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Amianto sui bus, Cotral condannata per la morte dell’autista Vincenzo Cecchini: 157mila euro ai figli

Vincenzo Cecchini aveva 59 quando è morto. Secondo il Tribunale di Roma Cotral, l’azienda per cui lavorava, non avrebbe messo i suoi lavoratori in condizioni di sicurezza nonostante la presenza dell’amianto, di cui già all’epoca era nota la pericolosità.
A cura di Natascia Grbic
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Saranno risarciti da Cortral con 157mila euro i figli di Vincenzo Cecchini, l'autista morto a 59 anni per adenocarcinoma polmonare da amianto. lo ha stabilito il Tribunale di Roma, condannando l'azienda a pagare i danni ai due, che all'epoca della morte del padre avevano trenta e trentuno anni. Così come è stato anche per la madre, ai due uomini è stato riconosciuto anche il danno biologico di natura psichica dato il livello di sofferenza fisica e psicologica enorme patito da Cecchini nei mesi in cui ha provato a guarire in tutti i modi.

"Cecchini – dichiara l'Osservatorio Nazionale Amianto – per oltre dieci anni è stato operaio, manovale d'officina, e poi autista per Cotral svolgendo, negli anni, anche mansioni consistenti nella manutenzione delle scale mobili delle stazioni della metropolitana di Roma che presentavano molte componenti in amianto. Come autista di linea ha condotto mezzi pesanti, autobus e pullman ancora con vari parti in asbesto, con esposizione a polveri e fibre di amianto. È stato esposto, quindi, alla fibra killer, così come a residui della combustione, benzene e altri cancerogeni per il sistema respiratorio, in assenza di strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale".

I consulenti tecnici hanno riconosciuto "la sussistenza del nesso fra l'esposizione lavorativa e l'insorgenza dell'adenocarcinoma polmonare diagnosticato". Non sono state messe in campo dall'azienda soluzioni a tutela dei lavoratori, ed è stato stabilito che "non può non dubitarsi della responsabilità della società resistente per l'omessa adozione di quelle cautele che avrebbero ridotto il rischio".

A Vincenzo Cecchini è stata diagnosticata la malattia a novembre 2010. Era andato in ospedale a Rieti perché si era rotto la clavicola, ed era stato sottoposto a tac, che ha evidenziato la massa tumorale. Qualche mese più tardi, il 22 luglio 2011, si è spento, dopo essersi sottoposto a tantissime visite al Policlinico Gemelli di Roma. Il 59enne ha sperato fino all'ultimo di trovare un modo e una cura per sopravvivere: nemmeno nove mesi dopo, è deceduto. Secondo quanto stabilito dal Tribunale di Roma, è stata l'esposizione all'amianto a ucciderlo: e l'azienda per cui lavorava avrebbe dovuto tutelarlo. Già a dicembre 2022, Cotral Spa era stata condannata a pagare quasi 79mila euro alla moglie dell'uomo: adesso, il risarcimento è stato riconosciuto anche ai figli.

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