Suicidio assistito, dopo ok sul farmaco Mario deciderà se e quando morire: “Ruolo del SSN è finito”
Era l'ultimo passaggio. Dopo la decisione dell'Asur delle Marche, che ha indicato il farmaco idoneo per il suicidio assistito di Mario, sarà il 43enne marchigiano, paralizzato da oltre 10 anni a causa di un incidente stradale, a decidere le modalità e le tempistiche per la sua morte. Mario, nome di fantasia, ha chiesto di accedere al suicidio assistito per porre fine alle sue sofferenze. Il paziente tetraplegico potrebbe essere il primo malato a servirsi del suicidio medicalmente assistito in Italia, secondo quanto previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019, la sentenza Cappato/Dj Fabo, che indica appunto le condizioni di non punibilità dell'aiuto al suicidio assistito.
"Quando lui vorrà e sarà pronto noi, che siamo i suoi difensori, continueremo ad assisterlo per tutto il percorso", ha dichiarato a LaPresse l'avvocata Francesca Re, che con Filomena Gallo fa parte del Collegio legale che ha seguito Mario.
"La cosa importante – ha aggiunto Re – è che tutto ciò che doveva fare il servizio sanitario nazionale è stato fatto. Tramite questo ultimo passaggio, la sentenza della Corte Costituzionale non solo ha sancito un diritto ma ha anche indicato le procedure che rendono questo diritto esercitabile e fruibile".
"Sarà Mario a decidere come e quando procedere. La relazione del Comitato Tecnico Multidisciplinare dell'Asur (Azienda Sanitaria Unica regionale) Marche non prevede tempi", ha ribadito l'avvocata Gallo, che è anche segretaria dell'Associazione Coscioni. "Il ruolo del Servizio sanitario nazionale regionale, che ha verificato la sussistenza dei requisiti previsti dalla Consulta, è finito".
Il lungo calvario di Mario
Ci sono voluti 15 mesi per rimuovere tutti gli ostacoli burocratici: Mario fa si era rivolto ai giudici per vedersi riconosciuto il diritto a morire, con il suicidio medicalmente assistito, per evitare di seguire la strada che prima di lui è stato costretto a scegliere Fabiano Antoniani, che si è fatto accompagnare in Svizzera per porre fine alla sua vita.
Il Tribunale di Ancona aveva ordinato all'Asur di verificare se Mario avesse i requisiti previsti dalla sentenza della Consulta, che ha stabilito i casi in cui l'aiuto al suicidio non costituisce reato. A novembre il primo importante sì del Comitato Etico Regione Marche, che pero' aveva lasciato in sospeso la questione del farmaco da usare e delle modalità di somministrazione. Nodi sciolti dal Gruppo Tecnico Multidisciplinare in una relazione di 15 pagine. Un testo in cui, prendendo atto del fatto che non può essere l'Asur a provvedere alla prescrizione/somministrazione del farmaco letale, gli esperti – due direttori di Unità operativa complessa (Anestesia-Rianimazione e Medicina legale), due direttori di Unità operative semplici dipartimentali (Cure palliative e Farmacia), un ordinario di Farmacologia e un dirigente Asur) – escludono l'utilizzo di altri farmaci e anche l'applicazione della sedazione profonda palliativa, che è "un trattamento sanitario efficace della sofferenza soprattutto nella fase finale della vita".