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Sepoltura forzata dei feti, Ama: “Sono gli ospedali che forniscono il nome delle madri”

In una nota, Ama – Cimiteri Capitolini dichiara che l’azienda non ha mai rapporti con le donne che hanno abortito, e che sarebbe l’ospedale a fornire i nominativi da apporre sulle tombe. “Sono le stesse strutture sanitarie che recepiscono le volontà delle pazienti sul prendersi in carico o meno la sepoltura del feto, entro le 24 ore successive all’evento, così come previsto all’art. 7 punti 2 e 4 del Dpr 285/90”.
A cura di Natascia Grbic
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"In merito a quanto riportato dai media ancora in queste ore, Ama-Cimiteri Capitolini ribadisce che le operazioni di sepoltura dei feti si svolgono nel pieno rispetto della normativa vigente". Inizia così il comunicato dell'azienda riguardo ai numerosi casi venuti alla luce negli ultimi giorni di feti sepolti con il nome della donne senza che quest'ultime ne fossero a conoscenza. Ad apporre il segno funerario, infatti, è proprio AMA: che, però, sostiene di aver seguito le istruzioni delle strutture sanitarie. "L'azienda agisce esclusivamente in presenza di richiesta di sepoltura da parte delle strutture sanitarie, che hanno il rapporto diretto con le madri che effettuano gli interventi terapeutici".

"Le strutture sanitarie – continua la nota – assumono e trasmettono ad Ama Cimiteri Capitolini l'autorizzazione alla sepoltura della Asl territoriale, che agisce in qualità di ufficiale di stato civile per i feti entro la ventottesima settimana. Sono le stesse strutture sanitarie che recepiscono le volontà delle pazienti sul prendersi in carico o meno la sepoltura del feto, entro le 24 ore successive all'evento, così come previsto all'art. 7 punti 2 e 4 del Dpr 285/90″. Cosa succede se la donna rifiuta la sepoltura? "Viene comunicato alle madri che la struttura ospedaliera procederà a richiedere la sepoltura ‘per beneficenza' che avverrà, in base al Dpr 285 del 1990 e in base al Regolamento di Polizia Mortuaria di Roma Capitale, utilizzando ai fini della sepoltura le generalità della mamma stessa". Secondo quanto dichiarato dall'azienda, sarebbe la struttura sanitaria a dover acquisire il consenso della madre. Sono gli ospedali che hanno accesso ai dati sensibili delle donne, mentre Ama "non ha alcuna interlocuzione con le pazienti".

Presentata denuncia in Procura

Oggi l'associazione Differenza Donna ha presentato una denuncia in Procura. Per ora sono circa trenta le donne che hanno scoperto il loro nome su una tomba al Cimitero Flaminio. Tutto contro la loro volontà, e senza che ne fossero a conoscenza. Tutte insieme hanno deciso di intraprendere un'azione legale collettiva. "Chiediamo alle donne di informarsi sui loro territori per essere consapevoli di quante di noi sono state violate da un sistema e da istituzioni che decidono arbitrariamente di controllare le nostre vite, i nostri corpi, le nostre scelte – spiega l'associazione, invitando le donne a rivolgersi al proprio ufficio legale – Scopriamo quanti dei nostri nomi sono stati iscritti in violazione dei nostri diritti e in contrasto con le norme relative alla privacy nonché della legge 194 che così tanto ha richiesto lotte anni impegno determinazione, per essere approvata.Contattateci per agire insieme e pretendere giustizia rispetto piena cittadinanza".

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