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Una persona ha diritto a essere sicura anche da ubriaca, spieghiamolo ad Andrea Giambruno

I consigli del maschio bianco etero in diretta tv su come si dovrebbero comportare le ragazze “per non incontrare il lupo” sono l’esempio perfetto della colpevolizzazione della vittima.
A cura di Saverio Tommasi
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Andrea Giambruno
Andrea Giambruno

Andrea Giambruno giornalista e conduttore tv, compagno di Giorgia Meloni, ha spiegato a qualche milione di spettatori che – nella sostanza – se ti ubriachi rischi di incontrare uno stupratore. "È tuo diritto ubriacarti", aveva premesso, continuando poi con "però". Avete presente lo schema, vero? Però ho amici gay, però non sono razzista, questa volta è toccato a "però poi effettivamente il rischio è che il lupo ti trovi".

E invece no: una persona ha diritto a essere sicura anche da ubriaca, anche se indossa una gonna. Anche se la gonna è corta o cortissima. Anche se è in mutande e con un bicchiere di vino in mano, pensa tu.
Partiamo dai fondamentali: ubriacarsi non è reato, approfittarsi di uno stato di alterazione di una persona sì. Ad esempio se la vittima è ubriaca è un'aggravante perché la vittima è "in minorata difesa", cioè lo stupratore agisce in circostanze tali da ostacolare la difesa della vittima.
Andiamo avanti: una persona ha diritto a dire "no" – o di renderlo manifesto – in qualsiasi momento: prima, poco prima o anche durante un rapporto, di qualsiasi tipo sia il rapporto.

Il fatto che lo stato di ubriachezza possa influire sulla decisione o meno di stuprare una persona è poi abbastanza fallace, o almeno non esistono studi specifici.
Le cuginette bambine di 10 e 12 anni violentate per mesi nel parco verde a Caivano da branchi di ragazzini e ragazzi, erano ubriache? Fortuna Loffredo di sei anni era ubriaca? Sharon Barni di un anno e mezzo? Franca Rame aveva bevuto? Roberta Siragusa? Anna Maria Scarfò?

Ricordo di aver visto una mostra: erano esposti gli indumenti delle persone nel momento in cui avevano subito lo stupro: c'erano pantaloni, gonne, scarpre antinfortunistica e scarpe con i tacchi o da ginnastica. Potremmo fare la stessa mostra con i bicchieri e scopriremmo bicchieri d'acqua o di vino, vuoti o pieni di aranciata, o di vodka, talvolta tazzine di caffè e talvolta anche qualche biberon pieno di latte.

Andrea Giambruno (forse) non voleva colpevolizzare la vittima, ma questo è un altro problema: con le sue dichiarazioni lo ha fatto.
Tra l'altro chiamare gli stupratori "lupi" è un errore straordinario. Usare lo stesso linguaggio da branco degli stupratori ("eravamo cento cani sopra una gatta"), edulcora la storia e non ne dà corretta contezza. Lo stupro non è infatti un tentativo di ripopolamento dei boschi di una specie protetta, il lupo, ma un'azione criminale di abuso sessuale da parte di stupratori che (in questo caso) hanno anche filmato l'azione e poi sono andati a festeggiare in rosticceria.

Diciamolo chiaramente: le colpe del compagno di Giorgia Meloni non possono ricadere su Giorgia Meloni, a meno che lei non lo appoggi e dica cose similari, come in effetti fa da sempre. Il problema e lo schema sono infatti i medesimi.
"Se non vuoi affogare fra le onde del mare, non provare a venire in Italia su un barchino", non è sempre quello il ragionamento? Ricordate la premier ai familiari delle vittime di Cutro, quando sussurrò ai padri che avevano perso le figlie: "Ma tu non sapevi che era pericoloso partire?"

Lo schema continua oggi, in famiglia Meloni infatti si passano i concetti che è un piacere, ed ecco Andrea Giambruno: "Però se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche". Insomma, la soluzione sarebbe "evitare di svenire" (ma esiste qualcuno che "sviene" consapevolemente?) per non incorrerere in "determinate problematiche", che però questa frase più che a uno stupro fa pensare a una multa del controllore se non obliteri il biglietto.

Per la posizione in cui le ha pronunciate Andrea Giambruno, le sue sono dichiarazioni gravissime e non emendabili. Non si tratta infatti di consigli di un padre (o di una madre) preoccupati prima di un'uscita serale della figlia, del tipo: "Non bere perché esistono anche brutte persone". In quel caso sarebbe un fatto privato, una frase comunque non perfetta ma condivisibile negli intenti e finanche nel messaggio, rivolto a una persona specifica, con l'obiettivo di salvaguardarla prima dell'eventualità di un fatto terribile; una frase non eretta a modello di comportamento, come dire: "Stai attenta a non metterti in una condizione di non lucidità", che in fondo è una frase che può essere giusta, quando si tratta del consiglio personale di un amico o di un familiare. Se la stessa frase invece la pronunci dopo uno stupro di gruppo, in cui proprio il gruppo ha fatto bere quella che poi è diventata la vittima di quello stesso gruppo, e lo fai da maestro in diretta tv, allora abbiamo un problema grande come il cognato di Meloni quando ha detto "i poveri mangiano meglio dei ricchi".

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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