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Operaio morto alla Farnesina, il padre: “Nessuno ha sentito le urla, magari poteva essere salvato”

Il padre dell’operaio morto al ministero degli Esteri punta il dito contro la sicurezza della Farnesina: “Com’è possibile che nessuno abbia fatto dei controlli?”.
A cura di Natascia Grbic
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"La mia rabbia è tutta nei confronti di chi è addetto alla vigilanza del ministero più sicuro tra tutti i ministeri, la Farnesina. Com'è possibile che nessuno fa dei controlli per comprendere chi rimane dentro a quel palazzo? E se mio figlio fosse stato un terrorista? È possibile che non si verifica chi si aggira e per quanto tempo nei corridoi del dicastero? A me la mattina in cui sono arrivato dopo essere stato avvertito di quanto successo, nonostante fossi il padre di una vittima, mi sono stati chiesti i documenti e sono stato controllato al metal detector. Invece mio figlio morto non l'ha visto nessuno. Voglio la verità". A parlare in un'intervista rilasciata a la Repubblica è Luigi Palotti, il padre dell'operaio di 39 anni morto schiacciato dall'ascensore mentre lavorava al ministero degli Esteri. L'uomo non si dà pace: il suo dubbio è che Fabio fosse ancora vivo dopo l'impatto col mezzo, che magari abbia urlato per farsi sentire da qualcuno. "Se qualcuno lo avesse trovato in tempo, se qualcuno avesse sentito le sue urla, forse Fabio si sarebbe salvato? Magari era ferito, e invece è finita così".

Ciò che il padre di Fabio vuole sapere, è cosa prevede il regolamento in caso di manutenzione degli ascensori. Ossia se il figlio potesse stare da solo oppure no. Se qualcuno fosse stato con lui, infatti, forse avrebbe potuto dare l'allarme e Fabio si sarebbe potuto salvare. Da capire anche cosa sia successo, e come mai l'ascensore si sia mosso mentre il 39enne stava lavorando. Per questo accertamenti sono stati disposti sul mezzo: si vuole capire se Fabio si sia scordato di mettere l'ascensore in modalità ‘manutenzione', o se il pulsante non abbia funzionato. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, al momento contro ignoti. Saranno ascoltati il collega di Fabio che ha trovato il corpo, e il titolare della ditta per cui lavorava. Ma la famiglia di Fabio vuole sapere dove sia il suo cellulare: quello di servizio è stato trovato, ma non quello personale. "Non è stato ancora trovato nonostante fosse stata sollecitata la ricerca – ha dichiarato l'avvocato Michele Montesoro – Nessuno si perde il cellulare, e non è stato cercato nel vano ascensore dove molto probabilmente è caduto. È molto strano"

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