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Save the Children: “In Italia è triplicato il numero di bambini poveri in dieci anni”

I dati dell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the children: 1,2 milioni di minori in Italia vivono sotto la soglia di povertà, il dato è triplicato in dieci anni. La povertà economica è spesso direttamente correlata alla povertà educativa e l’Italia continua a investire in Istruzione una percentuale al di sotto della media europea.
A cura di Francesco Di Blasi
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Un Paese che non investe sul proprio futuro è un Paese condannato al declino. Potrebbe essere riassunta con questa frase l'analisi dettagliata e impietosa della condizione dei bambini e adolescenti diffusa nell'Atlante dell'infanzia da Save The Children in occasione della campagna "Illuminiamo il futuro" per il contrasto alla povertà educativa. Secondo il report dell'organizzazione il nostro Paese continua a non avere un piano strategico per l'infanzia e l'adolescenza e continua a spendere risorse insufficienti in spesa sociale e istruzione.

Un dato grave quest'ultimo, se consideriamo che la povertà economica è spesso direttamente correlata alla povertà educativa. Due fenomeni che sembrano trasmettersi di generazione in generazione, in un Paese dove 1 ragazzo su 7 abbandona gli studi e un bambino su due non apre un libro autonomamente al di fuori dell'orario scolastico.

Povertà minorile, la crisi economica ne ha triplicato il numero

Sono 1,2 milioni i bambini che vivono in condizione di povertà assoluta nel nostro Paese, il 12,5%, più di uno su dieci. Nel 2008, anno in cui è iniziata la crisi economica, nelle stesse condizioni era solo il 3,7% di loro. Si tratta di un'emergenza scoppiata soprattutto negli anni più duri della crisi tra il 2011 e il 2014 quando si è passati dal 5% al 10%. I bambini che vivono queste condizioni si trovano in tutta Italia, da Nord a Sud: 563mila nel mezzogiorno, 508mila a nord e 192mila al Centro. Il trend negativo non cambia nemmeno per quei bambini e adolescenti che sono entrati a far parte della schiera della “povertà relativa”, che nel 2008 erano 1.268.000 e che a dieci anni di distanza sono diventati 2.192.000.

Il dramma dell'abbandono scolastico

Povertà economica e povertà educativa sono correlate e i più poveri abbandonano con più probabilità la scuola. Nell'ultimo decennio si sono fatti passi in avanti sul tema della dispersione scolastica e gli "early school leavers" sono scesi dell'5,1%, ma nel 2017 il trend è tornato positivo e non si è ancora invertito. In questo caso, le differenze tra Nord e Sud sono molto evidenti e spaccano il Paese. A fronte di Regioni che hanno già raggiunto l'obiettivo europeo (Trento, Umbria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia), ce ne sono altre dove il tasso di dispersione supera il del 20% (Calabria, Sicilia e Sardegna). Il dato complessivo nel 2018 si attesta al 14,5%.

Italia, pochi fondi all'istruzione

Secondo i dati dell'Ocse, l'Italia spende per l'istruzione e l'università circa il 3,6% del Pil, quasi un punto e mezzo in meno rispetto alla media degli altri Paesi, pari al 5%. Dalla riforma del 2008, in tre anni, sono stati tagliati 8 miliardi di euro. La spesa per l'istruzione è così crollata dal 4,6% del Pil del 2009 al 4,1% del 2011 fino al minimo storico del 3,6% del 2016.

I pochi fondi destinati all'istruzione hanno un riflesso nella qualità degli edifici scolastici. Nel Paese spesso colpito da fenomeni come terremoti o dissesto idrogeologico sono poche le scuole in sicurezza. La maggior parte delle strutture è inadeguata se si verificassero emergenze. Su un totale di 40.151 edifici censiti dall'anagrafe scolastica, ben settemila sono classificati come "vetusti", circa 22mila sono stati costruiti prima degli anni Settanta, cioè prima dell'entrata in vigore delle norme che hanno introdotto l'obbligo di collaudo statico (15.550 infatti ne sono privi). Sono 21.662 gli istituti che non hanno un certificato di agibilità e 24mila quelli senza certificato di prevenzione incendi. Nelle aree a pericolosità sismica alta e medio-alta, sono ben 13.714 le strutture che non sono state progettate per resistere a un terremoto ed è antisismica appena una scuola su cinque.

Il direttore di Save The Children: "Un Paese vietato ai minori"

"Nell’ultimo decennio insieme alle diseguaglianze intergenerazionali, si sono acuite le diseguaglianze geografiche, sociali, economiche, tra bambini del Sud, del Centro e del Nord, tra bambini delle aree centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli delle scuole bene e delle classi ghetto. Si sono divaricate le possibilità di accesso al futuro – spiega Valerio Neri, direttore generale di Save the Children – Si tratta di un paese ‘vietato ai minori', che negli ultimi dieci anni ha perso di vista il suo patrimonio più importante: i bambini. Impoveriti, fuori dall’interesse delle politiche pubbliche, costretti a studiare in scuole non sicure e lontani dalle possibilità degli altri coetanei europei".

Chiediamo un forte segnale di inversione di rotta – continua Valerio Neri –  per affrontare quella che è una vera e propria emergenza. Ci auguriamo che il Presidente del Consiglio che nel suo discorso di insediamento ha voluto raccogliere l’appello lanciato da Save the Children per garantire ai bambini e alle bambine l’accesso all’asilo nido, nella prossima legge di bilancio sappia dare seguito concreto a quanto annunciato, a partire dalle aree del paese dove maggiormente si concentra la povertà minorile".

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