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Eritrei assolti per favoreggiamento dell’immigrazione: “Sentenza storica, farà giurisprudenza”

Accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, quattro cittadini eritrei sono stati assolti senza rinvio dalla Cassazione. Una sentenza destinata a fare la storia: la solidarietà tra migranti, anche se irregolari, non è reato.
A cura di Natascia Grbic
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"Agaish vuol dire ‘ospite', aiuta tuo fratello. Per la nostra cultura l'ospitalità è sacra, è radicata dentro di noi come ci hanno insegnato i nostri genitori e sarebbe inconcepibile non offrirla. Nel nostro paese all’ospite si lascia il proprio letto e si offre il miglior cibo. In più, quando si è fuori dal proprio Paese, il sentimento di solidarietà cresce, perché abbiamo vissuto le stesse difficoltà". G. Afewerki, G. Abraha, M. Hintsa e G. E. Kidane sono i quattro cittadini eritrei assolti senza rinvio dalla Cassazione perché ‘il fatto non sussiste'. Erano accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: hanno passato diciotto mesi della loro vita dietro le sbarre, in carcere. In primo grado il pubblico ministero aveva chiesto per loro pene per oltre quindici anni di reclusione. Il motivo? Aver offerto cibo e ospitalità ai propri connazionali arrivati dall'Eritrea.

L'arresto dopo lo sgombero del campo di Ponte Mammolo

L'incubo per i quattro comincia con l'arresto nel 2015 di un falegname eritreo, accusato di essere Mered Medhanie, noto come il ‘Generale'. Quell'uomo però è stato vittima di uno scambio di persona: non era il trafficante di esseri umani. Il suo arresto ha poi portato al fermo, sempre nel 2015, di G. Afewerki, G. Abraha, M. Hintsa e G. E. Kidane. E qui entrano in gioco le intercettazioni, con traduzioni sbagliate smontate poi dalla difesa. Come la parola ‘Agaish': per l'accusa voleva dire ‘cliente' dell'organizzazione. Ma ‘Agaish‘ in tigrino vuol dire ospite. Oppure ‘hawala', considerato il sistema economico di sfruttamento, che altri non è che un interscambio legale utilizzato anche dalle banche. Le accuse di organizzazione del traffico internazionale di esseri umani e associazione a delinquere sono cadute in primo grado. È rimasta in piedi quella di favoreggiamento, che ha portato a due condanne per i quattro eritrei, in primo e in secondo grado. Fino a che non è intervenuta la Cassazione, annullando senza rinvio quelle sentenze. G. Afewerki, G. Abraha, M. Hintsa e G. E. Kidane non sono colpevoli di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Sono stati solidali con i loro connazionali, con chi ne aveva in quel momento bisogno. E la Cassazione ha stabilito che questo non può essere reato.

"Una sentenza che fa giurisprudenza e scardina l'articolo 12"

Una sentenza storica, destinata a fare giurisprudenza. "La sua importanza è duplice – spiega a Fanpage.it l'avvocata Tatiana Montella, che ha rappresentato i quattro cittadini eritrei insieme alle legali Raffaella Flore, Giuseppina Massaiu e Ludovica Formoso – Innanzitutto scardina l'articolo 12, ossia il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, costringendo a valutare in maniera più pregnante e stringente cosa sia favoreggiamento e cosa no. Ma è una sentenza importante anche politicamente: viene riconosciuto che tra i migranti esistono forme di solidarietà simili, uguali e legittime come quelle degli attivisti. Così come è stato per Andrea Costa (il presidente di Baobab Experience, N.d.R.), assolto anche lui per lo stesso reato. Questa lettura rompe il tentativo politico e giuridico di condannare la solidarietà". Il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, infatti, sussiste anche quando non vi sia un ritorno economico per gli accusati. "In questo modo chiunque offra anche un panino a un migrante senza documenti rischia il processo – continua Montella – Questa sentenza cambia le cose".

"Impossibile non essere solidali con chi è in difficoltà"

"Come si fa – concludono Afewerki, Abraha, Hintsa e Kidane – a non sviluppare un sentimento di mutuo soccorso se si è affrontati insieme un viaggio nel deserto, i lager in Libia, dove molti hanno assistito inermi alle violenze contro le donne, venduti da un trafficante all'altro come se fossero merce di scambio? Come si fa a non sviluppare un sentimento di solidarietà? La nostra solidarietà è la solidarietà tra le persone in difficoltà, ed è molto forte, indissolubile, moralmente doverosa e umanamente spontanea. Io sono stato agaish e ho aiutato altri agaish, perché siamo tutti agaish".

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