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Un dollaro all’Unicef per ogni insulto su Twitter: l’iniziativa di una donna musulmana

Una sociologa musulmana australiana ha deciso di donare un dollaro all’Unicef per ogni offesa anti Islam ricevuta su Twitter. “Mi è sembrata una risposta tangibile all’odio virtuale”, ha spiegato.
A cura di C. T.
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Susan Carland

Susan Carland è una sociologa musulmana molto nota in Australia sia per la sua cattedra alla Monash University di Melbourne, che per essere la moglie di un famoso conduttore televisivo. La sua esposizione mediatica l'ha spesso costretta a ricevere sui social network insulti e messaggi anti Islam. "Ricevo quotidianamente messaggi, sia su Twitter, sia su Facebook, da parte di ‘coraggiosi sostenitori della libertà' che si nascondono dietro ad account anonimi, in cui vengo accusata di amare l'oppressione, la guerra e il sessismo. Mi dicono che devo andare via dall'Australia, che devo morire, che sono una jihadista", ha raccontato. Carland ha in un primo momento provato a reagire, ma poi ha dovuto arrendersi a ignorare o bloccare queste persone. "Come donna musulmana, le persone di molti quartieri differenti si sentono in dovere di dirmi come vestirmi e come comportarmi. Sembrano addirittura determinati a dirmi in cosa credere", ha spiegato.

Per reazione ai continui insulti, lo scorso 22 ottobre ha deciso che avrebbe donato un dollaro in beneficenza all'Unicef per ogni tweet ostile ricevuto.

"Mi è piaciuta particolarmente l’idea di donare questi soldi all’Unicef, molto spesso sono bambini che si trovano in condizioni orribili che sono la rappresentazione diretta dell’odio, della guerra, della povertà, dell'ingiustizia e della violenza" ha spiegato Carland. "Questi bambini – ha aggiunto – sembrano come un ‘recipiente naturale' per l’antidoto contro l’odio. Donare a loro ogni volta che sono stata molestata mi è sembrata una risposta tangibile all’odio virtuale".

L'iniziativa della sociologa australiana ha avuto molto seguito, ha ricevuto il plauso di numerose associazioni e cittadini e il ringraziamento della stessa Unicef.

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