Riparte l’università: dalle mascherine a lezione alle regole da seguire in caso di Covid
Dopo la scuola, tocca all’università. La ripartenza delle lezioni negli atenei è al centro dell’intervista del ministro Gaetano Manfredi a Sky Tg24: “Le lezioni in presenza stanno riprendendo in tutte le università: alcune hanno iniziato, la maggior parte riprende lunedì prossimo; c’è un modello misto che prevede un’occupazione delle aule al 50% e in contemporanea la didattica a distanza per raggiungere i fuorisede e gli stranieri ma anche coloro che non sono in grado di seguire le lezioni per vari motivi”. Manfredi spiega: “Si è cercato di privilegiare le matricole, hanno bisogno di una guida più robusta ma stiamo cercando di garantire il massimo della sicurezza convivendo con la pandemia. Abbiamo imposto l'uso della mascherina anche durante le lezioni: è un fastidio ma i numeri nelle aule sono importanti”.
Cosa succede in caso di positivo all’università
Il ministro spiega anche cosa succede in caso di studente o docente positivo al Coronavirus all’università: “Se c'è un caso di Covid-19 abbiamo un protocollo che è stato concordato e approvato dal comitato tecnico scientifico. Nel momento in cui noi abbiamo un caso sospetto viene fatto il tampone e qualora poi venga dichiarato positivo c’è un tracciamento dei contatti e c'è una valutazione caso per caso sulla necessità o l'eventuale necessità di sospendere quel corso di laurea. Se ci sarà la necessità di una sospensione del corso questo corso però anche essere sospeso in presenza e continuerà a distanza, quindi per tutti i ragazzi non ci sarà quindi un’interruzione dell'attività didattica”.
Il modello di didattica misto all’università
Manfredi ricorda quindi come funziona il modello misto, con la metà degli studenti in presenza e l’altra metà che segue le lezioni attraverso la didattica a distanza. “Se c’è un luogo pubblico dobbiamo garantire la sicurezza”, spiega il ministro. “Tutto quello che si può fare garantendo il distanziamento e la sicurezza sanitaria si sta facendo”, aggiunge. Manfredi fornisce poi anche qualche dato sul nuovo anno accademico, spiegando che si temeva una possibile crisi di iscrizioni nelle università, ma “in questo caso c’è stato un intervento del governo che ha alzato la No tax area: quasi la metà degli studenti italiani non paga le tasse o paga un minimo”. Per cui i dati dicono che non c’è una fuga dalle iscrizioni: “Ciò significa che i ragazzi continuano a credere nelle università e nella formazione”.
I test di medicina per chi era in quarantena
Manfredi si sofferma anche sulla questione degli studenti che non hanno partecipato al test di medicina perché in quarantena a causa della positività al Covid o in quanto in attesa di un tampone. Per loro non ci sarà possibilità di rifare il test: “Fare una seduta suppletiva solamente per coloro che hanno il problema del Covid-19 rappresenterebbe una forma di disparità rispetto all'eguaglianza di condizioni di tutti i concorrenti. Voglio delimitare il numero di questi ragazzi, dalle segnalazioni che abbiamo avuto come ministero si tratta di qualche decina, 40 rispetto ai 66 mila che si erano iscritti al test di medicina. Abbiamo sottoposto il loro problema anche alla funzione pubblica al Dipartimento Funzione Pubblica per avere un chiarimento dal punto di vista della possibilità di sostenere una prova suppletiva e mi è stato risposto che trattandosi di una malattia la norma prevede che chi è in malattia il giorno del concorso perde il concorso”.