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Un italiano su dieci è stato vaccinato contro il coronavirus

Precisamente sono 5.756.729 le persone che hanno ricevuto sia la prima che la seconda dose di vaccino anti-Covid, secondo il report del governo aggiornato a questa mattina. Questo significa che circa un italiano su dieci ha completato il ciclo vaccinale e risulta protetto contro il coronavirus. In totale le somministrazioni sono state 19.418.615.
A cura di Annalisa Girardi
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La campagna vaccinale procede e ormai oltre cinque milioni e mezzo di persone hanno ricevuto sia la prima che la seconda dose. Precisamente sono 5.756.729, secondo il report del governo aggiornato a questa mattina. Questo significa che circa un italiano su dieci è stato vaccinato e risulta protetto contro il coronavirus. In totale le somministrazioni sono state 19.418.615. Le dosi di vaccino consegnate nel nostro Paese sono però 22,414.660: questo significa che sono state inoculate l'86,6% delle fiale disponibili con importanti differenze regionali. Si va dal 91% della Liguria al 78,3% della Calabria.

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Ieri nel frattempo sono arrivate altre 2,5 milioni di dosi all'hub nazionale di Pratica di Mare. Come specifica il governo si tratta di tre lotti distinti: ci sono oltre 2 milioni di vaccini AstraZeneca, più di 270 mila di Moderna e circa 160 mila di Johnson & Johnson. Secondo il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, il generale Francesco Paolo Figliuolo, l'obiettivo di mezzo milione di somministrazioni al giorno sarebbe vicino. Intervenendo alla trasmissione Porta a Porta, Figliuolo ha detto che i dati rimanderebbero a una "proiezione di una forbice tra le 480-520 mila, che dovrebbe essere attorno al target". Ma ha anche aggiunto che ci sono le "potenzialità per arrivare anche a 600-700 mila".

Il traguardo delle 500 mila dosi al giorno fatica però ad essere raggiunto. E l'Italia, nonostante abbia recuperato per quanto riguarda gli over 80, rimane tra gli ultimi Paesi europei per quanto riguarda le vaccinazioni alle fasce tra i 70 e 79 anni e tra i 60 e i 69 anni. "Purtroppo il vero cambio di passo nella vaccinazione delle fasce fragili è avvenuto solo a partire dalla seconda metà di marzo e l’utilizzo improprio dei vaccini durante il primo trimestre da un lato rende meno sicure le riaperture, dall’altro non ci fa ben figurare in Europa nel confronto con altri Paesi", ha commentato Nino Cartabellotta della fondazione Gimbe analizzando i dati sulle vaccinazioni.

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