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Teatro di Roma diventa Fondazione, ma per i lavoratori nessuna garanzia per il futuro

A oggi il 40% dei lavoratori di Teatro di Roma è precario. Con il passaggio a Fondazione chiedono di essere stabilizzati, ma né le istituzioni né la gestione commissariale ha risposto alle richieste di garanzie sul loro futuro.
A cura di Valerio Renzi
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Teatro di Roma si appresta a diventare Fondazione uscendo dal commissariamento. Ne entreranno a far parte l'Argentina, l'India, il Teatro Torlonia e il Teatro Valle. Al momento la direzione commissariale non si è impegnata a stabilizzare nessuno dei lavoratori e delle lavoratrici precari o esternalizzati in questo frangente, né offerto garanzie occupazionali. Così un gruppo di lavoratori ieri si è recato fuori dal Teatro Argentina con volantini per gli spettatori e cartelli che recitavano: "La precarietà è un brutto spettacolo".

Oggi il 40% dei lavoratori di Teatro di Roma è precario. Si tratta di 12 stagionali, 20 scritturati, del servizio di biglietteria e del servizi di sala (già oggi parzialmente esternalizzati), per cui non è stata data garanzie ai sindacati di continuità occupazionale, così come per i lavoratori in appalto che si occupano delle pulizie, della manutenzione e della guardiania. Mansioni di cui di certo anche la futura Fondazione Teatro di Roma non potrà fare a mano.

La paura dei sindacati è che il nuovo ente voglia arrivare alla costituzione tagliando sui costi, non facendosi carico dei lavoratori oggi precari e magari arrivando a esternalizzare completamente i servizi di sala e di biglietteria. Una scelta apparentemente incomprensibile, visto che la Fondazione sarà più ricca di quella che oggi è solo un'associazione, con l'ingresso come soci di Roma Capitale, Regione Lazio e del Mibact, e avrà più agibilità di attrarre finanziamenti anche da parte di sponsor e donors . Ma dalla commissaria Giovanna Marinelli oggi non è pervenuta nessuna garanzia, e anche il comune di Roma non ha offerto rassicurazioni.

Quel che è certo è che la Fondazione non coinvolgerà la rete dei Teatri in Comune, che comprende il Teatro di Villa Pamphij, e i cosiddetti teatri di periferia di Quarticciolo, Ostia e Tor Bella Monaca per i quali si delinea il passaggio a Zetema, la municipalizzata del Campidoglio che si occupa di cultura. E anche qua il futuro è incerto.

"Da mesi chiediamo garanzie sul futuro occupazionale in tutte le sedi, alla gestione commissariale e alle istituzioni direttamente coinvolte  – spiega Tiziano Trobia delle Camere del Lavoro e Precario – Abbiamo più volte rappresentato come questa transizione doveva e poteva essere un'occasione per fare i conti con la precarietà che da vent'anni tiene in vita il Teatro di Roma. Per questo daremo vita a una mobilitazione per chiedere la riconferma di tutto il personale attualmente impiegato".

"A Roma Capitale e Regione Lazio chiediamo un impegno in quanto soci fondatori della nascente Fondazione per stabilizzare i precari che da anni lavorano all'interno di Teatro di Roma, parliamo di dare continuità occupazionale a chi già lavora ma anche di non disperdere know-how e professionalità", spiega un lavoratore.

"Non possiamo stare in balia della nomina di un futuro direttore, queste scelte chiediamo che vengano fatte a monte dalla politica che deve fare delle scelte per la cultura pubblica a Roma. – prosegue – Non c'è nessun motivo per aspettare, sarebbe un segnale importante, un esempio che parlerebbe a tutto il Paese. Siamo precari da tanti tanti anni, copriamo tutta la stagione con contratti che non garantiscono un minimo mensile per gli stagionali, dove non ci sono ferie né permessi".

Vediamo cosa accadrà al prossimo atto, se le istituzioni locali si decideranno a entrare in scena.

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