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Pensioni, nessun accordo tra Draghi e i sindacati: cosa succederà dopo Quota 100

Il tema pensioni è al centro del dibattito nel governo e non solo. L’incontro di ieri sera tra Draghi e i sindacati è andato malissimo, con tanto di abbandono del tavolo – ufficialmente per altri impegni – da parte del presidente del Consiglio. Il governo valuta un ritorno alla Fornero con delle Quote intermedie per un paio d’anni, ipotesi che Cgil, Cisl e Uil rigettano completamente e chiedono una riforma complessiva. Dovrebbero essere invece rinnovati ed estesi Opzione donna e Ape sociale.
A cura di Tommaso Coluzzi
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L'incontro di ieri sera tra Draghi, accompagnato da una delegazione di ministri, e i tre leader sindacali si è concluso con un nulla di fatto. Il presidente del Consiglio è apparso contrariato dalle richieste dei sindacalisti, soprattutto sul tema delle pensioni, tanto che a un certo punto ha abbandonato il tavolo. Aveva altri impegni, dicono. Sta di fatto che il nodo pensioni non è risolto alla vigilia dell'approdo in Consiglio dei ministri della legge di Bilancio. Il confronto con i sindacati potrebbe continuare in giornata, ma non è l'unico tavolo aperto: il governo è spaccato sulla misura, tra chi chiede una nuova Quota, la Lega, e chi vorrebbe una misura più selettiva, Pd e Movimento 5 Stelle. Tutti – dai sindacati ai partiti politici – sono uniti solo da una richiesta: non tornare alla legge Fornero.

Pensioni, la riforma di Draghi per superare Quota 100

La proposta messa sul tavolo da Draghi, che non piace affatto i sindacati, è un ritorno graduale alla Fornero. Il presidente del Consiglio ha parlato più volte di "ritorno alla normalità", dove per normalità si intende la pensione a 67 anni come previsto dalla riforma in vigore. Quota 100 è stata una misura sperimentale, programmata per tre anni e costosissima, impossibile da rinnovare. Per evitare lo scalone di cinque anni, il governo viaggia verso delle Quote intermedie, che potrebbero essere 102 e 104 per un ritorno alla "normalità" nel 2024. Contestualmente dovrebbero essere prorogate per un altro anno – con estensione a nuove categorie di lavoratori gravosi – sia Opzione donna che l'Ape sociale.

Perché i sindacati minacciano scioperi e mobilitazioni

I sindacati hanno espresso soddisfazione solo per l'estensione di Opzione donna e Ape sociale. Il punto, per Cgil, Cisl e Uil, è che alla Fornero non bisogna proprio tornare. I sindacati chiedono una riforma complessiva e lamentano una mancanza di investimenti. "Se giovedì il governo confermerà questa impostazione nei prossimi giorni valuteremo iniziative unitarie di mobilitazione – ha annunciato il segretario della Cgil, Maurizio Landini, dopo l'incontro di ieri sera – Se poi vorranno confrontarsi con noi siamo pronti a farlo giorno e notte, ma se non dovesse avvenire valuteremo quello che il governo fa e decideremo le iniziative di mobilitazione più adatte". Sulle pensioni ci sono "solo 600 milioni", ha commentato il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, "non ci sono risposte sulla riforma complessiva necessaria". Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Luigi Sbarra: "Le risorse sono largamente insufficienti".

Durissimo, in mattinata, il commento del senatore e leader di Italia Viva Matteo Renzi: "Che i sindacati attacchino il Governo sulle pensioni dimostra ancora una volta come parte dei dirigenti di questo Paese pensi solo a chi è già garantito e non ai giovani – ha attaccato l'ex presidente del Consiglio – Tanto il conto lo pagano sempre i nostri figli. Per me ha ragione Mario Draghi e non Maurizio Landini".

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