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Tap, Conte insiste: “Le penali esistono, fermare il gasdotto costerebbe tra i 20 e 35 miliardi”

Il presidente Conte insiste sull’esistenza delle penali per il blocco del gasdotto Tap: ” Sul Tap chi sostiene che lo Stato italiano non sopporterebbe alcun costo o costi modesti non dimostra di possedere le più elementari cognizioni giuridiche. Se il Governo italiano decidesse adesso, in via arbitraria e unilaterale, di venire meno agli impegni sin qui assunti anche in base a provvedimenti legislativi e regolamentari, rimarrebbe senz’altro esposto alle pretese risarcitorie dei vari soggetti coinvolti nella realizzazione dell’opera e che hanno fatto affidamento su di essa”.
A cura di Charlotte Matteini
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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non desiste e sulla questione del blocco della costruzione del gasdotto Tap in Puglia ribadisce l'esistenza di salate penali, nonostante sia alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle sia lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico sia l'ex ministro Carlo Calenda abbiano smentito tale ricostruzione dei fatti. "Sul Tap chi sostiene che lo Stato italiano non sopporterebbe alcun costo o costi modesti non dimostra di possedere le più elementari cognizioni giuridiche. Se il Governo italiano decidesse adesso, in via arbitraria e unilaterale, di venire meno agli impegni sin qui assunti anche in base a provvedimenti legislativi e regolamentari, rimarrebbe senz'altro esposto alle pretese risarcitorie dei vari soggetti coinvolti nella realizzazione dell'opera e che hanno fatto affidamento su di essa", ha affermato il presidente Giuseppe Conte in una lettera aperta ai cittadini di Melendugno.

"È certo che interrompendo il progetto Tap, lo Stato italiano verrebbe coinvolto in un contenzioso lungo e perdente, i cui costi potrebbero aggirarsi, in base a una stima prudenziale, in uno spettro compreso tra i 20 e i 35 miliardi di euro", ha sottolineato il presidente del Consiglio.

Nella giornata di oggi, numerosi militanti del gruppo No Tap si sono dati appuntamento a Melendugno, in provincia di Lecce, punto in cui approderà il gasdotto, per protestare contro il premier Conte e il Movimento 5 Stelle per il mancato blocco dell'opera che invece era stato promesso in campagna elettorale e dato per certo. I manifestanti hanno dunque inveito contro l'esecutivo e le promesse disattese bruciando una bandiera del Movimento 5 Stelle e chiedendo ai politici interessati dalla vicenda le immediate dimissioni.

Contro il governo M5S-Lega e il presidente Conte ha protestato anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano: "La delusione che provo per il voltafaccia del M5S su Ilva/Tap è davvero devastante. Bugiardi e spregiudicati nel dire agli italiani: ‘che volete? Non sapevamo che cazzo stavamo a dì'. E hanno anche consegnato i nostri voti progressisti alla Lega Nord #M5SUndisastroallaRenzi", ha scritto su Twitter.

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