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Tagli ai posti letto e al personale: così per un ricovero ci sono fino a 60 ore d’attesa

La situazione dei pronto soccorso italiani è stata fotografata da un’indagine di Anaao, il più rappresentativo sindacato dei medici ospedalieri. Secondo il report la “colpa” non è degli accessi impropri ma va ricercata nell’assenza di letti nei raparti dove una parte dei pazienti in pronto soccorso dovrebbero essere ricoverati.
A cura di C. T.
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pronto soccorso assenteisti

Quasi tre giorni su una barella prima di ottenere un ricovero, quasi cinque ore di attesa per un codice verde e ricoveri programmati con liste d'attesa infinite: è la situazione dei pronto soccorso italiani, fotografata da un'indagine di Anaao, il più rappresentativo sindacato dei medici ospedalieri, e riportata oggi su La Stampa. Secondo il report la "colpa" non è degli accessi impropri – che rappresentano appena il 24% e che assorbono a mala pena il 15% delle ore di lavoro totali – ma va ricercata nell'assenza di letti nei raparti dove  una parte dei pazienti in pronto soccorso dovrebbero essere ricoverati.

Nonostante il limite di permanenza sia di due ore, il termine non è rispettato da tre ospedali su quattro. L'anno scorso sono stati 25mila i pazienti che hanno stazionato in attesa del ricovero tra le 24 e le 60 ore. Anche nel caso di una semplice visite le cose si complicano e per un codice bianco in periodi di affollamento l'attesa media è di più di 240 minuti, 300 per un codice verde, 120 per un giallo.

L'Agenas, Agenzia dei servizi sanitari regionali, ha stilato una classifica dei pronto soccorso più efficienti. E ci sono differenze: all'ospedale Santobono di Napoli, ad esempio, gli oltre 100mila accessi l’anno vengono trattati mediamente in una giornata; all'Annunziata di Cosenza un paziente su quattro resta in pronto soccorso l'intero giorno, così come accade a una percentuale che va dal 12 al 17% di chi arriva agli ospedali Pertini, Sant’Andrea, San Filippo Neri, Sant’Eugenio e Policlinico Tor Vergata di Roma. Dove le cose funzionano meglio è dove si è fatto uno sforzo organizzativo in più: ad esempio dove è stata inserita la figura del "bed manager". Come spiega il dottor Domenico Montemurro, responsabile di Anaao giovani, che ha condotto l’indagine, però, il problema permane: a causa della carenza di posti, infatti, "i ricoveri urgenti alimentati dai pronto soccorso sono il 56% del totale e per quelli programmati, come in oncologia o per la piccola chirurgia, le liste d’attesa si allungano: 68 giorni per un’ernia inguinale oltre 90 per una tonsillectomia". Una situazione che, secondo Anaao, ha origini precise: tagli lineari a personale e posti letto nelle strutture.

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