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Ragazzo malato aggredisce poliziotti, loro sparano: “Assurdo che finisca a Regina Coeli”

I poliziotti gli hanno sparato durante un tentativo di TSO, dopo che ha provato ad aggredirli: ora il ragazzo con gravi disturbi mentali rischia di essere trasferito in carcere.
A cura di Beatrice Tominic
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"Il padre aveva chiamato soccorsi per curarlo, adesso invece si ritrova ferito e accusato di tentato omicidio". Questo è quanto dichiarato a Fanpage.it dalla Garante dei diritti dei detenuti, Gabriella Stramaccioni sulla vicenda di J., ragazzo con gravi disturbi mentali contro cui qualche settimana fa sono stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco. A sparare sono stati dei poliziotti, durante un tentativo non riuscito di trattamento sanitario obbligatorio (TSO): secondo quanto hanno dichiarato, il giovane li avrebbe aggrediti con un coltello e loro si sarebbero difesi. Adesso è ricoverato all'ospedale Pertini, ma rischia, nonostante i gravi disturbi mentali, di essere trasferito nel carcere di Regina Coeli.

La ricerca di una struttura idonea

Per il giovane, però, a causa dei gravi disturbi mentale di cui soffre, il carcere non è la scelta idonea: "Adesso è ricoverato all'ospedale Pertini, stiamo aspettando il magistrato per l'invio in carcere perché per le indagini ci vorrà un po' di tempo – ha spiegato la Garante Stramaccioni – Nel frattempo, però, gli è stata notificata la permanenza in carcere a Regina Coeli e stiamo cercando di evitarlo: stiamo chiedendo che possa essere inserito in una REMS (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza, ndr) o comunque in una qualsiasi struttura di cura".

Il ragazzo non è in grado di intendere e di volere e già da tempo gli è stata diagnosticato un disturbo di schizofrenia. Il papà è già suo tutore e deve assumere delle medicine specifiche: proprio per quello è stato lui a mettersi in contatto con le autorità in quella fatidica sera.

I fatti

Il ragazzo non assumeva da tempo le medicine di cui aveva bisogno: "L'ultima volta è stata nel mese di maggio – ha continuato a spiegare Stramaccioni – Pare che il csm (Centro di salute mentale, ndr), si sia presentato a casa sua per la puntura a giugno, ma che poi non l'abbia fatta: sarebbe stato proprio il ragazzo a rifiutarsi. Poi sarebbe stato un po' abbandonato, senza le cure adeguate".

Anche il papà, però, si trova in forti difficoltà e inizia ad avere difficoltà nel seguire il figlio in queste condizioni: "È lui che ha chiamato il medico per il tso. Il figlio non prendeva i farmaci da tempo ed il suo stato era peggiorato: il ragazzo era così agitato che il medico non è riuscito a trattenerlo e ha dovuto chiamare la polizia – ha raccontato la Garante a Fanpage.it – Una volta sul posto gli agenti hanno allontanato i familiari e hanno provato ad utilizzare il taser, che sembra non abbia funzionato: è allora che avrebbero sparato". Dopo l'uso del taser il ragazzo si è sentito braccato e ha provato a reagire, a suo modo: "Si tratta di un ragazzo magro, non dotato di una prestanza fisica poderosa".

Gli spari e la degenza

I poliziotti, secondo quanto hanno dichiarato, avrebbero agito per difendersi, sparando tre colpi: uno lo ha colpito di striscio, uno alla spalla e l'ultimo all'addome: "La cosa più grave è che gli abbiano sparato all'addome, agli organi vitali – ha continuato Stramaccioni – È questo terzo colpo che gli sta causando maggiori problemi: il proiettile è arrivato alla colonna vertebrale. Non si sa ancora se resterà paralizzato: sicuramente senza busto non potrà stare in piedi, poi ci sarà da capire eventuali complicazioni o danni permanenti." Per questa ragione il ragazzo si trova ancora ricoverato all'ospedale Pertini, sotto le cure costanti del personale sanitario. "Sarebbe assurdo se alla fine di questa cura dovesse andare a Regina Coeli, dove però è già stato assegnato con l'accusa di tentato omicidio."

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