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Vittorio Sgarbi dice che si poteva fare a meno del liceo del Made in Italy

Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha detto che si poteva fare a meno del liceo del Made in Italy e che per lavorare nei distretti industriali dei prodotti italiani servirebbe un apprendistato o un istituto tecnico, non un liceo. “Chi fa questo liceo che vantaggio ne ha?”, ha chiesto.
A cura di Luca Pons
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Vittorio Sgarbi boccia il liceo del Made in Italy. Il governo Meloni si riunirà oggi per discutere, tra gli altri provvedimenti, anche di un nuovo decreto che contiene una serie di norme: da un bollino che riconosca il valore dei ristoranti italiani all'estero, all'istituzione di una vera e propria giornata del Made in Italy (il 15 aprile), fino appunto alla nascita del nuovo liceo. Una proposta non nuova, da parte della maggioranza: già a gennaio Fratelli d'Italia aveva depositato in Senato una proposta di legge per istituirlo, e alcune settimane fa il ministro Urso aveva annunciato che il progetto sarebbe stato concretizzato. Ora che il decreto è arrivato, però, non tutti gli esponenti del governo sono entusiasti, a partire dal sottosegretario alla Cultura Sgarbi.

"Se ne poteva anche fare a meno", ha detto il critico d'arte in un'intervista alla Stampa. "Penso che i licei classico e scientifico siano più che sufficienti. Il design è materia universitaria come le tecniche artigianali sono materie da istituto professionale". Nel concreto, dovrebbe essere l'opzione economico-sociale del liceo delle scienze umane che passerà nel nuovo corso, dall'anno scolastico 2024/2025.

Non si è ancora parlato delle esatte materie di studio che saranno al centro del liceo del Made in Italy: il ministro Urso ha detto in passato che avrà lo scopo di "creare quelle competenze necessarie sia per la transizione digitale e green sia per creare un incentivo al lavoro manuale creativo e artistico che è la forza del Made in Italy nel mondo".

Sgarbi si è detto comunque scettico sia sul nome che sulla sostanza: "Non lo chiamerei liceo, ma istituto tecnico. Prima di impiegarti nei settori del Made in Italy devi imparare l'anima del mondo, i concetti, la bellezza dell'arte. Poi uno che fa questo liceo che vantaggio ne ha? Se si deve andare a lavorare nei distretti industriali servono semmai l'apprendistato o una scuola tecnica. Non un liceo". Insomma, una bocciatura in piena regola per il nuovo corso d'istruzione voluto dal suo governo.

Il sottosegretario ha comunque evitato di dichiarare che il liceo del Made in Italy – e anche il decreto in cui è contenuto – sia frutto puramente di una narrazione sovranista. Anzi, ha sottolineato che "furono Alemanno e i ministri di destra a restituire a Carlo Petrini (fondatore dell'associazione Slow food, ndr) il primato della sovranità alimentare, che lui introdusse in chiave progressista al tema del Made in Italy".

La sovranità alimentare consiste, ha sostenuto Sgarbi, nella "difesa di una produzione legata alla nostra terra, al nostro vento, al nostro clima che rendono unici i prodotti". E il Made in Italy "può essere legato al cibo ma anche alla capacità artigianale. Non è altro che la continuazione naturale delle capacità creative degli artisti italiani. Abbiamo avuto Giotto e poi Emilio Pucci. Non c'entrano né la destra né la sinistra", ha concluso.

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