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Quota 100 non verrà rinnovata alla sua scadenza: dal 2022 addio all’anticipo pensionistico

Il governo non vuole rinnovare la quota 100 dopo la sua scadenza, fissata per la fine del 2021. Dal 2022, quindi, l’anticipo pensionistico per chi ha almeno 62 anni d’età e 38 di contributi versati non ci dovrebbe essere più, sempre che la maggioranza non cambi. A confermarlo è il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.
A cura di Stefano Rizzuti
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La volontà della nuova maggioranza sulla quota 100, l’anticipo pensionistico per chi ha almeno 62 anni d’età e 38 di contributi versati, è chiara da tempo. Al Pd questa misura non piace e anche i 5 Stelle, che l’hanno introdotta su volontà della Lega, non ne fanno una misura bandiera. Così la quota 100, introdotta per il triennio 2019-2021, alla sua scadenza non verrà rinnovata. Almeno se la maggioranza sarà ancora la stessa di oggi. A confermarlo è anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Che spiega la sua posizione sull’anticipo pensionistico, intervistato dalla trasmissione di La7 Piazza Pulita.

Gualtieri ritiene che sia inutile smontare le riforme già introdotte, ma sottolinea anche come non ci sia nessuna volontà di rinnovare la misura alla sua scadenza, a fine 2021. “È molto complicato e controproducente smontare quello che c’era prima, soprattutto quando si sono determinati diritti acquisiti delle persone, che hanno negoziato gli scivoli con le aziende – spiega il ministro dell’Economia – non è serio”. Ma “quota 100, fortunatamente, andrà ad esaurimento e noi di certo non la rinnoveremo”. La quota 100, infatti, è stata introdotta con la scorsa legge di Bilancio e con il successivo decretone per tre anni. Si tratta di una misura sperimentale: la volontà della Lega, che l’ha voluta a tutti i costi, era quella di portare avanti questa norma per tre anni per poi fare un ulteriore passo in avanti verso la cancellazione della legge Fornero con l’introduzione della quota 41, che avrebbe permesso ai lavoratori di andare in pensione nel caso in cui abbiano versato almeno 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età.

Il ministro dell’Economia non avrebbe mai fatto una misura come quota 100, come afferma lui stesso durante l’intervista: “Non è che non ci sia un problema pensionistico, la riforma Fornero era tutt’altro che perfetta. Ma concentrare una massa così alta di risorse per una misura che riguarda un bacino limitato di persone in un Paese che ha risorse limitate è stata una scelta tutt’altro che felice”.

Anche il reddito di cittadinanza è tra gli argomenti trattati da Gualtieri durante la trasmissione. L’obiettivo è quello di prendere questa misura, già in vigore, e migliorarla per avere uno strumento più efficiente di lotta alla povertà. “Noi siamo i primi ad aver introdotto il Rei – rivendica Gualtieri –. L’Italia non aveva una misura di sostegno alla povertà, è giusto che ce l’abbia. Noi dobbiamo farlo funzionare meglio, non dobbiamo smontarlo e fare un’altra cosa. Dobbiamo lavorare su una logica triennale, abbiamo questo strumento e facciamolo funzionare bene, soprattutto per quanto riguarda l’avviamento al lavoro”.

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