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Quali sono i problemi del Pnrr che rischiano di far perdere i finanziamenti all’Italia

Il governo Meloni, nella sua relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, ha sottolineato quanti progetti hanno delle criticità: sono 118 su 527, il 22% del totale. Le trattative con la Commissione Ue per modificare il Piano stanno per iniziare, ma nella situazione attuale l’Italia rischierebbe di perdere miliardi di euro di finanziamenti.
A cura di Luca Pons
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Dopo settimane di attesa, è arrivata la relazione del governo Meloni sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: un documento di 146 pagine, con 437 pagine di allegati che dettagliano l'andamento dei lavori su ogni target e milestone del Pnrr, che coinvolge 192 miliardi di euro per l'Italia. Il quadro della situazione è complicato: 118 misure hanno delle difficoltà, sul totale di 527. È il 22% del totale, e quasi la metà di queste riscontra delle fragilità in due o più aspetti.

Per stilare la relazione, il governo ha individuato quattro possibili "elementi di debolezza". Da una parte, due circostanze oggettive: dall'aumento di costi o scarsità dei materiali, allo squilibrio tra domanda e offerta (specialmente se l'investimento è poco attrattivo o il tessuto produttivo è impreparato). Dall'altra, ci sono sia le difficoltà burocratiche (normative, amministrative, gestionali), sia degli errori nella rendicontazione o nella gestione. Due misure hanno tutti e quattro questi elementi di debolezza, 11 ne hanno tre, 38 ne hanno due e 67 ne hanno una.

Gli interventi più difficili da salvare

Le due misure più in difficoltà, che hanno problemi sia per circostanze oggettive che per la gestione burocratica, sono: gli investimenti contro le alluvioni e il dissesto idrogeologico, e quelli per gli interventi sulle fognature e gli impianti di depurazione. Valgono quasi due miliardi di euro di fondi (1,3 miliardi per alluvioni e dissesto, 600 milioni per fognature e depurazione) e hanno la scadenza definitiva nel 2026, ma i ritardi sono già gravi. Anche se il governo Meloni ha intenzione di modificare il Pnrr per eliminare gli interventi irrealizzabili, sembra difficile che tra le misure scartate ci siano gli interventi contro le alluvioni, a poche settimane dai disastri in Emilia-Romagna, Marche e Toscana.

Sono più numerose, come detto, quelle misure che hanno tre elementi di difficoltà. Tra questi ci sono le linee di collegamento ad alta velocità tra Brescia e Padova, ma anche gli impianti per energia eolica e fotovoltaica da mettere off-shore, cioè nel mare. Ci sono ritardi nelle misure per promuovere il biometano, per espandere il 5G in Italia e per aumentare l'efficienza energetica dei Comuni. Ma anche nel progetto di sviluppo di Cinecittà e, infine, in una seconda tranche di investimenti dedicati a alluvioni e dissesto idrogeologico (altri 1,2 miliardi di euro).

Sul tavolo le misure più importanti del Pnrr

Ci sono poi le misure del Pnrr che hanno due aspetti problematici. Dall'idrogeno per il trasporto stradale a una serie di interventi per i trasporti: l'acquisto di treni ‘green' per le Regioni, lo sviluppo del trasporto pubblico in città, i collegamenti ferroviari tra Adriatico e Tirreno, il potenziamento delle ferrovie nel Sud. E ancora, misure sulla sanità (le Case di comunità, ad esempio), la costruzione di nuove scuole e asili nido, nuove colonnine per le auto elettriche, l'economia circolare.

In questo elenco ci sono molti degli interventi più concreti e significativi del Pnrr. I target e le milestone che hanno un solo elemento di debolezza sono troppi per riportarli tutti, ma spiccano altri collegamenti ferroviari, come l'Alta velocità verso il Mezzogiorno, e il rinnovamento dei mezzi di trasporti pubblici ecologici nelle città.

I tempi stringono per presentare il nuovo Pnrr

Queste 118 misure in difficoltà sono quelle da cui il governo partirà, secondo quanto dichiarato, per la sua riformulazione del Pnrr. Alcune, quelle considerate irrealizzabili, saranno stralciate, altre ridotte per diventare fattibili. Alcune potrebbero anche ricevere la priorità per recuperare i ritardi, a scapito di altre.

Il ministro competente, Raffaele Fitto, ha già fatto capire che secondo l'esecutivo uno dei problemi è che ci sono troppi interventi di piccole dimensioni, così che il Piano resta frammentato, e invece le risorse dovrebbero essere concentrate su grandi progetti. I Comuni hanno risposto, con l'Istituto per la finanza e l'economia locale, che in media i cantieri piccoli (tra 200mila e 500mila euro) richiedono 1,7 anni per essere completati, mentre per quelli più grandi (da 2 a 5 milioni di euro) il tempo raddoppia.

Qualunque sarà la valutazione del governo, il tempo rimasto è poco: la data definitiva entro cui l'Italia deve comunicare le modifiche che vuole apportare – per poi iniziare la trattativa – è il 31 agosto, ma è fortemente consigliato procedere prima. Per l'Italia, il via potrebbe arrivare la settimana prossima, quando i tecnici della Commissione europea saranno a Roma.

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