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Sinagoga vandalizzata, le attiviste del quartiere: “Condanniamo il gesto, ma respingiamo colpevolizzazione mediatica”

Le attiviste dell’Assemblea autonoma di Monteverde condannano il vandalismo alla targa dedicata a un bambino e precisano di non aver avuto alcun coinvolgimento, respingendo i collegamenti tra il corteo per la Palestina e gli episodi.
A cura di Natascia Grbic
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A sinistra la targa vandalizzata, a destra il corteo a Monteverde.
A sinistra la targa vandalizzata, a destra il corteo a Monteverde.

"Condanniamo con forza ciò che è accaduto. Consideriamo infame vandalizzare una targa dedicata a un bambino, oltre al fatto che non saremmo mai andati a fare le scritte in quel luogo, che sappiamo avere una sensibilità specifica. Tuttavia, molte testate hanno immediatamente creato un collegamento errato tra il corteo pro-Palestina e questi episodi. Una strumentalizzazione superficiale che rispediamo al mittente. E tra l'altro, quella non è nemmeno la nostra firma". A parlare a Fanpage.it sono le attiviste dell'Assemblea autonoma di Monteverde, gruppo da anni attivo nel quartiere che include ragazze e ragazzi giovanissimi che in questi anni si sono spesso mobilitati a sostegno della Palestina. Dopo la vandalizzazione della sinagoga di Monteverde, e l'imbrattamento della targa dedicata a Stefano Michael Gaj Tachè, è cominciata a girare la voce che le due persone riprese dalle telecamere di sorveglianza fossero parte proprio dell'Assemblea autonoma di Monteverde. Accuse che gli attivisti respingono con forza.

"Viviamo in un quartiere dove mobilitarsi a sostegno della Palestina è sempre stato complicato – spiegano -. Diverse volte, da quando abbiamo provato a organizzare cortei, ci è stato impedito di manifestare. Fino ad arrivare a episodi davanti al Manara, quando è stata attaccata la scuola, e poi casi più eclatanti, come quello del Caravillani, con l'aggressione di alcuni esponenti della comunità del tempio a studenti e professori, e il pestaggio di un giovane medico dopo il presidio per Gaza allo Spallanzani.  La nostra assemblea, è bene precisarlo, è composta soprattutto da ragazzi, studenti universitari e dei licei, che cercano di attivarsi a sostegno della causa palestinese. Il corteo dell’altro giorno nasceva proprio in risposta alle ultime due aggressioni, quelle al Caravillani e al medico. Siamo passati davanti al San Camillo, dove c’è stato un intervento dei sanitari per Gaza: lì era esposto anche uno striscione che riprendeva le mobilitazioni recenti e criticava l’economia di guerra, mettendo a confronto i fondi privati destinati all’industria bellica e i fondi pubblici, come quelli della sanità. Il percorso del corteo ha attraversato Monteverde Nuovo e Monteverde Vecchio, per poi tornare al punto di partenza in piazza dei Quattro Venti. Siamo transitati più o meno vicino al Caravillani, ma quella via era completamente blindata: non siamo mai stati nei pressi della sinagoga. I ragazzi hanno fatto un intervento, ma tutto si è svolto a centinaia di metri di distanza".

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La manifestazione non si è nemmeno avvicinata alla sinagoga. Ma in ogni caso, specificano, non avevano nessun interesse ad andare davanti a quel luogo. "C’era un grande dispiegamento di forze dell’ordine, con molte camionette, perché domenica si teneva un evento al tempio in concomitanza con il nostro corteo", continuano. "Per evitare qualunque rischio di disordini, abbiamo seguito un percorso diverso da quello abituale. La via è rimasta completamente blindata dal pomeriggio fino alla sera, anche in occasione della partita Roma–Napoli. In serata tutti sono rientrati a casa senza che accadesse nulla. Evidentemente, però, qualcun altro, estraneo sia all’assemblea sia al corteo, ha compiuto alcune azioni poi riprese dalle telecamere di sorveglianza. La mattina successiva abbiamo appreso la notizia: sul posto c’erano giornalisti e forze dell’ordine, e l’episodio ha ricevuto ampia mediaticizzazione".

Le attiviste dell'Assemblea autonoma sono chiari:  "Condanniamo con forza ciò che è accaduto. Consideriamo infame vandalizzare una targa dedicata a un bambino. Tuttavia, molte testate hanno immediatamente creato un collegamento errato tra il corteo per la Palestina e questi episodi. Il problema principale è che nessuno sembra interessato a comprendere davvero la situazione del territorio, la sua delicatezza e i pregressi, né a leggere i comunicati che avevamo diffuso e che chiarivano l’assenza di qualsiasi legame con quelle azioni. C’è stata molta superficialità. Non vogliamo minimizzare la gravità dei fatti, ma intendiamo chiarire la nostra posizione: condanniamo l’atto disumano contro la targa del bambino, che ostacola il lavoro quotidiano che facciamo per spiegare che sostenere la Palestina non significa essere antisemiti. Allo stesso tempo, condanniamo l’estrema semplificazione che è stata fatta nel racconto mediatico di questi eventi".

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