questo?", io gli facevo capire che forse non era possibile e lui mi disse: "Ok, capisco, questo non si può fare, facciamo quest'altro". Senza bisogno che io dicessi troppo lui capiva che un certo tipo di musica non la volevo fare e alla fine mi diede carta bianca e facemmo l'Ave Maria e cose così. Si fidava molto delle persone, non solo di me, capiva se era il caso di insistere su una cosa o no, ma per quanto mi riguarda non mi ha mai chiesto niente, non mi ha mai detto: "Fai questo piuttosto che un altro", anche per gli stacchi che facevamo al Maurizio Costanzo show mi dava carta bianca.

E quello era un MCS dove passavano tutti, no?

Certo, era un Costanzo Show con ospiti internazionali, quindi la preparazione doveva avvenire in pochi minuti.

Qual è stato l'evento più incredibile che ricorda?

La cosa che ricordo con più affetto è quando morì Lucio Battisti e Costanzo in mezza giornata organizzò un concerto al Campidoglio con la mia orchestra, con tutti gli ospiti che Lucio aveva conosciuto. Facemmo questo concerto con 40 pezzi, con ospiti incredibili e col pubblico che cantava tutti i pezzi davanti a una folla sterminata, saranno state 100.000 persone. Questa è stata la cosa più emozionante.

Come organizzaste?

Appena seppe la notizia della morte di Battisti mi chiamò e mi disse che dovevamo fare quell'omaggio e anche se non c'era tempo sapeva che poteva contare su di me. Con la mia orchestra abbiamo fatto 40 pezzi, abbiamo cominciato a provarli dalla mattina fino al pomeriggio e siamo andati in onda in diretta. È stata la cosa più bella che ricordo abbia fatto insieme a Maurizio, professionalmente. Poi ci sono state anche tante risate, tante cene e tanti viaggi insieme. Quella volta però ho sentito la sua fiducia, quella che si dà a chi deve prendere le decisioni, ai capi, perché sapeva che senza repertorio, in quel momento, non si sarebbe potuto fare niente e io per fortuna avevo tantissime pezzi.

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