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Sì al crocifisso in classe: per la Cassazione non discrimina, ma deve decidere comunità scolastica

La Cassazione ha stabilito che è possibile esporre il crocifisso nelle classi delle scuole italiane, ma che debba essere tutta la comunità scolastica a prendere una decisione in tal senso. I giudici, inoltre, sostengono che sia giusto, laddove richiesto, esporre anche i simboli di altre confessioni religiose. Per la Corte, comunque, l’affissione del crocifisso non costituisce un atto di discriminazione.
A cura di Stefano Rizzuti
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Sì al crocifisso in classe ma solamente se la comunità scolastica decide in autonomia di esporlo. E, se necessario, anche accompagnandolo con l’esposizione di simboli appartenenti ad altre confessioni. A sancirlo è la Corte di Cassazione con la sentenza n. 24414, pubblicata oggi. La Sezioni unite si sono occupate del tema del crocifisso nelle aule delle scuole italiane, arrivando a decidere che una classe “può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”.

Il caso su cui si è espressa la Cassazione

La Cassazione era chiamata a esprimersi sull’esposizione del crocifisso stabilita dal dirigente scolastico di un istituto professionale statale in seguito a una delibera – approvata a maggioranza – dell’assemblea di classe degli studenti. A questa decisione veniva contrapposta la libertà di coscienza religiosa di un docente che chiedeva di poter fare lezione senza che all’interno dell’aula fosse esposto il simbolo religioso. Secondo quanto deciso dai giudici, la norma a cui far riferimento – risalente a un regolamento degli anni Venti del Novecento – può essere interpretata in maniera conforme alla Costituzione.

Il sì della Cassazione al crocifisso in classe

Di fatto la Cassazione ritiene che l’aula possa “accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”. Il docente che ha sollevato il caso, quindi, “non ha potere di veto o interdizione assoluta”, anche se le scuole dovrebbero trovare una soluzione che consideri anche il suo punto di vista, rispettando “la sua libertà negativa di religione”. Secondo i giudici la circolare del dirigente scolastico, in questo caso specifico, non era “conforme al modello e al metodo di una comunità scolastica dialogante che ricerca una soluzione condivisa”. Quindi viene così a decadere la sanzione disciplinare nei confronti del professore.

Per giudici crocifisso in aula non discrimina

In ogni caso, la Cassazione ribadisce come l’affissione del crocifisso non costituisca “un atto di discriminazione del docente dissenziente”, tenendo conto del fatto che questo simbolo religioso è strettamente legato, in Italia, alla “tradizione culturale del popolo”. Proprio per questo motivo non è stata accolta la richiesta di risarcimento danni presentata dal professione: per i giudici non è stata condizionata la sua libertà di espressione e di insegnamento.

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