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Cerca di uccidere un 28enne sotto casa con sei colpi di pistola: arrestato dopo tre anni

Il tentato omicidio è avvenuto a Ostia nel 2019. Il movente sembra legato a questioni relative alla gestione delle piazze di spaccio nella zona.
A cura di Natascia Grbic
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Immagine di repertorio
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Un uomo di trent'anni è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Ostia con l'accusa di tentato omicidio. L'8 aprile 2019 avrebbe tentato di uccidere un ragazzo di ventotto anni sparandogli contro sei colpi di pistola. Nessuno di questi è andato a segno, e il giovane – grazie anche a una forte resistenza – è riuscito a fuggire. A tre anni di distanza da quei fatti, oggi i carabinieri hanno arrestato il presunto responsabile, uno dei boss della malavita organizzata romana che gravita nella zona di Ostia. Alla base del gesto, la contesa delle piazze di spaccio. I complici dell'uomo non sono stati ancora identificati: si tratta di sei persone che lo hanno aiutato a compiere l'agguato, e che sono fuggite subito dopo il tentato omicidio. Il 30enne arrestato è stato portato nel carcere di Civitavecchia. Deve rispondere, oltre che di tentato omicidio aggravato, anche di detenzione di arma clandestina e ricettazione in concorso.

L'agguato risale all'8 aprile 2019, ed è avvenuto a Ostia in una palazzina popolare di via delle Ebridi. Il 28enne stava rientrando a casa quando nell'androne ha trovato un commando composto da sette persone che lo voleva uccidere. Uno di queste, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, sarebbe proprio il 30enne, noto boss della zona conosciuto alle forze dell'ordine per i suoi precedenti penali. Sul posto sono arrivati i carabinieri del R.I.S. di Roma e i colleghi della sezione operativa di Ostia, che hanno effettuato un sopralluogo e raccolto le prove, tra cui varie tracce ematiche. È emerso che a sparare è stata una calibro 9, trovata poi in un locale della stessa palazzina insieme a una pistola Makarov, pure questa utilizzata nell'agguato. L'arrestato è stato portato in carcere, le indagini continuano per dare un volto e un nome alle altre persone che hanno partecipato all'agguato.

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