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Il Pd silura Mineo. In 13 si autosospendono. Renzi: “Siamo a un bivio”

Il senatore sostituito con Zanda in Commissione Affari costituzionali dopo il suo no alla riforma della legge elettorale voluta da Renzi. Il premier: “Non ho preso il 41% per lasciargli il futuro del Paese”.
A cura di Antonio Palma
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L'esplicita e netta opposizione di Corradino Mineo alla nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum voluto da Renzi e Berlusconi, era diventato un scoglio insormontabile per il Pd che ha deciso così di intervenire pesantemente dando il benservito all’ex direttore di RaiNews 24. Dopo un tira e molla durato settimane, giovedì in tarda serata, infatti, l'ufficio di presidenza del gruppo parlamentare di palazzo Madama ha deciso di sostituire il senatore in commissione Affari costituzionali del Senato con il capogruppo Luigi Zanda. Con questa mossa il Partito Democratico di fatto blinda il voto della commistione parlamentare che con la presenza di Mineo era diventato incerto. L'escamotage è stato possibile perché Mineo non era un membro permanente della commissione, dal momento che aveva sostituito Marco Minniti andato al governo. Come spiegano dalla direzione del partito,  l'ufficio di presidenza del gruppo parlamentare ha deciso così di rendere permanenti tutti i membri della prima commissione confermando però solo due dei tre membri sostituti e lasciando fuori proprio il dissidente Mineo.

Protestano Mineo, Civati e Fassina: "Decisione grave"

"È un errore: non è utile né a Renzi né al governo né al partito cercare di far passare in commissione le riforme con un muro contro muro. È un autogol per il governo e per il partito" ha commentato Mineo appena ha appreso della sua sostituzione, rivelando: "Non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale della mia sostituzione nella commissione Affari costituzionali del Senato. Me l'ha detto il collega Walter Tocci, che a sua volta l'aveva saputo da altri". "Mi pare abbiano commesso un errore politico, è una decisione che non capisco e non approvo" ha concluso Mineo. "È la cosa più grave che potesse capitare" ha commentato  invece il deputato del Pd Pippo Civatia, cui ha fatto eco anche Stefano Fassina che ha parlato di decisione grave e di "un segno di debolezza per chi intende evitare di fare le riforme a colpi di maggioranza". "Chiediamo alla presidenza del gruppo Pd del Senato di rivedere la decisione presa" ha concluso Fassina.

Tredici senatori del Pd si autosospendono in segno di protesta

Non tarda ad arrivare la reazione dei senatori "dissidenti" del partito Democratico dopo il siluramento di Corradino Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali per far posto al capogruppo Zanda e blindare il percorso di riforme. Infatti, il senatore Corsini ha letto in Aula un documento in cui si considera la scelta del partito come "un'epurazione delle idee considerate non ortodosse" e si prende la decisione di autosospendersi dal gruppo del Pd. A firmare il documento sono in tredici: Casson, Chiti, Corsini, Gadda, Dirindin, Gatti, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, Turano.

Renzi: "Non lascio Paese a Mineo"

Renzi dimostra di non aver gradito la reazione di Mineo alla sua sostituzione. "Il fatto che Mineo parli di epurazione è stupefacente", ha detto Renzi, impegnato in un tour in Estremo Oriente, commentando con i suoi collaboratori le dichiarazioni del senatore Pd dopo il suo avvicendamento con Zanda. "Un partito non è un taxi che uno prende solo per farsi eleggere", ha proseguito il suo pensiero il premier. "Il Partito democratico è a un bivio: non ho preso il 41% per lasciare il futuro del Paese in mano a Corradino Mineo".

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