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Opinioni

Sulla pelle dei migranti: il PD vota contro se stesso pur di conservare il potere

Sul finanziamento alla Guardia Costiera libica il Partito Democratico di Nicola Zingaretti è riuscito a compiere un vero capolavoro: non solo ha rinnovato accordi e risorse con i macellai libici, ma è riuscito a votare contro se stesso, contro la linea politica approvata all’unanimità dalla propria assemblea nazionale. Vendere i propri valori per qualche poltrona, è la discontinuità.
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Ci sono tante buone ragioni per considerare il voto del Partito Democratico sul rifinanziamento delle missioni militari, in particolare sulla parte che riguarda gli accordi con la Libia, come una delle pagine più nere della storia del partito (per citare Orfini). Non è certo la prima volta che i democratici votano testi in palese contrasto con quella che dovrebbe essere una piattaforma minima in materia di diritti inviolabili degli individui per un partito non diciamo di sinistra, ma almeno ascrivibile al fronte progressista (o pure liberale). Non più di qualche mese fa, infatti, i democratici si erano resi protagonisti del rinnovo degli accordi con la Libia, di cui erano stati ispiratori l’ex ministro Marco Minniti e l’attuale commissario europeo e “riserva della Repubblica” Paolo Gentiloni, oltretutto rifugiandosi nel grottesco con la scelta di chiedere direttamente ai libici quali fossero le modifiche da apportare al memorandum (a proposito, novità da questa fantomatica commissione libica e dal “tavolo negoziale” per modificare gli accordi?).

Per di più, le condizioni attuali sono molto diverse da quelle del 2017, praticamente da tutti i punti di vista: a partire dal quadro in Libia e da quello della politica interna in Italia, passando dal quadro geopolitico internazionale e dalla situazione economica ed emergenza sanitaria, fino ad arrivare agli equilibri interni allo stesso PD. Non prendere atto di quanto sia mutato il contesto, per citare Emma Bonino, è del tutto irrazionale e aumenta le responsabilità del Partito Democratico. Lo spiega Riccardo Magi a Fanpage.it: “Oggi lo scenario è peggiorato , sia per i cittadini libici, sia per le condizioni dei detenuti nelle carceri, anche alla luce della pandemia di coronavirus (si sono oltre 480 contagi da coronavirus registrati  ufficialmente nel Paese e molti altri che potrebbero non essere stati rilevati). Ora il conflitto in Libia si è fatto più aspro, con l'ingresso anche di altri attori internazionali come la Turchia e l'Egitto”. Gli ultimi mesi hanno anche mostrato come sia del tutto illusoria la tesi per cui i libici hanno mostrato grande disponibilità su controlli e ispezioni degli organismi internazionali. Spiega Emma Bonino a Fanpage.it: “Non c'è da vantarsi su quello che sento dire in Parlamento, cioè che siamo riusciti a far entrare l'Unhcr nei campi: questa è un'altra bufala gigantesca. L'Unhcr in realtà è di base a Tunisi per ragioni di sicurezza e ogni tanto riceve qualche autorizzazione a visitare, senza poter intervenire, qualche campo”.

Nel merito, poi, bisogna considerare quale sia la prassi operativa della cosiddetta Guardia Costiera libica. Come nota la vicepresidente dell’Emilia Romagna Elly Schlein, “gli accordi con la Libia erano una vergogna dall'inizio, ma dopo quello che è emerso da inchieste giornalistiche e rapporti Onu (il Consiglio di sicurezza ad esempio rivelava un alto rischio di infiltrazione e di legami con le stesse milizie che gestiscono il traffico di esseri umani, ndr), chi sceglie di rifinanziarli accetta un sistema che calpesta i diritti umani tanto in mare quanto nei centri di detenzione”. E Matteo Orfini, alla Camera dei deputati, ha provato a ricordarlo ai suoi compagni di partito: "Qualche anno fa avremmo potuto dire di non sapere. Oggi no, perché sappiamo che dire Guardia Costiera libica significa dire traffico di esseri umani, stupri, torture, omicidi. Votare una risoluzione in cui chiediamo loro di comportarsi bene non è riformismo, non è un passo avanti, è solo una gigantesca e anche un po’ offensiva ipocrisia”.

Nei fatti, il finanziamento diretto e il supporto del sistema d'intercettazione e di controllo della Guardia Costiera Libica rendono il governo italiano correo delle violazioni dei diritti nei centri di detenzione in cui i migranti vengono riportati, e costituiscono una forma indiretta di respingimento di potenziali richiedenti asilo in un Paese che non ha ratificato le convenzioni internazionali. In altre parole, come sottolineavano diverse associazioni in una lettera aperta rimasta inascoltata, il governo continua a puntare su una “Guardia costiera libica in laboratorio, che faccia quello che noi non possiamo fare perché siamo un Paese democratico ed europeo, e cioè violazioni sistematiche dei diritti delle persone migranti presenti in Libia”, determinando nei fatti un meccanismo di esternalizzazione delle frontiere che vincola anche la Marina e Gc italiane (le cui regole di ingaggio nel Mediterraneo sono praticamente le stesse della gestione Salvini – Toninelli).

Nel decidere di far nascere il Conte bis, Zingaretti aveva puntato tutto sulla parola “discontinuità”: a distanza di quasi un anno assistiamo al reiterarsi delle pratiche peggiori dei governi precedenti e, quel che è peggio, all’appiattirsi dei democratici sulle posizioni più deleterie e tossiche del salvinismo. È il governo del paradosso, più che quello della discontinuità: quello che usa gli stessi strumenti, le stesse pratiche e persino la stessa piattaforma ideologica della destra, ma con una comunicazione più umana e ripulita dagli eccessi salviniani. Tutto pur di non turbare i 5 Stelle, o gli equilibri interni, o chissà cos'altro.

Ma c'è un ulteriore elemento a carico del Presidente della Regione Lazio, ben evidenziato dalla lettera aperta di militanti e dirigenti democratici.  Questa volta il PD è riuscito a votare addirittura contro se stesso. Il 22 febbraio scorso, infatti, l’Assemblea Nazionale aveva votato all’unanimità (!) un ordine del giorno della deputata Giuditta Pini che essenzialmente avrebbe dovuto cambiare la linea proprio sui rapporti con la Libia, sul memorandum e chiaramente sui finanziamenti alla cosiddetta Guardia Costiera. Nel testo si chiedeva di approvare una commissione parlamentare d’inchiesta sui naufragi e sulle perdite di vite umane nel Mediterraneo; di impegnarsi in una revisione radicale e complessiva del memorandum Italia – Libia; di interrompere ogni collaborazione con la cosiddetta Guardia Costiera libica e di impegnarsi per un’evacuazione completa dei campi di detenzione. Questa era la linea del PD, o meglio, questa sarebbe dovuta essere la linea del PD. Toccherà ricordarlo ai parlamentari del PD, prima o poi.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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