167 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Suicidio assistito, dopo ok sul farmaco Mario deciderà se e quando morire: “Ruolo del SSN è finito”

I legali di Mario, il 43enne tetraplegico che ha chiesto di poter ricorrere al suicidio assistito per porre fine alle sue sofferenze, hanno detto che ora l’ultima valutazione spetta a lui: “Sarà Mario a decidere come e quando procedere”.
A cura di Annalisa Cangemi
167 CONDIVISIONI
Immagine

Era l'ultimo passaggio. Dopo la decisione dell'Asur delle Marche, che ha indicato il farmaco idoneo per il suicidio assistito di Mario, sarà il 43enne marchigiano, paralizzato da oltre 10 anni a causa di un incidente stradale, a decidere le modalità e le tempistiche per la sua morte. Mario, nome di fantasia, ha chiesto di accedere al suicidio assistito per porre fine alle sue sofferenze. Il paziente tetraplegico potrebbe essere il primo malato a servirsi del suicidio medicalmente assistito in Italia, secondo quanto previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019, la sentenza Cappato/Dj Fabo, che indica appunto le condizioni di non punibilità dell'aiuto al suicidio assistito.

"Quando lui vorrà e sarà pronto noi, che siamo i suoi difensori, continueremo ad assisterlo per tutto il percorso", ha dichiarato a LaPresse l'avvocata Francesca Re, che con Filomena Gallo fa parte del Collegio legale che ha seguito Mario.

"La cosa importante – ha aggiunto Re – è che tutto ciò che doveva fare il servizio sanitario nazionale è stato fatto. Tramite questo ultimo passaggio, la sentenza della Corte Costituzionale non solo ha sancito un diritto ma ha anche indicato le procedure che rendono questo diritto esercitabile e fruibile". 

"Sarà Mario a decidere come e quando procedere. La relazione del Comitato Tecnico Multidisciplinare dell'Asur (Azienda Sanitaria Unica regionale) Marche non prevede tempi", ha ribadito l'avvocata Gallo, che è anche segretaria dell'Associazione Coscioni. "Il ruolo del Servizio sanitario nazionale regionale, che ha verificato la sussistenza dei requisiti previsti dalla Consulta, è finito".

Il lungo calvario di Mario

Ci sono voluti 15 mesi per rimuovere tutti gli ostacoli burocratici: Mario fa si era rivolto ai giudici per vedersi riconosciuto il diritto a morire, con il suicidio medicalmente assistito, per evitare di seguire la strada che prima di lui è stato costretto a scegliere Fabiano Antoniani, che si è fatto accompagnare in Svizzera per porre fine alla sua vita.

Il Tribunale di Ancona aveva ordinato all'Asur di verificare se Mario avesse i requisiti previsti dalla sentenza della Consulta, che ha stabilito i casi in cui l'aiuto al suicidio non costituisce reato. A novembre il primo importante sì del Comitato Etico Regione Marche, che pero' aveva lasciato in sospeso la questione del farmaco da usare e delle modalità di somministrazione. Nodi sciolti dal Gruppo Tecnico Multidisciplinare in una relazione di 15 pagine. Un testo in cui, prendendo atto del fatto che non può essere l'Asur a provvedere alla prescrizione/somministrazione del farmaco letale, gli esperti – due direttori di Unità operativa complessa (Anestesia-Rianimazione e Medicina legale), due direttori di Unità operative semplici dipartimentali (Cure palliative e Farmacia), un ordinario di Farmacologia e un dirigente Asur) – escludono l'utilizzo di altri farmaci e anche l'applicazione della sedazione profonda palliativa, che è "un trattamento sanitario efficace della sofferenza soprattutto nella fase finale della vita".

167 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views